CIRCOLO COOPERATIVO "Il Circulin" ROBECCO (SN)
Indirizzo: Via Roma, 11, 20087 Robecco Sul Naviglio MI
SABATO 7 DICEMBRE 2024 ore 17.30
(inizio collegamento ore 18.00 esatte)
Serata inaugurale del Teatro alla Scala
introduzione guidata alla visione dell'opera,
con risottata finale facoltativa al termine.
Teatro alla SCALA - Milano
Stagione 2024-2025
Giuseppe Verdi (1813-1901)
LA FORZA DEL DESTINO
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave
tratto da Don Álvaro o la Fuerza del sino di A. Saavedra, duca di Rivas
Prima rappr. 10 novembre 1862 al Teatro Teatro Imperiale, San Pietroburgo
(1) Le foto degli artisti sono fornite dall'Ufficio Stampa Teatro alla Scala
CAST:
Il marchese di Calatrava, signore di Spagna (basso) Fabrizio Beggi
Donna Leonora, sua figlia (soprano) Anna Netrebko (1)
Don Carlo di Vargas, il fratello (baritono) Ludovic Tézier (1)
Don Alvaro, l’amante meticcio, ma figlio di regnanti (tenore) Brian Jagde (1)
e con :
Preziosilla, influencer (mezzosoprano) Vasilisa Berzhanskaya
Padre guardiano, saggio Abate francescano (basso) Alexander Vinogradov
Fra Melitone, fraticello vivandiere (baritono buffo) Marco Filippo Romano
Curra, cameriera di Leonora (mezzosoprano) Marcela Rahal
Un alcade, gestore di ristorazione (basso) Huanhong Li
Mastro Trabuco, mulattiere, poi rivendugliolo (tenore brillante) Carlo Bosi
Un chirurgo, medico di guerra (basso) Xhieldo Hyseni
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore RICCARDO CHAILLY
Regia LEO MUSCATO
Maestro del Coro Alberto Malazzi Scene FEDERICA PAROLINI
Costumi SILVIA AYMONINO
Luci ALESSANDRO VERAZZI
Nuova produzione Teatro alla Scala
3 ore e 40 minuti circa intervalli inclusi
INGRESSO LIBERO per la visione
(con offerta facoltativa)
COSTO DEL BUFFET 20.00 Euro facoltativo e solo su prenotazione
Per prenotare chiamare 349 825 3070 sig. Attilio
Dopo la chiusura del Cineteatro Agorà di Robecco per ristrutturazione ormai giunta quasi alla fase finale e la forzata chiusura per pandemia, lo scorso dicembre 2023 abbiamo potuto tornare a vedere insieme la PRIMA dal Teatro alla Scala grazie alla disponibilità del Circolo Economico Ricreativo di Robecco SN che ha attrezzato la sala superiore per la visione in diretta su grande schermo dell’opera inaugurale.
Grazie alla direzione organizzativa di Attilio Viganò, che ha da sempre gestito l’organizzazione delle stagioni di “Opera e Arte” al Agorà, l’offerta si ripete anche per il 2024 con la possibilità offerta gratuitamente (con offerta libera all’ingresso) di seguire “La forza del destino” l’opera scelta dalla Scala per aprire la stagione 2024-2025 nella serata del 7 dicembre. Al termine della rappresentazione per chi vuole aderire, prenotando per tempo vista la disponibilità di posti che è solo di 65 posti, sarà possibile prendere parte al buffet dopo teatro al costo di 20.00€ a testa.
Pagina Teatro alla ScalaBuffet dopo l’opera
Selezione di antipasti e formaggi
Risotto Milanese al giallo di zafferano
Panettone
Calice di Vino bianco o rosso
Per prenotare chiamare 349 825 3070 sig. Attilio
Come tradizione alle 17.30 precise inizierà la guida alla visione dell’opera a cura di Mario Mainino, giornalista e musicologo, che ha curato le passate edizioni e il programma di sala.
La forza del destino offre alcune delle più memorabili melodie verdiane. Dal cartellone manca da 24 anni, dalla stagione del centenario verdiano del 2001 quando fu portata alla Scala dai complessi del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, ma Orchestra e Coro scaligeri non la eseguono dal 1999.
“La forza del destino” l’abbiamo vista nella stagione del Cineteatro Agorà Cultura 2018/2019 martedì 2 aprile 2019, e in quella occasione il terzetto delle voci principali era dei nomi previsti per questa inaugurazione ANNA NETREBKO, JONAS KAUFMANN, LUDOVIC TÉZIER con Orchestra of the Royal Opera House e direttore ANTONIO PAPPANO
Atto 1Sinfonia Buona notte, mia figlia Temea restasse qui fino a domani Me, pellegrina ed orfana Ah, per sempre, o mio bell'angiol Pronti destrieri di già ne attendono Io sol saprò soffrire Vil seduttor! Infame figlia Pura siccome gli angeli |
Atto 2Coro Ricerco invan la suora e il seduttore Al suon del tamburo E che riserbasi allo studente Padre Eterno Signor Viva la buona compagnia Son Pereda, son ricco d'onore Ah, gnaffe, a me non se la fa Sono giunta Grazie, o Dio Madre, pietosa Vergine Leonora-e-Melitone Leonora-e-Guardiano No, venite fidente alla croce Se voi scacciate questa pentita E' fermo il voto Sull'alba il piede all'eremo Interludio Il santo nome di Dio Signore La Vergine degli Angeli |
Atto 3Attenti al gioco, attenti Interludio La vita è inferno all'infelice Don Alvaro salva Don Carlo Amici in vita e in morte Arde la mischia Don Alvaro ferito Solenne in quest'ora Morir! Tremenda cosa Urna fatale del mio destino Lieta novella, è salvo Egli è salvo Gioia immensa Coro Compagni, sostiamo Carlo sfida Alvaro risanato Leonora vive Don Carlo, amico, il fremito La pattuglia ferma il duello Lorché pifferi e tamburi Venite all'indovina Trabucco poi Preziosilla Nella guerra è la follia Poffare il mondo Rataplan, rataplan, della gloria |
Atto 4Fate, la carità Ma tai pezzenti son di fecondità M il padre Raffaele Non voglio più parole, ecc Pazienza non v'ha che basti Del mondo i disinganni Giunge qualcuno, aprite Invano Alvaro ti celasti al mondo Carlo Ti trovo finalmente Le minaccie, i fieri accenti Alvaro No, l'inferno non trionfi Pace, pace, mio Dio A confortar correte un uom che muor Non imprecare umiliati |
URNA FATAL DEL MIO DESTINO
L’opera che porta sfortuna, forse legata al fatto che il baritono Leonard Warren morì in palcoscenico proprio al termine dell'esecuzione della sua aria “Urna fatal” al MET di New York. Per il direttore del Teatro Imperiale di San Pietroburgo fu relativamente facile convincere Verdi a scrivere un’opera nuova per la stagione 1861-62, anche per la consistente offerta economica: sessantamila franchi d'oro.
Il difficile fu invece trovare un soggetto che soddisfacesse sia la censura che il compositore. Dopo lunghe ricerche fu scelto “Don Álvaro, ó La fuerza del sino" di Ángel de Saavedra y Ramírez duca di Rivas. “Il dramma è potente, singolare, e vastissimo; a me piace assai”: il compositore era attratto dall’intensa tragicità della vicenda, il pittoresco e romantico colore locale, la vastità delle dimensioni, e soprattutto l’implacabilità di quel destino che trascina i protagonisti in situazioni abnormi e metodicamente li elimina. Ma dopo la prima, trionfale rappresentazione a San Pietroburgo il 24 settembre 1862 dove morivano tutti i protagonisti, Verdi sentì la necessità di modificare la conclusione dell’opera, con il perdono finale a don Alvaro. Ci saranno anche altre modifiche nella musica: una, particolarmente importante, è la nuova sinfonia. “Con le gambe aggiustate” – l’espressione è di Verdi – l’opera andò in scena alla Scala il 27 febbraio 1869.
Atto I. È sera, e nella casa di Siviglia il marchese di Calatrava indugia nell’augurare la buona notte alla figlia Leonora Buona notte, mia figlia e, convinto che ella abbia rinunciato a un amore che egli considera indegno per lei, la esorta a confidare nel suo affetto. Ritiratosi il Marchese nei suoi appartamenti, la cameriera Curra si affretta ad aprire la porta che dà sul verone: da lì entrerà don Alvaro, l’uomo che Leonora ama segretamente, e con il quale fuggirà dalla casa paterna. Me pellegrina ed orfana Leonora ha il cuore gonfio di angoscia, ed è combattuta da opposti sentimenti. Quando giunge don Alvaro, che con ardente trasporto la sollecita a fuggire Ah! per sempre, o mio bell'angiol, essa indugia, non sa risolversi, e quando infine si appresta alla fuga Seguirti fino agli ultimi, è troppo tardi. Il Marchese, seguito dai servi, entra nella stanza con la spada sguainata e ripudia la figlia, nonostante don Alvaro protesti l’innocenza di Leonora e offra la propria vita per salvare l’onore. Il Marchese provoca don Alvaro il quale, armatosi a sua volta di pistola, nel intimare ai servi di allontanarsi lascia cadere a terra l’arma; ne parte un colpo che ferisce a morte il Marchese Vil seduttor!... infame figlia!.... Leonora, inorridita, si precipita ai piedi del padre, il quale la respinge e la maledice, spirando tra le braccia dei servi, mentre don Alvaro trascina via Leonora e fuggono.
Atto II. Un’osteria nel villaggio di Hornachuelos, affollata di gente di ogni genere Coro e Ballabile Holà, holà, holà! . Fra gli altri uno studente, che osserva attentamente tutto e tutti: si tratta di don Carlo, fratello di Leonora, sulle tracce della sorella e di don Alvaro, deciso a vendicare la morte del padre. Nell’osteria c’è anche Leonora in fuga travestita da uomo: essa crede che don Alvaro sia stato ucciso dai servi del padre. Don Carlo, insospettito dallo strano aspetto del giovane imberbe, ne chiede invano notizie al mulattiere Mastro Trabuco. Ma il dialogo è interrotto dall’arrivo di Preziosilla, Viva la guerra! … Al suon del tamburo la bella zingara venuta ad arruolare giovani per la guerra in Italia contro i Tedeschi, e da un corteo di pellegrini diretti al convento della Madonna degli Angeli, per il giubileo Padre Eterno Signor.... L’Alcade, infastidito dalla curiosità dello studente, lo invita a raccontare la sua storia. Don Carlo dice Son Pereda, son ricco d'onore, cioè di essere uno studente che ha interrotto gli studi per aiutare un amico a rintracciare il seduttore della sorella per vendicare il padre da questi assassinato. Ora la sorella dell’amico è morta, il seduttore è fuggito in America, e così lui ha deciso di tornare all’università. Preziosilla non crede affatto al racconto dello studente; Ucciso fu quel Marchese? Ma gnaffe a me non la si fà. Leonora si reca al convento della Madonna degli Angeli, decisa di abbandonare il mondo Sono giunta!... grazie, o Dio! Aria Madre, pietosa Vergine . Bussa alla porta, e al guardiano fra Melitone Una donna a quest’ora? Chiedo il Superiore .. giunge il Padre Guardiano, al quale Leonora rivela la propria identità e l’intenzione di isolarsi in un eremo. Il religioso cerca di far meditare Leonora sul passo che si accinge a compiere, e, accertata la fermezza della donna, acconsente a schiuderle le porte di un eremo isolato nella montagna Più tranquilla l'alma sento . Quindi ordina a fra Melitone di radunare nella chiesa i confratelli, ai quali, durante la cerimonia della consacrazione, presenta il penitente senza svelarne il nome e il sesso, e invoca la benedizione della Vergine degli Angeli sul capo di Leonora. Il santo nome di Dio Signore … La Vergine degli Angeli (Padre Guardiano, Leonora, Coro)
Atto III. Don Alvaro, che crede Leonora morta, sotto il falso nome di don Federico Herreros, è divenuto capitano dei granatieri, gloria dell’esercito spagnolo che combatte in Italia presso Velletri. Mentre è assorto nei suoi più tormentosi ricordi La vita è inferno all'infelice... Romanza O tu che in seno agli angeli (egli è di stirpe reale, ma meticcio, figlio di uno spagnolo ed una principessa e ultimo discendente di una dinastia Incas perseguitata dai conquistadores spagnoli), ode suoni di lotta Scena Attenti al gioco... (Coro) e corre in soccorso di un ufficiale spagnolo coinvolto nella lite per una partita di carte, e riesce a salvarlo. L’ufficiale non è altri che don Carlo sotto il falso nome di don Felice de Bornos; i due, non conoscendosi, si giurano amicizia eterna Amici in vita e in morte, e si gettano eroicamente nella battaglia che nel frattempo si è accesa Battaglia Arde la mischia!... . Don Alvaro però viene ferito Piano... qui posi... approntisi il mio letto e trasportato in barella, accompagnato da un chirurgo e da don Carlo, che lo rincuora, e gli promette che una volta guarito sarà insignito dell’ordine di Calatrava. Al sentire questa parola il ferito ha un sussulto, e credendosi ormai in fin di vita, consegna all’amico la chiave di una valigia, nella quale è conservato un plico che custodisce il più geloso segreto della sua vita: se dovesse morire, il plico dovrà essere bruciato Solenne in quest'ora giurarmi dovete ... Or muoio tranquillo.... Il chirurgo porta via il ferito, e don Carlo insospettito vorrebbe aprire lo scrigno Urna fatale del mio destino E s'altra prova rinvenir potessi?... ma frugando vi trova il ritratto di Leonora e comprende chi sia il ferito. In quel momento il chirurgo annuncia che l’operazione è riuscita, don Carlo esulta per la gioia feroce di poterlo uccidere con le proprie mani Egli è salvo!... oh gioia immensa. Nell’accampamento militare presso Velletri, sorge il sole, e l’accampamento si anima di soldati, di vivandiere, di mendicanti, di reclute, Coro Lorché pifferi e tamburi ai quali Mastro Trabuco cerca di vendere la sua povera merce A buon mercato chi vuol comprare? , mentre Preziosilla predice la sorte Venite all'indovina. Giunge anche fra Melitone che rimprovera i peccatori con una buffa predica Pane, pan per carità! Toh, toh!... Poffare il mondo!... Preziosilla per salvare il povero frate minacciato da folla e soldati intona Lasciatelo, ch'ei vada... Rataplan Rataplan, rataplan.
Programma e introduzione alla visione dell’opera a cura di Mario Mainino
www.concertodautunno.it
Nicola LUISOTTI parla di La forza del destino
Tratto da un'intervista al Teatro del Gran Liceu di Barcellona, novembre 2024
Ogni pezzo di teatro ha le sue tradizioni. Pensiamo al Macbeth in Inghilterra che non si può veramente nominare, negli Scottish si dice “opera” oppure “quella opera” e così via.
Però come possiamo fare a meno di un lavoro così straordinario come LA FORZA DEL DESTINO, perché il pubblico dovrebbe privarsene per una sciocca superstizione.
C'è una regola del teatro che io ammirò molto e che la trovo necessaria, solamente i grandi hanno questa idea, “non ce dramma se non si ride all'interno del dramma” e non si può ridere se non c'è un poco di dramma, per cui le due cose si devono sempre unire in un dramma c'è bisogno anche di ridere, se c'è questo il dramma sarà ancora più forte.
Verdi naturalmente conosce questa regola e riesce a trasformare la materia musicale in realtà.
Sicuramente uno dei momenti più difficili dell'orchestra è la sinfonia, c’è un momento molto difficile, che non viene mai considerato come tale, che è il momento della “battaglia”, ci sono dei momenti come l’inizio del secondo atto che c’è un colpo d’arco molto veloce per l’orchestra e per il coro che non sono facili.
Sembrano, quando si sente che funzionano sembra che sia facile, ma credetemi non lo è; eh la Forza del destino poi è anche un'opera molto lunga, c'è molto da suonare e c'è molto da ascoltare, i duetti dei cantanti, non vi dico per il tenore poverino che se io fossi il tenore non accetterei mai di cantare la Forza del destino perché veramente un'opera difficilissima, anche il baritono, le arie che ha Fra Melitone.
Preziosilla sembra un ruolo brillante leggero, perché Verdi utilizza già questo tipo di scrittura per Un ballo in maschera, per il paggio, invece qui lo ritroviamo in Preziosilla e con un ruolo da mezzosoprano ma che va fino al “do” e fa delle colature spaventose.
Il Rataplan, questo corso straordinario, dove viene simulato il suono del tamburo; insomma è un'opera molto complessa, con molti, molti, molti, molti momenti rischiosi però forse è bella anche per questo e il pubblico l’ama anche per questo.
Ogni numero di quest'opera è un numero importante, tutti i numeri sono connessi sempre questo tema del destino, sono questi urti “pam, pam, pam”,i questa cosa che batte, questo suono orribile, che batte non solamente per i personaggi dell'Opera della qualsiasi ma anche per noi.
Il destino bussa sempre da dietro, ci spinge da dietro la schiena e quando arriva diventa presente e quando lo vediamo è già passato.
Ecco perché è importante LA FORZA DEL DESTINO.
Postilla su richiesta del pubblico
“PERCHE’ VERDI SCRIVE LA FORZA PER UN TEATRO IN RUSSIA”
Per capire il perchè di questa scrittura dobbiamo considerare che il fenomeno opera lirica era esploso in tutta Europa e anche nella Russia degli Zar che ne era strettamente legata da intensi scambi commerciali e culturali.
Il settecento fu l’epoca d’oro per l’opera italiana che scatena con il suo apparire in Francia la famosa querelle des bouffons (letteralmente disputa dei bouffons, dal nome delle compagnie italiane di teatro itinerante) dalla prima sollevazione del 1729 alla più famosa in occasione della rappresentazione de La serva padrona nel 1752.
I grandi di Europa richiedevano la rappresentazione di opere in italiano, Francia, Inghilterra, Austria e Russia, ospitavano compositori italiani.
Giovanni Battista Lulli diventato Jean Baptiste Lullì a Parigi
Georg Friedrich Haendel a Londra (Il sassone arrivava da Roma!)
Antonio Salieri e prima Antonio Vivaldi a Vienna
Giovanni Paisiello a Parigi e a San Pietroburgo presso Caterina di Russia
Nel ‘800 Giuseppe Verdi è un compositore di importanza mondiale (il mondo per la musica era ancora solo l’Europa con una punta di oriente in Egitto), è logico che gli arrivassero richiesta dall’estero I masnadieri (His Majesty's Theatre di Londra, 22 luglio 1847); Jérusalem (Teatro de l'Opéra di Parigi, 26 novembre 1847); Les vêpres siciliennes (Teatro dell'Opéra di Parigi, 13 giugno 1855); La forza del destino (Teatro Imperiale di San Pietroburgo, 10 novembre 1862); Don Carlos (Teatro de l'Opéra di Parigi, 11 marzo 1867); Aida (Teatro dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871).
Segue tratto da https://www.lettera43.it/forza-del-destino-verdi-prima-scala-7-dicembre-san-pietroburgo-manzoni/
Durante l’estate, il lavoro fu concluso a grande linee, salvo la strumentazione, che l’autore si riservava di realizzare una volta giunto a San Pietroburgo. Il contratto era sontuoso: il compenso fu di 60 mila franchi oro, quasi il doppio di quanto Verdi avrebbe ricevuto nel 1867 dall’Opéra di Parigi per Don Carlos. Di che finanziare senza problemi le complesse e costose migliorie che studiava personalmente per la sua tenuta di Sant’Agata. Ai primi di dicembre del 1861, il musicista e la moglie Giuseppina Strepponi arrivarono a San Pietroburgo, ma il debutto dovette essere rinviato alla stagione successiva perché la primadonna della produzione si era ammalata. La coppia ripartì per l’Italia nel febbraio del 1862 e fece ritorno nella Capitale dell’Impero russo nel settembre successivo.
La forza del destino andò in scena il 10 novembre. Le accoglienze furono moderatamente positive, ma non mancarono riserve da parte della critica nazionalista.
Modifiche alla struttura dal 1862 al 1869
Le modifiche al finale e al terzo atto e il debutto al Piermarini nel febbraio 1869
“Non bisogna arrischiare la Forza del destino come è, ma il difficile sta nel trovare questo maledetto scioglimento. Non è il pezzo di musica a farsi che mi dia fastidio: è un affare di due, tre, quattro o cinque giorni, ma bisogna cambiare in modo che il nuovo non sia peggiore del vecchio.” G.Verdi
La Sinfonia
Il breve Preludio scritto per San Pietroburgo fu sostituito dalla “beethoveniana Sinfonia” (così l’ha definita Massimo Mila) che ben presto si è guadagnata vita autonoma nei concerti sinfonici ed è nel repertorio di tutte le grandi orchestre.
Terzo atto
Oltre al nuovo finale, venne ampiamente rimodellato anche il terzo atto, ora concluso dalla scena di massa al campo militare (derivata da un dramma di Schiller, Il campo di Wallenstein e non presente in quello di Saavedra) e dal celebre per quanto piuttosto stucchevole Rataplan intonato dalla zingara Preziosilla, che in precedenza erano collocati a metà dell’atto.
Il finale
Ben presto, Verdi cominciò a riflettere su una modifica del finale, che aderiva al dramma originale facendo morire di spada o per suicidio tutti tre i protagonisti principali della storia, Don Carlos di Vargas, sua sorella Leonora e l’innamorato di questa, Don Alvaro.
Questa mattanza non piaceva al compositore, che a lungo pensò a un’alternativa, cercando consiglio nella cerchia degli amici e dei collaboratori. Nella soluzione ebbe un ruolo decisivo il poeta e scrittore Antonio Ghislanzoni, che di lì a poco avrebbe consegnato al compositore il libretto di Aida: Alvaro non muore, ma si ritira definitivamente nel convento dove già aveva trovato rifugio, facendo professione di cristiana rassegnazione di fronte ai colpi tremendi del destino.
In questa nuova veste, La forza del destino debuttò alla Scala il 27 febbraio 1869
LETTERE DI GIUSEPPE VERDI SU FORZA DEL DESTINO
A Francesco Maria Piave 6 agosto 1861
Ti scrissi ieri che bisognava stringare lo stile della Forza del Destino e dir tutto in poche parole. Questa mattina studiandoci un po’ sopra ho visto che ciò non è impossibile, che anzi si può e si deve fare. Per esempio gli ultimi otto versi del primo atto si possono ridurre in sei e dire lo stesso. Ecco.
AL[VARO]. Signor di Calatrava / Pura siccome gli angeli /È vostra figlia il giuro/ Sol reo son io /Il dubbio che l’ardir mio qui desta, si tolga con la vita/ Eccomi inerme (getta la pistola)
MARC[HESE]. Io muoio!
AL[VARO]. (disperato) Arma funesta!
ELE [ONORA]. (correndo al padre grida) Aita!
MARC[HESE].Lungi da me! Contamina tua vista la mia morte.
ELE [ONORA]. Padre!
MARC[HESE]. Ti maledico!..
EL [ONORA]. Cielo pietade
AL[VARO]. Oh sorte!...
Son brutti versi questi: d’accordo. Ma intanto è certo che si sono risparmiati due versi sopra otto. Tu che sei poeta falli belli e saremo contenti in due. Anche nel Duetto antecedente vi è un punto assai importante e drammatico che resta slavato per troppa abbondanza di parole. Riducendolo in versi sciolti si può dir di più, e con più energia. Ecco:
AL[VARO]. Io sol saprò soffrire. Tolga Iddio che i passi miei per debolezza segua. Sciolgo i tuoi giuri. Le nuziali tede sarebbero per noi segnal di morte. Se tu, com’io, non m’ami… se pentita...
ELE[ONORA].(con entusiasmo) Son tua, son tua, col cuore, colla vita.
Sono brutti e tu falli belli. Anzi tu poeta, dovresti sapere ancora dire di più con meno parole. Intanto è certo che si è accorciato molto, e con questa forma è più drammatica, ed in questa situazione più giusta. Così, vale a dir meglio, dovresti fare in tanti altri punti, e per esempio, dopo il Duetto fi no al Signor di Calatrava ove vi sono molte e molte parole inutili buttate là per far sillabe, o per far rima. [...]
A Francesco Maria Piave 5 novembre 1861
Eccomi a noi. Ti propongo diverse modificazioni che non guastano il libretto e giovano a me. [...] Nell’accampamento ho diverse cose a proporti, e prima di tutto osservo che non si parla mai dell’oggetto principale né degli Esecutori principali, ed ho pensato di aggiungere qualche verso di Recitativo dopo le strofe dell’Indovina. Incominciamo. Il primo Coro sia la prima strofa fuori, la seconda nell’interno. “Venite giovanotti” bisogna cambiare la parola giovanotti perché si ripete troppo, e perché è meglio riserbarla più avanti per le reclute. Ti propongo di levare la scena “Il briccon convien che balli” fino al “Gracchiam via lontan di qui”. È una scena che si allunga inutilmente. Più avanti nella scena delle reclute il tutti dovrebbe essere di quattro versi.
Nella guerra la follia
Deve il campo rallegrar
Viva viva la pazzia
Sola qui ha da regnar
Aggiustali come vuoi pur che siano quattro versi [...]
A Vincenzo Luccardi 17 febbraio 1863
[...] Se l’opera a Roma è andata abbastanza bene, avrebbe potuto andare mille volte meglio se Jacovacci potesse una volta mettersi in testa che, per avere dei successi, ci vogliono ed opere adatte agli artisti ed artisti adatti alle opere. È certo che nella Forza del Destino non è necessario sapere fare dei solfeggi, ma bisogna aver dell’anima e capir la parola ed esprimerla. [...]
A Tito Ricordi maggio 1863
Si dice che la Forza del Destino sia troppo lunga, e che il pubblico sia spaventato da tanti morti! D’accordo: ma una volta ammesso il soggetto come si trova altro scioglimento? Il terzo atto è lungo!! Ma quale è il pezzi inutile? l’accampamento forse? Chi sa!
Messo in scena come si deve non riuscirebbe inferiore alla scena dell’osteria. Bisognerebbe che scrivessi venti pagine se volessi spiegare tutte le mie idee ma vi basti il dirvi che, secondo me, la Forza del Destino, la Fatalità non può portare all’accomodamento delle due famiglie; il fratello dopo aver fatto tanto fracasso deve vendicare (notate anche che è Spagnuolo) la morte del padre, e mai e poi mai può accondiscendere ad un matrimonio [...]
A Tito Ricordi 8 settembre 1864
[...] Non bisogna arrischiare la Forza del destino come è, ma il difficile sta nel trovare questo maledetto scioglimento. Non è il pezzo di musica a farsi che mi dia fastidio: è un affare di due, tre, quattro o cinque giorni, ma bisogna cambiare in modo che il nuovo non sia peggiore del vecchio. [...]
A Giulio Ricordi 16 novembre 1868
[...] Si vede troppo la ficella facendo rinvenire i Zingari alla fine: poi si sarebbe troppa stonazione nel colorito di queste scene finali. Una scena di zingari distrarrebbe, prolungherebbe e raffredderebbe che è il peggior dei mali. È inutile; ammesso una volta questo maledetto soggetto, bisogna che muojano i due fratelli Carlo e Leonora. Trovare il modo di ammazzare Carlo, anche fuori di scena, è facile; ma è difficile assai far morire Leonora. Poco importa vi sia un Duetto, un Terzetto, un Coro: bisogna qui badare unicamente alla scena. Non amerei sentire qui il Finale dell’atto secondo.
È una finzione, una consacrazione che non si può ripetere. In somma bisogna che il Poeta non abbia in vista qui che la scena: della musica non bisogna curarsene. Se il Poeta trova il modo di finire logicamente e teatralmente bene; la musica finirà necessariamente bene. Devo fare una gita in questi giorni a Cremona e Piacenza; vi scriverò quando dovrete venire qui. Intanto cercate: io pure vi studio sopra, e chi sa non si finisca a trovare. In quanto alla definitiva formazione dello spettacolo, parmisi potrebbe dire “ed un’altra opera nuova per Milano da destinarsi”. È impossibile colla migliore volontà del mondo, poter dire ora se troveremo questo scioglimento. Si potrebbe fi ssare addirittura la Forza del destino come sta ora, senza promettere i cambiamenti che contiamo farvi.
A Tito Ricordi 15 dicembre 1868
[...] Verrò io stesso a Milano, per fare le prove che crederò necessarie della Forza del Destino, cambiando il Finale Ultimo e diversi altri squarci qua e là nel corso dell’Opera. Non voglio aver nulla a che fare coll’Impresa della Scala; non voglio essere messo sul cartellone e non resterò alla prima rappresentazione, la quale non potrà darsi senza mio permesso.
Non obbligo a scritturare Tiberini che non conosco, ma se Mongini stesse male o non piacesse a Milano, queste mie obbligazioni saranno come non avvenute. A me resterà la proprietà dei pezzi nuovi, eccettuato solo l’obbligo di darne copia all’Impresa del Teatro di Pietroburgo se te li domanderanno.
In compenso di tutto tu mi accorderai:
1° I diritti d’autore secondo la legge e come si fece pel Don Carlos.
2° Mi pagherai quindicimila Lire.
A Tito Ricordi dicembre 1868
La scena finale va benissimo. Il coro della Ronda riesce un po’ corto e per non ripetere troppo le parole, converebbe fare altri sei versi. Avrei anche desiderato un po’ più di sviluppo al Recitativo di Carlo prima dell’ultimo duetto “Invano Alvaro ti celasti”, un po’ di storia sul passato.
Come avrei anche desiderato alla fine del primo Duo fra Carlo e Alvaro fosse espressa più evidentemente la risoluzione d’Alvaro di farsi frate. Qualche cosa d’azione come per esempio buttarsi in ginocchio: “Sii ringraziato o Dio / arme del guerriero lungi da me per sempre / M’allontano dal mondo e finirò in un chiostro” etc.
Insomma qualche cosa, non alla sfuggita, ma di ben chiaro di ben evidente, onde il pubblico possa ben capire il resto del dramma e non restare sorpreso all’apparire d’Alvaro frate. Se il verso rimato lo sturba, si serva dell’endecasillabo sciolto. Direte anche a Ghislanzoni che si è dimenticato dei sei versi dello stornello.
Una parola ancora su Melitone, Preziosilla, Trabucco. Son tre parti comiche, e se i tre artisti non le eseguiranno collo spirito e carattere voluto non avrete un’opera ma un De profundis. […]
A Opprandino Arrivabene 1° marzo 1869
Sono ritornato qui ieri sera da Milano a mezzanotte stanco morto di fatica. Ho bisogno di dormire quindici giorni di seguito per rimettermi. A quest’ora tu saprai della Forza del destino: vi fu una buona esecuzione ed un successo. La Stolz e Tiberini superbi. Gli altri bene. Le masse, Cori ed orchestra hanno eseguito con una precisione ed un fuoco indescrivibili. Avevano il diavolo addosso. Bene, assai bene. Ho avuto notizie anche della seconda recita: ancora bene, anzi meglio della prima. I pezzi nuovi sono una sinfonia eseguita meravigliosamente dall’orchestra, un piccolo coro di ronda ed un Terzetto col quale si chiude l’opera. Permetti che ti stringa presto la mano e vada a dormire.Giuseppe VERDI
La Forza del Destino (The Force of Destiny)
Milanov Di Stefano Warren Elias Tozzi
THE CAST
Leonora Zinka Milanov
Don Alvaro Giuseppe Di Stefano
Don Carlo Leonard Warren
Preziosilla Rosalind Elias
Padre Guardiano Giorgio Tozzi
Fra Melitone Dino Mantovani
Marquis of Calatrava Paolo Washington
Curra Luisa Gioia
Mayor of Hornachuelos Virgilio Carbonari
Trabucco Angelo Mercuriali
Un medico Sergio Liviabella
Orchestra and Chorus of the Accademia di Santa Cecilia, Roma
Fernando Previtali Conductor
Bonaventura Somma, Chorus Master
(Recorded in Italy) L.14400 LM-6406(4)
Selected by the Metropolitan Opera
Vigevano, sabato 7 dicembre 2024
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