2021_06_10 Teatro Lirico di Milano, si avvicina il giorno che tornerà a riaprirsi al Pubblico

Hans Werner Henze
Lo sdegno del mare (Das verratene Meer)
Dramma per musica in due atti di Hans- Ulrich Treichel
Dal romanzo “Gogo No Eiko” (Il sapore della gloria) di Yukio Mishima (traduzione italiana di Gabrio Taglietti)
Lavoro su commissione della Deutsche Oper di Berlino
Anno di composizione 1986-89 Riveduti 2003, 2005 und 2010 („Gogo No Eiko“)
Durata 108 minuti
Prima assoluta 5. Maggio 1990
Berlin · Deutsche Oper
Regia Götz Friedrich
Scenografia Hans Hoffer
Costumi Jan Skalicky
Direttore d'orchestra Markus Stenz
Nell'attesa di rivedere la struttura milanese del TEATRO LIRICO riprendere vita dopo tanti anni di chiusura, ricordiamo che nell'800 fu l'alter ego della Scala per quanto riguardava l'opera comica e li nel 1832 vide la luce "L'elisir d'amore" di Gaetano Donizetti quando era il Teatro della Cannobiana , mi piace ricordare quando nel '900 (ovvero nel secolo scorso) fu sede di memorabili rappresentazioni scaligere (Teatro alla Scala + Piccola Scala + Teatro Lirico = una meraviglia dell'Italia).

TEATRO ALLA SCALA
Rappr. N. 84
TEATRO LIRICO di Milano
Mercoledì 3 aprile 1991 - Ore 20.30
SESTA RAPPRESENTAZIONE
FUORI ABBONAMENTO
LO SDEGNO DEL MARE
(DAS VERRATENE MEER)
Opera in due parti
Libretto di HANS-HULRICH TREICHEL dal romanzo "Gogò no eiko" di YUKIO MISHIMA
Versione ritmica italiana di GABRIO TAGLIETTI
Musica di HANS WERNER HENZE
(Edizioni Schott's Sohne, Mainz - Rappr. G. Ricordi & C. Spa, Milano)
Personaggi ed Interpreti
Fusako Kuroda, vedova di 33 anni,proprietaria della boutique di moda "Rex" a Yokohama: ELISABETH LOMBARDINI-SMITH
Noboru, suo figlio, di 13 anni, detto anche "Numero Tre": ROBERTO SACCA
Ryuji Tsukazaki, secondo ufficiale della nave da carico "Rakuyo-Maru": ROY STEVENS
La banda dei ragazzi, amici di Noboru:
Numero Uno, il Capo PIERO GUARNERA
Numero Due EMANUELE DE CHECCHI
Numero Quattro KIM DONO KYU
Numero Cinque ROMANO FRANCESCHETTO
Sottufficiale di marina EMANUELE DE CHECCHI
Concertatore e direttore d'orchestra MARKUS STENZ
Regia di PHILIPPE PIFFAULT 
Scene di ANTOINE FONTAINE
Costumi di ANNE GRAND-CLEMENT 
Direttore dell'allestimento scenico RAOUL FAROLFI
Regista stabile e direttore della produzione ANTONELLO MADAU DIAZ
Assistente alla regia GIOVANNA MARESTA
Altro direttore di scena MARIA LUISA IOTTI
Maestro alle luci MARCO MUNARI
Responsabile archivio musicale CARLO TABARELLI
Capo servizio laboratori ANACLETO CHIODI
Vice capo macchinisti Antonio Mercurio
Capo rep. sartoria Cinzia Rosselli
Capo rep. elettricistì Salvatore Mancinelli 
Capo rep. meccanici Giancarlo Astoni
Capo rep. attrezzisti Luigi Metaldi 
Direttore musicale del palcoscenico CARLO CAMERINI
Lighting designer GIANNI MANTOVANINI
Maestri collaboratori di sala SIMONE SANTORO - RICCARDO MARSANO
Regista collaboratore LORENZA CANTINI
Maestro rammentatore RICCARDO MARSANO 
Direttore di scena LAURENT GERBER 
Realizzatore delle luci GIANNI MANTOVANINI
Maestri collaboratori di palcoscenico ENRICO DI MAIRA - MASSIMO GUANTINI - FABIO MARRA - CARLO MORINI 
Pittore scenografo realizzatore ROBERTO LUCIDI 
Capo rep. macchinisti Gianni La Franca
Capo rep. costruzioni Sante Facci 


CORRIERE DELLA SERA SPETTACOLI aprile 1991
Applaudito al Lirico «Lo sdegno del mare», novità di Henze per la stagione scaligera
Ultra giapponesi in cerca di eroi.
E un ragazzo difficile che vorrebbe la mamma tutta per sé. 
Svuotati gli intenti provocatori del romanzo di Yukio Mishima da cui l'opera è tratta. 
La figura centrale del marinaio diventa positiva.
Direzione precisa e serrata di Markus Stenz

MILANO: Una bella vedova di Yokoharna, Fusako Iuroda, proprietaria di una boutique e madre di un ragazzo tredicenne, si innamore di un ufficiale di marina. L'ufficiale è un brav'uomo, tendenzialmente borghese, e la signora giustamente è stanca di vivere da sola, il ragazzo Noboru, però, ha chiaramente dei problemi: ammira e spia la madre, è un po' un guardone, e identifica nell'ufficiale la sua idea dell'eroe.
Ma in realtà il marinaio Tsukazaki è un uomo come gli altri e gli amici di Noboru, che formano una
estremisti, lo giudicano un traditore degli ideali di purezza e di onore in cui credono.
Questi studenti che vogliono a tutti i costi essere dei duri invitano il ragazzo a prove crudeli, come la ripugnante uccisione di un gatto.
Noburo reagisce con disgusto all'annuncio del matrimonio della madre, viene scoperto mentre guarda i suoi atti d’amore, si aspetta che l'eroe lo punisca e invece viene perdonato. 
Offeso da questo gesto civile scambiato per debolezza, il giovane agli amici gli errori del marinaio; la banda allora decide che l'uomo deve morire. 
La condanna viene eseguita con l’inganno: una trappola, un omicidio, barbarie e viltà.

Questa è la vicenda dello «Sdegno del mare» (o II mare tradito), l'opera di Henze presentata dalla Scala al Lirico in prima italiana. Il libretto di Treichel è tratto dal romanzo “Gogo no Eiko” di Yukio Mishima, la traduzione nella nostra lingua è di Gabrio Taglietti. 
Mishima è stato un personaggio rilevante e temibile della letteratura giapponese del nostro tempo;: non volendo vivere nella creduta ignominia del presente, cultore di antichi eroismi e immerso in una visionaria protesta contro il vuoto di un mondo ormai privo di ideali, questo Samurai in ritardo si suicidò pubblicamente nel 1970 su un balcone dopo avere vagheggiato un'impossibile colpo di Stato militare.
Lo “Sdegno del mare” sembra essere la versione borghese del progetto politico di Mishima, per il quale l’Imperatore non aveva più il suo posto nella storia, lo spirito nazionale era morto, l'esercito era privato del suo diritto di esistere. In cambio al Giappone erano stati dati il benessere e il commercio. Un marinaio che tradisce il mare abbandona, secondo Mishima, il suo posto e se sceglie di vendere abiti e cravatte è ancora più colpevole. 
Che orrore, una società che non ha più bisogno di eroi! 

Certo il terrorismo vitalistico di Mishima ha un suo fascino perverso: sconfitto nella vita, vince nel romanzo e nell'opera di Henze, musicista certo lontano dagli estremismi e tuttavia incline a raccontare anche la cruda violenza della società. Sulla scena però tutto viene fatalmente rovesciato: a dispetto di Mishima la Vedova e il Marinaio risultano migliori, e ci vuol poco, dei fanatici della banda che appaiono irrimediabilmente stupidi e ideologicamente infami.
Henza è un europeo raffinato diviso fra Germania e Italia, si limita a descrivere questa tragedia giapponese ma raramente vi partecipa col cuore. 
Declama scrivendo musica severa e attraente negli interludi; lascia qualche spazio ai sentimenti e agli impeti lirici, sviluppati sopratutto nel finale. 
È inutile però cercare nella pur sapiente partitura, generosa nei timbri e nei ritmi, qualcosa di eroico o di rituale: a volte il tragico diventa comico, perché è difficile credere a certe affermazioni su ideali tanto squallidi. 
Opera spesso noiosa, lo “Sdegno del mare” non è neppure provocatoria. 
La regia di Philippe Piffault — le scene sono di Fontaine e i costumi di Anna Grand-Clement — toglie di mezzo addirittura tutti gli effetti forti: niente sesso, violenza appena accennata, caratterizzazioni sempre meno asiatiche, riduzione dei luoghi del libretto a un sinistro marchingegno tutto in legno, che è nave, casa, sommato astratto pur nella sua poderosità.
Dilezione precisa e serrata di Markus Stenz, cantanti abbastanza buoni (i migliori: Lenus Carlson, il
marinaio e i giovani Sacca e Gantner, più debole la Morgan). 
Applausi abbastanza vivaci agli interpreti e all'autore.
Articolo di Mario Pasi

Segue tratto da:

Chiuso dal 1999, il Lirico torna a vivere grazie al lavoro appassionato e competente dell’ingegner Papetti e dell’architetto Mariani e alla volontà politica degli assessori Carmela Rozza e Gabriele Rabaiotti, prima, e Marco Granelli e Filippo Del Corno, poi, sostenuti da tutta la maggioranza di centrosinistra, che con la Giunta Pisapia decise di mettere 16 milioni di euro per mantenere il Teatro in mani pubbliche. Il cantiere per il restauro conservativo è stato aperto nel 2016 e ha dovuto affrontare molti imprevisti, tra cui la necessaria bonifica dell’amianto: sono stati bonificati ben 1100 mq, con un costo di 750mila euro.

Le soluzioni adottate sono tutte nel rispetto della storia del teatro e in accordo continuo con la Soprintendenza per i beni architettonici e monumentali che ha seguito costantemente i lavori. Si è recuperata l’impostazione architettonica storica dei teatri all’italiana a ferro di cavallo con platea, ordini dei palchi, balconate, finiture, decorazioni, acustica e con un innovativo sistema che consentirà al palcoscenico di allargarsi fino alla platea e l’eliminazione delle barriere architettoniche per avere un teatro accessibile a tutti.

Pregevole anche l’impegno nell’utilizzare gli spazi a disposizione: nei 13mila mq complessivi ci saranno 1517  posti a sedere, più una piccola sala capace di ospitare 99 persone, per momenti laboratoriali legato a musica e o teatro, spazi commerciali e un ristorante panoramico che ne garantisce la sostenibilità economica.

Notevole anche la capacità di valorizzare alcuni elementi originali, quali le luci, i pavimenti, le decorazioni, tutti riportati all’originario splendore. 

Oltre all’adeguamento normativo in merito a statico igienico, funzionale, impiantistico, scenografico, prevenzione incendi e rispetto delle norme antisismiche, all’interno del Teatro sono stati realizzati interventi di abbattimento delle barriere architettoniche che permettono di utilizzare gran parte degli spazi del teatro e delle attività commerciali. 

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