Venerdì 5 aprile 2019_04_05, ore 20.00
Domenica 7 aprile 2019_04_07, ore 16.00
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2018/2019
Contrasti musicali
La serenata di Brahms e la sesta sinfonia di Šostakovič per il ritorno a laVerdi di John Axelrod
Johannes Brahms Serenata n. 1 in Re maggiore op. 11
Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 6 in Si minore op. 54
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore John Axelrod
Per il suo graditissimo ritorno a Milano, il direttore americano John Axelrod, che dell’Orchestra Verdi è Direttore principale ospite, dirige un programma fatto di contrasti. Da una parte la Serenata n.1 di Johannes Brahms, composta durante gli anni sereni del suo soggiorno a Detmold (1857-60) e in un certo senso conclusiva della sua stagione creativa giovanile; dall’altra la Sesta sinfonia di Dmitrij Šostakovič , composta nel 1939, in una Russia ferita dalla guerra contro Hitler e dal regime stalinista, un tragico contesto a cui Šostakovič dà forma con un linguaggio volutamente sconnesso e squilibrato, quasi a voler rispecchiare un mondo ormai senza testa, proprio come è stata definita questa sinfonia.
Il doppio appuntamento sul palco dell’Auditorium con questi due capolavori è per venerdì 5 aprile (ore 20.00) e domenica 7 aprile (ore 16.00).
Conferenza introduttiva
Venerdì 5 aprile ore 18.00 - Ingresso libero
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo - Largo Mahler – foyer primo piano
Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org www.vivaticket.it.
Programma
Johannes Brahms Serenata n. 1 in Re maggiore op. 11
Nel 1857 Johannes Brahms è impegnato come maestro di coro del principe Leopoldo III a Detmold. In quella cittadina circondata da grandi foreste la musica sembra essere l'occupazione principale della corte dove regna uno spirito mecenatesco d'altri tempi: il sovrano, musicista dilettante e appassionato, finanzia un'orchestra di oltre quaranta elementi e un piccolo coro alla guida del quale è stato chiamato il giovane Brahms che trova il tempo anche per dedicarsi a un intenso studio dei classici, soprattutto Sinfonie e Divertimenti di Haydn e Mozart nonché a lunghe passeggiate solitarie nei boschi vicini. Brahms sembra aver finalmente ritrovato la tranquillità dopo gli anni inquieti trascorsi accanto a Clara nei momenti terribili della malattia e della morte di Schumann, tanto che in una lettera a Clara Schumann del 10 ottobre 1857 egli scrive: «Le passioni non sono connaturali all'uomo. Sono sempre eccezione o anomalia. La persona in cui esse eccedono rispetto alla giusta misura dev'essere considerata malata e deve ricevere cure mediche per preservare vita e salute. Il vero uomo ideale è tranquillo nella gioia e tranquillo nel dolore e nella sofferenza. Le passioni devono passare presto oppure bisogna reprimerle».
Le due Serenate per orchestra furono i primi lavori sinfonici di Brahms a essere pubblicati. Normalmente costituita dai sei agli otto movimenti, la Serenata è stato un genere musicale molto diffuso nel XVIII secolo, con un carattere della musica generalmente luminoso e spensierato, meno incline all'elaborazione tematico-motivica, come avveniva invece nel genere sinfonico. Così il regolato e graduale atteggiamento compositivo di Brahms preferisce accostarsi al genere sinfonico attraverso un lavoro di chiara derivazione cameristica. La prima serenata, infatti, era stata concepita come opera da camera per quartetto d'archi, flauto, due clarinetti, corno e fagotto, e in questa forma era stata inviata dall'autore agli amici Grimme e Joachim, che l'avevano fatta eseguire durante un concerto privato ad Amburgo il 28 marzo 1859. Fu probabilmente l'ascolto di questa esecuzione a convincere Brahms che sarebbe stata preferibile una versione orchestrale del lavoro. La Serenata fu tenuta a battesimo nella sua stesura definitiva ad Hannover il 3 marzo 1860 sotto la direzione di Joseph Joachim. Questo primo lavoro sinfonico rappresenta meglio di ogni altro l'atmosfera serena degli anni di Detmold e in un certo senso conclude la stagione creativa giovanile aprendo nuovi orizzonti al suo comporre.
Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 6 in Si minore op. 54
Per Šostakovič la musica è anzitutto strumento di comunicazione diretta e l’espressione ne è, se non l’unica, certo la più importante ragion d’essere. Tra i diversi ambiti nei quali la sua arte si cimentò, quello sinfonico - comprendente ben quindici titoli composti nell’arco di cinquant’anni (1923-1971) - fu considerato dall’autore il mezzo privilegiato al quale affidare i propri sentimenti di uomo e di artista. La Sesta è una delle meno conosciute tra le sue sinfonie. Il progetto originario era quello di dare seguito al carattere eroico della Quinta accolta con immenso favore nel 1937 e destinata a divenire in breve la sua più celebre pagina orchestrale. Grazie al successo della Quinta, tra l’altro, Šostakovič era approdato alla prestigiosa cattedra di composizione al Conservatorio di Leningrado, ma quando iniziò ad occuparsi della sesta. l’atmosfera era radicalmente cambiata. L’intenzione di Šostakovič
tra l'estate e l'autunno del 1939 era quella di lavorare a una Sinfonia corale ispirata al poema Lenin di Majakovskij, ma l'inizio del conflitto mondiale, l'invasione della Polonia orientale da parte delle truppe sovietiche, le purghe che Stalin effettuava in Unione Sovietica contro gli oppositori interni, creava attorno al compositore un mondo d'inquietudini disperanti, alle quali egli cercò di dare un'immagine musicale altrettanto drammatica e disarmonica. Probabilmente è per questo che la Sesta Sinfonia nella sua insolita struttura tripartita in Largo - Allegro - Presto, è stata definita una Sinfonia "senza testa", specchio di un mondo anch'esso acefalo. La Sesta Sinfonia è sicuramente un'opera sui generis rispetto allo stile di Sostakovic, fatto di ampie dimensioni e con evidenti finalità celebrative in linea con gli intenti del regime sovietico ed esasperante realismo timbrico orchestrale; ma qui, in questa Sinfonia che nasce e muore in meno di 30 minuti, Sostakovic lascia i modelli classici e romantici della Quinta del 1937 e del suo primo Quartetto del 1938, per costruire senza schemi un discorso poetico fatto di suggestioni immediate, in cui si giustappongono il tragico e il grottesco in pannelli tra loro slegati e volutamente squilibrati, senza un inizio e senza una conclusione con sorta di banda jazzistica che conclude l'intera Sinfonia.
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