Teatro Lirico di Magenta
Gioachino Rossini
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Dramma comico in due atti. Libretto di Cesare Ster
bini.
riduzione a adattamento musicale di Daniele Carnini
regia Danilo Rubeca
Scene, Emanuele Sinisi
Costumi, Anna Cavaliere
Orchestra 1813
Nuovo allestimento Produzione AsLiCo
(Fuori abbonamento)
Personaggi e interpreti
Il conte d’Almaviva Marco Mustaro, Stefano Sorrentino
Bartolo Giovanni Romeo
Rosina Olesya Chuprinova, Marianna Vinci
Figaro Gabriele Nani, Francesco Paolo Vultaggio
Don Basilio Costantino Finucci
Fiorello / Ufficiale Daniele Caputo, Luca Vianello
Berta Nancy Lombardo
Ensemble corale AsLiCo
Orchestra 1813
Direttore Antonio Greco
Maestri preparatori Federica Falasconi , Giorgio Martano
Maestro al cembalo Giorgio Martano
Maestro alle luci Sandro Zanon
Ormai alla nona edizione, Pocket opera, inaugurato nel 2006 con il sostegno del Circuito Lirico Lombardo e della Regione Lombardia, ha scelto per il 2014 Il barbiere di Siviglia, celebre titolo del grande compositore pesarese- In scena cantanti selezionati e preparati dall’AsLiCo, che con entusiasmo affronteranno la lunga tournée in compagnia dell’Orchestra 1813, invadendo i palcoscenici dei piccoli teatri storici della Lombardia, perché il pubblico possa rivivere la grande lirica in edizione tascabile.
Note di regia di Danilo Rubeca
Chi di noi non vorrebbe curiosare nella bottega di Figaro? Scoprire i trucchi, i mille oggetti che nasconde? Carpirne i segreti? Nessun problema: Figaro ci dice esattamente dov’è. Ma è una precauzione inutile: sarà lui a trovarci al momento opportuno e se anche giura che lo troveremo là, non ne saremo mai troppo sicuri. Perché la vera bottega di Figaro è la sua mente, la realtà che lo circonda. Una realtà ricca di oggetti, così come la scena in cui si muoveranno i nostri personaggi, il cui senso verrà svelato via via dal protagonista, secondo l’uso che vorrà farne. Che si tratti di orologi, strumenti da barbiere, guardaroba, libri, rotoli di pergamene, strumenti musicali, la maquette di un teatro, un busto di Rossini, scale, nature morte, sfere di cristallo, quello che importa è che a dare loro un significato, a farle vivere per noi sarà solamente la fervida immaginazione del protagonista.
Un’idea originale per festeggiare il Carnevale? Lasciarsi trasportare dalla musica briosa di Gioachino Rossini, entrare a curiosare nella famosa bottega di Figaro, vivere una serata di divertimento con “Il barbiere di Siviglia” in programma proprio sabato 8 marzo alle 20,30 nell’ambito della Stagione Musicale 2014 del Teatro Lirico.
Non è certo un caso che la proposta operistica di quest’anno, con tutta la verve e la simpatia del “factotum della città”, si collochi nel periodo carnevalesco. La scelta è nata infatti dall’intento di proporre al pubblico un Sabato Grasso all’insegna del divertimento in musica nel solco della più alta tradizione operistica italiana.
Lo spettacolo è un nuovo allestimento prodotto da AsLiCo e portato in tournée nei piccoli teatri storici della Lombardia. Da molti anni ormai anche il nostro Teatro Lirico è infatti entrato nel circuito Pocket Opera e non manca di ospitare, in ogni stagione, un titolo di grande richiamo. La celebre opera del musicista pesarese su libretto di Cesare Sterbini è stata rappresentata per la prima volta a Roma nel 1816. Viene proposta con riduzione a adattamento musicale di Daniele Carnini. A dirigere i cantanti selezionati e preparati da AsLiCo sarà Antonio Greco. La regia dello spettacolo è di Danilo Rubeca, versatile cosentino che ha iniziato la propria carriere come danzatore e coreografo e che oggi ha all’attivo numerose esperienze artistiche internazionali.
Lo spettacolo è fuori abbonamento ed inizia alle 20,30
I biglietti costano 30 euro in platea, 20 euro in galleria e 15 euro i ridotti fino a 26 anni.
Per informazioni: 02 97003255.
Serata di preparazione all’ascolto Martedì 4 marzo 2014_03_04 ore 21 VILLA NAJ OLEARI – Magenta relatore, Francesco Rocco Rossi
CALENDARIO INCONTRI 2014
a cura di Francesco Rocco Rossi
16 gennaio, Saronno – Teatro Giuditta Pasta (ore 21.00)
7 febbraio, Chiasso – CineTeatro (ore 18.00)
3 aprile, Stradella – Teatro Sociale (ore 21.00)
4 marzo, Magenta – Villa Naj Oleari (ore 21.00)
CALENDARIO RECITE 2014
10 gennaio, Vighizzolo di Cantù – Teatro Fumagalli (ore 20.30)
14-18 gennaio, Milano – Teatro Nuovo (ore 20.30)
19 gennaio, Milano – Teatro Nuovo (ore 15.30)
26 gennaio, Saronno – Teatro Giuditta Pasta (ore 20.30)
1 febbraio, Monza – Teatro Manzoni (ore 21.00)
9 febbraio, Chiasso – CineTeatro (ore 16.00)
15 febbraio, Lecco – Teatro della Società (ore 16.00)
8 marzo, Magenta – Teatro Lirico (ore 20.30)
5 aprile, Stradella – Teatro Sociale (ore 20.30)
Ensemble corale AsLiCo
Matteo Mollica
Daniele Palma
Mattia Rossi
Paolo Targa
Angelo Tommasoni
Orchestra 1813
VIOLINI I Simone Di Giulio* , Maria Pia Abate, Daniele Cabassi, Catalina Spataru
VIOLINI II Federico Silvestro*, Matteo Colombo, Barbara Pinna
VIOLE Ruxandra Stefan*, Giorgio Musio
VIOLONCELLI Valentina Giacosa*, Irene Zatta
CONTRABBASSO Giacomo Masseroli*
FLAUTO Giulia Carlutti*
OBOE Chiara Telleri*
CLARINETTO Marino Delgado Rivilla*
FAGOTTO Angelo Russo*
CORNO Ivan Zaffarono*
TROMBA Fabio Beltramini*
*prime parti
UN’OPERA
DEGNA DI BIASIMO
Nello scrivere questa prefazione,
il mio scopo non è cercare oziosamente di sapere se ho messo in scena una
commedia buona o cattiva – non è più tempo per cose del genere; ma piuttosto
esaminare scrupolosamente (dovere cui sempre mi attengo) se ho fatto un’opera
degna di biasimo. Dato che nessuno è tenuto a fare una commedia che assomigli
alle altre, se io, per ragioni che ho ritenuto fondate, mi sono allontanato da
un cammino troppo battuto, mi si vorrà giudicare, come certi signori hanno
fatto, in base a regole che non sono mie?
Pierre-Augustin Caron de
Beaumarchais, Prefazione a Le nozze di Figaro
Epoca: 1816
…
E venne Rossini. Rossini è un Titano. Titano di potenza e d’audacia. Rossini è
il Napoleone di un’epoca musicale.
Giuseppe Mazzini, Filosofia
della musica, 1835.
La prima volta che
incontriamo Figaro nell’opera di Rossini lo vediamo dirigersi di corsa verso la
sua bottega. È l’alba e il nuovo giorno sta per iniziare, come sempre ricco di
mille avventure. Non siamo sicuri che gli interessi molto il lavoro di
barbiere, ma possiamo giurare che farà di tutto per contentare i capricci di
chiunque richieda i suoi servigi. Soprattutto quando c’è di mezzo l’amore e se
può ricavarne qualche soldo per sé. Figaro non è mai nella sua bottega. Lo
troviamo un po’ ovunque, secondo il caso o la necessità. Come un vero deus ex-machina giunge sempre al momento
giusto nel posto giusto.
È un personaggio che afferra, ma non si lascia
afferrare.
Eppure chi di noi non
vorrebbe curiosare nella sua bottega? Scoprire i trucchi, i mille oggetti che
nasconde? Carpirne i segreti? Nessun problema: Figaro ci dice esattamente
dov’è. Ma è una ‘precauzione inutile’: sarà lui a trovarci al momento opportuno
e se anche giura che lo troveremo là, non ne saremo mai troppo sicuri.
Perché la vera bottega di
Figaro è la strada, la realtà che lo circonda. Le persone, gli oggetti e le
situazioni in cui si imbatte sollecitano la sua fantasia, lo stimolano. Ed egli
manipola tutto con arguzia, sapientemente. Ha una mente sottile e uno spirito
pronto.
Figaro rappresenta il nuovo.
Un nuovo che si impone non per diritto divino o per privilegi acquisiti, ma per
una naturale attitudine a portare tutto a suo favore. Organizza, dirige e tutto
avviene nella sua mente.
Ma come rappresentare questo
sulla scena? Perché quello che mi sembra più interessante non è il luogo
fisico, realistico in cui si muovono i diversi personaggi del Barbiere di Siviglia, quanto piuttosto
il luogo mentale, meta-teatrale in
cui tutto questo si realizza e trova senso: la mente del protagonista.
Mi è venuto in aiuto un
ricordo di qualche anno fa. Mi trovavo a Venezia per la Biennale d’Arte -
doveva essere il 2009 -, e tra i lavori esposti in mostra ce n’era uno che mi
colpì particolarmente: Schattenspiel (Gioco d’ombre) di Hans-Peter
Feldmann. In questa installazione gli oggetti erano tutti disposti sin
dall’inizio su una serie di tavoli da lavoro, apparentemente senza un ordine
logico. Nessun colpo di scena, nessun movimento o qualcuno che li utilizzasse
in qualche modo. Era già tutto svelato. A creare un ritmo e, conseguentemente,
una drammaturgia era soltanto la luce che, illuminandoli opportunamente, dava
vita a movimenti e rapporti sempre differenti tra le ombre proiettate su uno
schermo.
Qualche tempo dopo ho
conosciuto il lavoro di Mauricio Kagel, musicista argentino naturalizzato
tedesco, famoso per aver sviluppato l’aspetto teatrale dell’esecuzione
musicale. Le sue sono opere di mirabilia, una vera e propria drammaturgia
musicale degli oggetti, alcuni di essi tra i più banali e comuni della vita
quotidiana (buste di plastica, sedie, vinili, vasi da notte e persino una
peretta per clistere). Sono gli oggetti a creare la musica, secondo l’uso e il
ritmo che il compositore demiurgo impone ai suoi interpreti.
Si tratta, evidentemente, di
fenomeni artistici molto lontani da quello del Barbiere di Siviglia, ma parlano di una drammaturgia degli oggetti,
che è quello che intendo rappresentare.
Sulla scena vedremo la
bottega ideale di Figaro: la sua mente, la realtà che lo circonda. Una realtà
ricca di oggetti il cui senso verrà svelato via via dal protagonista, secondo
l’uso che vorrà farne. Che si tratti di orologi, strumenti da barbiere,
guardaroba, libri, rotoli di pergamene, strumenti musicali, la maquette
di un teatro, un busto di Rossini, scale, nature morte, sfere di cristallo,
piante, le tavole dell’Encyclopédie
di Diderot e d’Alembert, quello che importa è che a dare loro un significato, a
farle vivere per noi sarà solamente la fervida immaginazione del protagonista.
Persino la casa di Bartolo verrà via via inglobata, assorbita e per così dire
colonizzata dagli oggetti di Figaro. Perché gli oggetti rappresentano Figaro stesso,
sono la sua realtà e non è dato di conoscerne un’altra.
Drammaturgia degli oggetti,
ma ancor di più drammaturgia dei colori, che degli oggetti stessi sono l’anima
e la vita. Il mondo di Figaro e quello di Bartolo saranno quindi rappresentati
da colori differenti: blu il primo, quello del cielo che solo chi vive per
strada, tra la gente, può cogliere in tutte le sue sfumature; quello della
libertà e dell’immaginazione; quello dello spirito, di cui vedremo tutte le
prodezze. Bianco il secondo, asettico, colore ‘non colore’ per eccellenza, che
evoca l’ambiente claustrofobico della casa in cui è costretta a vivere Rosina
da reclusa. Ma sul bianco è sempre possibile scrivere, sovrapporre altre tinte,
creare nuove sfumature. Il bianco appartiene a un mondo, quello della
protagonista, asettico sì, ma ancora tutto da colorare e da riscrivere. E
saranno proprio gli oggetti di Figaro a farlo, inondandolo di blu e aprendo una
finestra sull’amore, la libertà, la vita.
Poiché la scena risulterà
ricca di oggetti e che proprio questi oggetti dovranno essere i protagonisti
assoluti dell’opera, mi sono chiesto se un’ambientazione settecentesca fosse la
soluzione migliore. Fermo restando che non voglio rinunciare al colore
tipicamente spagnolo dei costumi, sento però il bisogno di rendere il tutto il
più snello possibile, considerando anche le proporzioni della scena, piuttosto
ridotte. Allo stesso tempo, però, non vorrei allontanarmi troppo dall’epoca in
cui il Barbiere di Siviglia fu
scritto e ambientato. Penso quindi che lo stile tardo-impero dell’epoca in cui Rossini compose e diede alle scene
il Barbiere di Siviglia possa
adattarsi pienamente a tali necessità. Le linee asciutte tipiche dello stile
napoleonico infatti permettono di giocare maggiormente sui colori, sui volumi e
sulle forme degli accessori, in modo da caratterizzare gli abiti e le
acconciature in modo più ironico. Danilo
Rubeca
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