2011_11_07 Costi quel che costi anchio ci voglio essere, Viva la Libertà ovvero DON GIOVANNI alla Scala

Ci siamo, tra pochi minuti si alzerà il sipario al Teatro alla Scala sulla nuova stagione con l'opera Don  Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart.
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2011_12_07 Il dissoluto punito o forse no, in scena alla Scala Don Giovanni

Ma noi ci siamo già potuti incazzare abbastanza alla antegenerale dove abbiamo finalmente capito che si proietta questo avvenimento in diretta nelle carceri per inasprire la pena ai poveri carcerati.

Per chi da sempre ama l'opera così profondamente come me, questo allestimento è un insopportabile INSULTO al genio di Mozart/Da Ponte, e poco importa che il signor Robert Carsen abbia prodotto in passato un bell'allestimento come "Dialoghi delle Carmelitane" di F.Poulenc.

In questo caso ci troviamo di fronte ad un ribaltamento gratuito delle situazioni librettistiche e musicali per andare a parare non si sa dove, con un recupero di trovate ammuffite come non si vedevano da almeno 30anni.

L'ouverture viene "sceneggiata" con l'apparizione di Don Giovanni in giacca e pantaloni di fresco lana e il sipario non lo alzano ma anzi viene strappato facendolo cadere sul palco ai piedi di Don Giovanni. Dietro appare una grande superficie a specchio che riflette l'intera sala del teatro ed il suo pubblico.

Al passaggio musicale della ouverture, che Mozart ha ideato per evocare una specie di "stordimento", questa superficie arretra ondeggiando e quindi esaltando l'effetto musicale.

Fine di tutte le trovate "intelligenti" da qui in avanti finiamo nel puro delirio.

Don Giovanni è a letto con una Donna Anna piuttosto conseziente e per nulla celato da maschere quando irrompe nella camera il Commendatore che rimane ucciso nel letto in una morte piuttosto casuale.

Donna Anna corre a chiedere aiuto, per pura formalità,  e rientrando rimane colpita dalla morte del padre,  finalmente raccoglie gli abiti che erano sparsi per la camera e si allontana con Don Ottavio.

Nel frattempo Leporello, che altro non è che uno dei tanti macchinisti di scena, interloquisce con il suo "padrone" il quale passa in accappatoio nella scena successiva alla scelta di un abito, dalla sua collezione da dandy, cosa che farà più volte nel corso della storia.

Anche la povera Donna Elvira che esce attraverso le porte dei vari pannelli riproducenti il sipario della Scala, seguita dalla cameriera, rimane ben presto in sottoveste, un costume piuttosto economico (in tempo di crisi)  nel quale ci si ritroverà spesso nei momenti a venire.

Il libro di Leporello altro non è che una serie di segni sulla parete della "camera scopatoria" del padrone, come per un carcerato che conta i giorni della pena.

Le trovate più vecchie in assoluto sono l'uso del palco reale per l'apparizione del Commendatore defunto anche se per la platea l'immagine viene riflessa dalla parte a specchio della ouverture e l'uso della platea, per la passeggiata di Don Giovanni e Leporello e per l'arrivo delle tre maschere. Costingendo il direttore a girarsi verso il pubblico per poterli guidare nel canto.

Ben diverso fu l'allestimento ravennate con Claudio Abbado dove un percorribile circolare avvolgeva l'orchestra unendo il palcoscenico alla platea.

In quanto ai costumi, praticamente non ce ne sono, gli unici abiti "in stile" sono quelli della scena a ballo nel palazzo di Don Giovanni dove però sono tutti in velluto rosso per cui praticamente indistinguibili l'uno dagli altri da palchi e gallerie ( forse hanno fatto uno sconto sull'acquisto della stoffa??? ).

Il costume pià bello è quello della cameriera di Donna Elvira che si limita alle sole scarpe e calze autoreggenti senza nient'altro addosso, lasciando la bella ragazza alla contemplazione del pubblico maschile o non.

Peccato che pure la bacchetta di Baremboin sembra insabbiata, con tempi lentissimi, e i poveri cantanti sembrano impegnati nei Vespri solemnes de Confessore piuttosto che in Don Giovanni, tanto che il protagonista alla fine della sua serenata si deve ... applaudire da solo.

Che dire poi del finale "questo è il fin di chi fa mal alla vita è sempre ugual!" ovvero Carsen ha capito che chi si diverte per tutta la vita "Voglio solo divertirmi" si diverte con la risata finale apparendo spavaldo, dopo il concertoato delle morale e la sua morte a questo punto fasulla, per vedere sprofondare nelle fiamme il quartetto dei "moralisti" che credevano di avere detto loro l'ultima parola.

Che ci vogliamo fare, purtroppo diamo TROPPI SOLDI  a questa spaventosa voragine, che impedisce a molti Italiani di avere la cultura alla porta di casa e si porta via il 17,7% di tutto il FUS (Fondo Unico Spettacolo).

Grazie sovrintendente, visto che la lasciano fare spenda pure i nostri soldi, ma si ricordi che Don Giovanni dice "Visto che spendo i MIEI DENARI"  e non quelli degli altri veda di spenderne meno e spenderli MEGLIO.

Spero che il "mio pubblico" non se la prenda con me, se la regia l'avessi firmata io, Mozart e Da Ponte avrebbero dormito sogni tranquilli.

ULTERIORE COMMENTO dopo la proiezione cinematografica
Il regista televisivo, restringendo i campi di ripresa, privilegiando i primi piani, cambiando il punto di vista ha reso molto più accettabile una regia che manco chi l'ha fatta è riuscito a giustificare in pieno.
Non che non fosse possibile intravvedere una sua specifica lettura, ma se il sig. Carsen vede a questo modo il Mito Don Giovanni, perchè non ci è cercato un librettista ed un compositore e non si è scritto una nuova opera.
Deve ringraziare un cast di ottimi attori, anche se qualcuno avrebbe dovuto metterci un po' più fuoco nella sua  intepretazione.
Meno male che il pubblico ha goduto delle ripresa televisiva ed è stato molto, ma molto più clemente di me.

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