Stagione di ALTRI PERCORSI del Teatro Fraschini, rassegna di nuova drammaturgia, prosegue mercoledì 9 marzo 2011_03_09 alle 21
L’ingegner Gadda va alla guerra
monologo interpretato da Fabrizio Gifuni, che ci conduce nel mondo di Carlo Emilio Gadda.
Fabrizio Gifuni non è solo interprete, ma anche drammaturgo, guidato dalla sapiente regia di Giuseppe Bertolucci, come nel felice esordio di questo sodalizio artistico, lo spettacolo “’Na specie de cadavere lunghissimo”. Insieme hanno costruito una drammaturgia su doppio binario: si rivivono gli albori e l’epilogo della vita di Gadda, la sua partecipazione da ragazzo alla guerra e la maturità espressa nel romanzo La cognizione del dolore.
La prima parte è ricavata dai diari del protagonista, “Giornale di guerra e di prigionia” che nella prima guerra mondiale era sottotenente della milizia territoriale, nel reggimento degli Alpini. Pagine forti e drammatiche, che raccontano tutto l’orrore di qui momenti sconvolgenti, il sacrificio folle di quei soldati destinati al massacro dentro e fuori le trincee.
La seconda parte è tratta da “Eros e Priapo” (1945), referto medico sulla patologia erotica del Presidente del Consiglio Benito Mussolini. Una lotta evidente ad ogni forma di dittatura attraverso l’esempio di Mussolini, che trova il suo terreno fertile in un popolo irretito dal suo delirio narcisistico, dalla sua figura ingigantita dalla pulsione erotica per le donne. Il tutto filtrato attraverso la figura di Amleto, nume tutelare sul senso del teatro.
L’idea sottesa allo spettacolo è quella di avvicinare idealmente alla figura di Gadda quella di Amleto, ostile ad un mondo che gli è ostile, consapevole di questo come il lombardo Gonzalo Pirobutirro (alter ego dell’autore), il protagonista della Cognizione del dolore. Comuni sono il rapporto con la madre, le nevrosi, la rabbia e il compito etico di agire, i fantasmi (del padre per Amleto, del fratello per Gadda).
La figura di Gadda si materializza con imponenza per merito della forza interpretativa di Fabrizio Gifuni. Pochi tratti distintivi, prima da soldato, poi da Yorick, il buffone di Amleto. La sua fisicità amplifica il peso delle parole, scatena la sua forza di penetrazione delle cose. E’ da solo, in uno spazio occupato solo da una sedia, è il suo corpo che racconta, prima in modo asciutto e straziante, poi comico, ma sempre impugnando un’arma che colpisce a segno.
Uno straordinario assolo per presenza scenica e varietà di intonazioni.
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