2010_04_20 Concerto di zarzuela e musica spagnola a Torino


Martedì 20 Aprile 2010
nell' Aula Magna del Rettorato dell'Università degli Studi di Torino in Via Verdi n. 8
alle ore 17.30 precise
avrà luogo il "Concerto di zarzuela e musica spagnola"
in occasione dei trent'anni di carriera del baritono Armando Ariostini
(a cura dell'Associazione "Concertante-Progetto Arte&Musica")

Armando Ariostini, baritono
Gioele Muglialdo, pianista

Programma:

J. Valverde  (da "La gran via"): "Caballero de gracia"
J. Serrano (da "La canción del Olvido"): "Junto al puente de la peña"
I. Albéniz (da “Suite Española”): n. 1 “Granada” - pianoforte
J. Guerrero (da "Loza Lozana"): "Se me conoce en la cara"
J. Serrano (da "Alma de Dios"): "Canta mendigo errante"
R. Millán (da "La Dogaresa") : "Un conde fuè"
I. Albéniz (da “Suite Española”): n. 4 “Cadiz” - pianoforte
F. Diaz-Giles  (da "El Divo"): "Soy de Aragon"
F.Moreno Torroba (da "Luisa Fernanda") :"Por el amor de una mujer"
E. Granados: Danza Spagnola n. 6 - pianoforte
F. Alonso (da "La Parranda"): "Canto a Murcia"
J.Guerrero (da "Los Gavilanes"): "Mi aldea"
E. Granados: Danza Spagnola n. 5 - pianoforte
R. Chapì (da “La Tempestad”): “Monologo”
R. Millán (da "El pájaro azul"): "Canción y fado de Esteban"  

 
La zarzuela, questa sconosciuta (di Andrea Merli)

La zarzuela no es comedia, sino solo una fabula pequena, en que a imitacion de Italia, se canta y se representa. Con questa definizione, ove per representa si deve intendere “recita”, Pedro Calderon de la Barca, intorno alla seconda metà  del XXVII secolo, introdusse un genere teatrale autoctono. L’etimologia del termine, letteralmente “roveto” in italiano, trova origine nel nome del luogo dove si rappresentavano feste teatrali per amenizzare l’Infante Fernando nel Palacete de la Zarzuela, costruito in un punto folto di rovi, in lingua castigliana: zarzas.
La zarzuela ha conosciuto un’espansione che l’ha portata ad essere identificata come genere nazionale. Vide la nascita di capolavori assoluti di Ruperto Chapì, Tomas Bretòn e Federico Chueca. Autori, assieme a Manuel Fernandez Caballero e a José Serrano, sia di zarzuela grande, divisa in più atti, sia detentori della formula del genero chico: piccolo per la durata, contenuta solitamente nello spazio di un’ora, tranche de vie dell’ambiente madrileno. Col diffondersi a livello popolare la zarzuela, che aveva ereditato dall'opera la polacca ed il valzer, si appropriò del fado portoghese, della samba e del tango. Più spesso si regionalizzò, sia nelle trame che nei ritmi: la jota aragonese, il zortiko basco, la mugneira galiziana, la sardana catalana. A farla da padrona fu sempre l’Andalusia con i suoi ritmi travolgenti: la seguidilla, il fandango ed il zapateado; alla tipicizzazione madrilena diede man forte il chotis, contrazione dell’inglese scottish, in buona compagnia col pasacalle e col pasodoble.
L’ultima stagione prese il via con gli anni Venti del secolo scorso, ma si troncò bruscamente per i drammatici eventi della guerra civile (1936-1939). La colpa non è da ricercarsi solo nell’instaurato regime franchista, ma piuttosto in un progressivo cambiamento nei gusti del pubblico, attratto da altri tipi di spettacolo. Gli insostenibili costi di produzione, specie per le  compagnie private, diedero il colpo finale all’esaurirsi di una vena creativa che, di pari passo, coinvolse anche il mondo dell’operetta. L’abdicazione in favore della commedia musicale e della musica leggera non fece eccezione con i superstiti autori spagnoli, librettisti e compositori, che per sopravvivere dovettero seguire i percorsi lasciati aperti dalla rivista, dal cinema, dalla canzone.

Gli interpreti:
Inutile aggiungere che in Italia, patria del melodramma, poco spazio e scarso interesse possono essere rivolti ai generi lirici di altre nazioni. Nondimeno, la curiosità culturale, la voglia di cimentarsi in repertori desueti, oltre che all’indiscutibile duttilità d’interprete e una vocalità brillante, facile all’acuto e quindi particolarmente adatta al genere, hanno spinto sin dai primi tempi della ormai trentennale carriera il baritono Armando Ariostini a provarsi anche con la zarzuela, spinto in verità anche dal sottoscritto che gli fornì gli spartiti e lo seguì nell’apprendimento dello stile, tutt’altro che facile, sotto la guida di uno specialista: il Maestro e direttore d’orchestra spagnolo Miquel Ortega, a Barcellona. Ariostini, dunque, che spazia con risultati eccezionali dall’opera barocca a quella contemporanea, dal Musical all’operetta, aiutato in ciò e dalla presenza scenica accattivante e dalle notevoli doti d’attore, è da considerarsi l’interprete italiano di riferimento per la zarzuela, cantata per giunta col giusto accento e con una pronuncia perfetta, anche nelle inflessioni di lingue diverse che la animano, dal madrileno al portoghese.
Non meno decisivo è pure l’apporto musicale del Maestro Gioele Muglialdo, che possiede la rara dote di saper trarre dal pianoforte, lui direttore d’orchestra dall'ampio repertorio nel campo sinfonico quanto nell'opera e nell'operetta, colore, smalto e frasi di ampiezza quasi orchestrale. Questo genere, infine, non lo coglie certo impreparato. Anzi, al pari di Ariostini, può vantarsi di essere in Italia assolutamente il più esperto tra gli accompagnatori.

 

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