Teatro Fraschini - Pavia
Venerdì 27 Novembre 2015_11_27 – 20:30
Domenica 29 Novembre 2015_11_29 – 15:30
Domenica 29 Novembre 2015_11_29 – 15:30
Gioachino Rossini
LA SCALA DI SETA
Farsa comica in un atto
LA SCALA DI SETA
Farsa comica in un atto
Direttore Francesco Ommassini
Regia Damiano Michieletto
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Personaggi e interpreti:Dormont, tutore (tenore) MANUEL PIERATTELLI
Giulia, pupilla (soprano) BIANCA TOGNOCCHI
Lucilla, cugina di Giulia (mezzosoprano) LAURA VERRECCHIA
Dorvil (tenore) FRANCISCO BRITO
Blansac (basso) LEONARDO GALEAZZI
Germano, servitore di Dormont (buffo) FILIPPO FONTANA
Un servitore (mimo)
Direttore Francesco Ommassini
Regia Damiano Michieletto
ripresa da Andrea Bernard
Scene e costumi Paolo Fantin
Luci Alessandro Carletti
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri di OperaLombardia
Allestimento del Rossini Opera Festival di Pesaro
Al Teatro San Moisè di Venezia, tra la fine del ‘700 e l’inizio del ‘800, ebbe fortuna il genere della farsa comica. Un giovane Rossini ne compose cinque, sull’onda dell’entusiasmo popolare. La trama di La scala di seta comprende i tipici elementi del teatro settecentesco: un matrimonio segreto, gli incontri furtivi, un tutore da raggirare, le pericolose iniziative del servo. Un gioco scenico che sa anticipare la geniale personalità musicale dell’autore. Francesco Ommassini, già solista con l’ensemble “I Solisti Veneti”, dirige l’allestimento curato per il Rossini Opera Festival da Damiano Michieletto, regista originale, conteso all’estero, spesso audace, laureato a Venezia e diplomato alla Paolo Grassi di Milano.
Teatro Fraschini - Pavia
Domenica 29 novembre 2015 – ore 15,30
Gioachino Rossini (1792-1868)La scala di setaFarsa comica in un atto
Libretto Giuseppe Maria Foppa
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Direttore Francesco Ommassini
Regia Damiano Michieletto
ripresa da Andrea Bernard
Teatro Fraschini - Pavia
Domenica 29 novembre 2015 – ore 15,30
Gioachino Rossini (1792-1868)La scala di setaFarsa comica in un atto
Libretto Giuseppe Maria Foppa
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Direttore Francesco Ommassini
Regia Damiano Michieletto
ripresa da Andrea Bernard
http://www.concertodautunno.it/151129-scala-di-seta-fraschini/151129-scala-di-seta-1.htm
NOTE a cura di Mariateresa Dellaborra
Appena ventenne, nel 1812, Rossini compose ben sei opere, di cui tre comiche, la prima delle quali, La scala di seta, è una farsa in un atto su libretto di Giuseppe Foppa, che già aveva collaborato col musicista ne L’inganno felice. Il libretto sembrerebbe scontato, avendo come protagonisti una pupilla (Giulia) e il suo tutore (Dormont), che ha per lei un progetto di vita ben preciso. Ma alcuni elementi di novità rivelano un notevole gioco scenico e rendono la storia meno prevedibile. Giulia è infatti già segretamente spostata con Dorvil, e lo accoglie ogni notte nella sua camera calandogli la scala di seta. A sua volta Blansac, sposo predestinatole da Dormont, fa il galante con Lucilla, sua cugina. Ad accentuare la confusione, il servitore Germano, innamorato di Giulia, viene da lei pregato di spiare Lucilla e Blansac, ma, invece di ubbidire, segue Giulia e smaschera la sua tresca. Nel finale tutti si spiano a vicenda e si scopre lo scandalo, ma la storia finisce per il meglio con il nuovo matrimonio tra Blansac e Lucilla.
L’opera è una piccola miniera di spunti e temi che verranno sviluppati e approfonditi nelle opere successive e segna, rispetto alle contemporanee, un avanzamento nell’individuazione di un nuovo realismo comico a cominciare dalla brillante ouverture che fissa per la prima volta lo schema della sinfonia rossiniana. In essa si sintetizza il realismo comico della storia grazie al succedersi di motivi diversi sapientemente distribuiti tra i vari timbri orchestrali. Al singhiozzare iniziale dei violini subito seguono, con un effetto sorprendente, veloci scale discendenti del resto dell’orchestra; al gioco più lento e sentimentale tra flauto, oboe e corni, che improvvisamente si sospende, si contrappone il moto circolare dei violini che diventa sempre più vorticoso; un nuovo arresto e un secondo episodio, stavolta affidato ai legni, porta al finale ancor più tumultuoso in crescendo. I tratti peculiari dello stile rossiniano sono già tutti delineati qui: la linea vocale, fluente e felice da un lato, l’indiavolata verve ritmica dall’altro. E poco importa se le melodie sono varianti o reminiscenze di brani già usati dall’autore. La cabaletta di Dorvil, ad esempio, procede in modo simile al terzetto dell’Inganno felice e nel finale, che inizia con un terzettino, il materiale ritmico-melodico è in gran parte sviluppato su precedenti microstrutture. Rossini compone e scompone a modo suo le forme tradizionali del melodramma e le ricompone poi in modo mirabile assicurando da un lato il divertimento sin quasi al parossismo, e dall’altro la perfetta caratterizzazione dei ruoli. Una novità compositiva è affermata nel quartetto «Sì, che unito a cara sposa» con la scrittura in “falso canone” attraverso la quale l’autore riesce a creare ilarità e massima confusione. La prima veneziana, allestita nel Teatro San Moisé, non incontrò i favori entusiastici del pubblico e l’opera scomparve dai cartelloni nei decenni successivi per ricomparire solo dopo il secondo dopoguerra.
Una scala a vista
dall’intervista a Damiano Michieletto, a cura di Franco Pulcini
La prima volta che ho letto il libretto della Scala di seta, ho osservato che si tratta di una commedia giocata negli ambienti interni di una casa, di un appartamento. Il libretto parla di varie stanze, ma prevede un unico luogo, una camera, in cui tutti i personaggi convergono. Io ho invece previsto anche questi altri luoghi citati, e ho trasformato lo spazio visibile in un miniappartamento contemporaneo, in cui vive Giulia, la protagonista. Ho fatto questa lieve trasformazione per poter meglio ricreare il gioco teatrale del libretto. Volevo divenisse il più possibile divertente, restando al servizio della storia. Il mio intento era riuscire a raccontare l’intreccio in maniera allegra e giocosa. Avevo bisogno di uno spazio che permettesse di recitare con brio e senso del comico. Le varie stanze di questo appartamento, in realtà, sono un grande spazio aperto, perché ho tolto tutti i muri, anche se in alto sono indicati come nel disegno di una piantina. Però i personaggi che calcano la scena recitano come se i muri ci fossero veramente. Per rendere leggibile questo gioco scenico, lo spettatore vede la rappresentazione riflessa in uno specchio in alto, dove i muri sono tracciati. È come la piantina di un miniappartamento che si anima: un doppio spettacolo, uno di fronte e l’altro dall’alto, (…) Il teatro si serve spesso di questo stratagemma scenografico. L’idea iniziale era quella di fare uno spettacolo con oggetti e puntare sulla recitazione e sulla mimica dei cantanti la di fare uno spettacolo con oggetti e puntare sulla recitazione e sulla mimica dei cantanti- attori. Loro devono sempre recitare con porte inesistenti che si aprono e si chiudono, con gente che batte pugni su un muro immaginario o che ci appoggia l’orecchio per spiare. È surreale, ma fa parte della vita del teatro, che è anche fatta di finzione.
BIGLIETTERIA
C.so Strada Nuova 136 - Pavia
Aperta dal lunedì al sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle 17 alle 19
Aperta un’ora prima di ogni spettacolo
Tel. 0382-371214
Dal 26 ottobre sono in vendita i biglietti per La scala di seta e tutte le altre opere in cartellone.
PREZZI
Da 55 euro (platea e palchi centrali) a 14 euro (posti in piedi non numerati).
Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, anche per le scuole e gli studenti universitari.
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org ACQUISTO ON LINE
NOTE a cura di Mariateresa Dellaborra
Appena ventenne, nel 1812, Rossini compose ben sei opere, di cui tre comiche, la prima delle quali, La scala di seta, è una farsa in un atto su libretto di Giuseppe Foppa, che già aveva collaborato col musicista ne L’inganno felice. Il libretto sembrerebbe scontato, avendo come protagonisti una pupilla (Giulia) e il suo tutore (Dormont), che ha per lei un progetto di vita ben preciso. Ma alcuni elementi di novità rivelano un notevole gioco scenico e rendono la storia meno prevedibile. Giulia è infatti già segretamente spostata con Dorvil, e lo accoglie ogni notte nella sua camera calandogli la scala di seta. A sua volta Blansac, sposo predestinatole da Dormont, fa il galante con Lucilla, sua cugina. Ad accentuare la confusione, il servitore Germano, innamorato di Giulia, viene da lei pregato di spiare Lucilla e Blansac, ma, invece di ubbidire, segue Giulia e smaschera la sua tresca. Nel finale tutti si spiano a vicenda e si scopre lo scandalo, ma la storia finisce per il meglio con il nuovo matrimonio tra Blansac e Lucilla.
L’opera è una piccola miniera di spunti e temi che verranno sviluppati e approfonditi nelle opere successive e segna, rispetto alle contemporanee, un avanzamento nell’individuazione di un nuovo realismo comico a cominciare dalla brillante ouverture che fissa per la prima volta lo schema della sinfonia rossiniana. In essa si sintetizza il realismo comico della storia grazie al succedersi di motivi diversi sapientemente distribuiti tra i vari timbri orchestrali. Al singhiozzare iniziale dei violini subito seguono, con un effetto sorprendente, veloci scale discendenti del resto dell’orchestra; al gioco più lento e sentimentale tra flauto, oboe e corni, che improvvisamente si sospende, si contrappone il moto circolare dei violini che diventa sempre più vorticoso; un nuovo arresto e un secondo episodio, stavolta affidato ai legni, porta al finale ancor più tumultuoso in crescendo. I tratti peculiari dello stile rossiniano sono già tutti delineati qui: la linea vocale, fluente e felice da un lato, l’indiavolata verve ritmica dall’altro. E poco importa se le melodie sono varianti o reminiscenze di brani già usati dall’autore. La cabaletta di Dorvil, ad esempio, procede in modo simile al terzetto dell’Inganno felice e nel finale, che inizia con un terzettino, il materiale ritmico-melodico è in gran parte sviluppato su precedenti microstrutture. Rossini compone e scompone a modo suo le forme tradizionali del melodramma e le ricompone poi in modo mirabile assicurando da un lato il divertimento sin quasi al parossismo, e dall’altro la perfetta caratterizzazione dei ruoli. Una novità compositiva è affermata nel quartetto «Sì, che unito a cara sposa» con la scrittura in “falso canone” attraverso la quale l’autore riesce a creare ilarità e massima confusione. La prima veneziana, allestita nel Teatro San Moisé, non incontrò i favori entusiastici del pubblico e l’opera scomparve dai cartelloni nei decenni successivi per ricomparire solo dopo il secondo dopoguerra.
Una scala a vista
dall’intervista a Damiano Michieletto, a cura di Franco Pulcini
La prima volta che ho letto il libretto della Scala di seta, ho osservato che si tratta di una commedia giocata negli ambienti interni di una casa, di un appartamento. Il libretto parla di varie stanze, ma prevede un unico luogo, una camera, in cui tutti i personaggi convergono. Io ho invece previsto anche questi altri luoghi citati, e ho trasformato lo spazio visibile in un miniappartamento contemporaneo, in cui vive Giulia, la protagonista. Ho fatto questa lieve trasformazione per poter meglio ricreare il gioco teatrale del libretto. Volevo divenisse il più possibile divertente, restando al servizio della storia. Il mio intento era riuscire a raccontare l’intreccio in maniera allegra e giocosa. Avevo bisogno di uno spazio che permettesse di recitare con brio e senso del comico. Le varie stanze di questo appartamento, in realtà, sono un grande spazio aperto, perché ho tolto tutti i muri, anche se in alto sono indicati come nel disegno di una piantina. Però i personaggi che calcano la scena recitano come se i muri ci fossero veramente. Per rendere leggibile questo gioco scenico, lo spettatore vede la rappresentazione riflessa in uno specchio in alto, dove i muri sono tracciati. È come la piantina di un miniappartamento che si anima: un doppio spettacolo, uno di fronte e l’altro dall’alto, (…) Il teatro si serve spesso di questo stratagemma scenografico. L’idea iniziale era quella di fare uno spettacolo con oggetti e puntare sulla recitazione e sulla mimica dei cantanti la di fare uno spettacolo con oggetti e puntare sulla recitazione e sulla mimica dei cantanti- attori. Loro devono sempre recitare con porte inesistenti che si aprono e si chiudono, con gente che batte pugni su un muro immaginario o che ci appoggia l’orecchio per spiare. È surreale, ma fa parte della vita del teatro, che è anche fatta di finzione.
BIGLIETTERIA
C.so Strada Nuova 136 - Pavia
Aperta dal lunedì al sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle 17 alle 19
Aperta un’ora prima di ogni spettacolo
Tel. 0382-371214
Dal 26 ottobre sono in vendita i biglietti per La scala di seta e tutte le altre opere in cartellone.
PREZZI
Da 55 euro (platea e palchi centrali) a 14 euro (posti in piedi non numerati).
Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, anche per le scuole e gli studenti universitari.
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org ACQUISTO ON LINE
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