TEATRO LIBERO - Milano Via Savona 10
ULISSE, il ritorno
viaggio poetico nell'uomo e nell'oggi
progetto, drammaturgia e regia
di Corrado d'Elia
di Corrado d'Elia
con Sara Bertelà, Giovanni Franzoni e Franco Ravera
assistente alla regia Andrea Finizio
scene Fabrizio Palla
luci Alessandro Tinelli
fonica Giulio Fassina
produzione Teatro Libero
INFO E PRENOTAZIONI 02.8323126 biglietteria@teatrolibero.itIntero: € 21,00 Under 26: € 17,00 Over 60: € 13,00 allievi con carta TP CARD: € 10,00
ORARIO SPETTACOLI Dal lunedì al sabato ore 21:00 domenica riposo
ORARIO BIGLIETTERIA Dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 19:00
Nei giorni di spettacolo: da lunedì a venerdì fino alle 21:30 sabato dalle 19:00 alle 21:30
SCENA 0 - PROEMIO
- Che cos'è il tempo? -
SCENA 1 - L'ACCOGLIENZA DELL'OSPITE
- luogo del quasi arrivo -
SCENA 2 - CICLOPI
- al confine -
SCENA 3 - CALIPSO
- lo sguardo perduto -
SCENA 4 - LA DISCESA NELL'ADE
- l'ultima polaroid -
SCENA 5 - MENTORE, L'AMICO
- Utopie -
SCENA 6 - CIRCE
- L'ultimo giorno -
SCENA 7 - TRA SCILLA E CARIDDI
- Girare in tondo -
SCENA 8 - NAUSICAA
- il giorno di festa -
SCENA 9 - ALCINOO
- l'uomo che salva i libri -
SCENA 10 – GLI ATTORI
- la vita -
SCENA 11 - RIPRESA QUADRO PRIMO
- luogo del quasi arrivo -
In scena dal 27 giugno al 13 luglio a Teatro Libero il nuovo, attesissimo spettacolo di Corrado d'Elia. Una drammaturgia originale, che indaga la necessità di “tornare a casa”, a noi stessi, a quello che più ci appartiene... Alla ricerca del senso stesso del nostro viaggiare.
Il racconto di Omero è solo il punto di partenza.
Come nei viaggi che si rispettano, salpiamo, pieni di eccitazione, senza davvero sapere dove arriveremo e cosa troveremo all'arrivo. Questo in fondo è il nostro spettacolo, un viaggio poetico nell'uomo e nell'oggi, una riflessione necessaria sul contemporaneo, sui disastri del nostro tempo e su cosa vuol dire oggi essere artisti. In un’epoca in cui non si respirano più sogni, gli ideali muoiono, e l’etica e l’utopia vanno scomparendo, come non fermarsi per un po' e chiedersi: “Chi siamo? E dove stiamo andando?”. Ecco che dunque la necessità di "tornare a casa" vuole dire innanzitutto tornare a noi stessi, a quello che più ci appartiene, a quello che davvero siamo e che forse col tempo ci siamo dimenticati di essere. Tornare all'inizio, dunque, al nostro primo sguardo, ai nostri primi ricordi, per comprendere come eravamo e come avremmo forse dovuto essere.
Tre personaggi, tre naufraghi della vita, che insieme, in uno spazio che è insieme teatro, imbarcazione e sala da ballo, raccontano la propria storia, mentre presente e passato si confondono in un'atmosfera onirica e malinconica.
Sullo sfondo il continuo rimando ai personaggi di Omero, ma soprattutto alle atmosfere profonde e poetiche dei film di Theo Angelopoulos, regista greco da poco scomparso, cui è dedicato lo spettacolo.
Un grande omaggio al teatro e alla sua forza vitale, impulsiva e purificatrice.
Commenti in corso di "viaggio":
ULISSE IL RITORNO: DIARIO DI VIAGGIO (a cura di Serena Lietti) Inizia una nuova settimana, portandosi con sé un copione ormai definitivo, tra tagli, riscritture e nuove idee. Una creazione continua, dal primo giorno di prove a oggi, che ha impreziosito il testo attraverso il lavoro di gruppo e il continuo confronto con gli attori e il loro sentire. All’ombra della guerra
, in un costante rimando al declino dell’oggi, Ulisse incede attraverso luoghi dimenticati e ritrovati, sotto la pioggia, tra la neve, nella nebbia. Nel peregrinare avanti e indietro nel tempo incontra figure dai rimandi omerici, che sono al contempo personaggi, attori e uomini. Alcune scene hanno ormai una forma quasi definita, ci si muove con sicurezza. Si procede così sistemando le altre: gli attori seguono liberamente la spontaneità del momento, prima sotto l’intelligente e sensibile guida dell'assistente Andrea Finizio, per poi proporle a Corrado. Passo dopo passo lo spettacolo prende vita…
Note e commenti
Lo spettacolo ha debuttato ieri sera, giovedì 27 giugno 2013, di fronte ad un pubblico entusiasta e numeroso come sempre trepidante per vedere cosa avesse ideato il beniamino del pubblico milanese Corrado D'Elia con questa sua attesissima visione del dramma (?) di Ulisse.
La scena si apre (..) su di una serie di tavoli da osteria, sotto file di luminarie, l'idea che ho avuto è che si fosse in riva al mare, "il mare migliore è quello che non abbiamo navigato". Parte la musica, che come sempre ha una importanza vitale e che connota tutto il resto come un giro di danza con pause dove si inseriscono le varie scene come sopra, il richiamo all'Ulisse della letteratura e molto più lieve che non il richiamo alla contemporaneità oppure alla universalità dei sentimenti dei personaggi che cambiano "maschera" ma che in fondo sono facce diverse dei sentimenti che proviamo ognuno di noi.
Due microfoni ai tavoli di lato esterno amplificano le voci quando la frase vuole essere più scolpita, il resto detto a voce naturale, quasi sussurrato non vuole essere "lapidario" ma evocativo delle paure, delle nostalgie del ritorno, del luogo dove siamo che non è (purtroppo) quello dove vorremo essere.
Il protagonista (Giovanni Franzoni) forse Ulisse, forse un figlio, forse un amante, forse un viaggiatore qualunque, si confronta di volta in volta con Nausicaa, la madre, la moglie (Sara Bertelà), mentre Franco Ravera è padre, autista (che non vede nella nebbia), ma direi anche "impresario".
Se per un navigante il mare migliore è quello "non navigato" ecco che per l'attore "lo spettacolo migliore" è quello che non sarà rappresentato. Infatti D'Elia nella sua creazione dramamturgica ha scadagliato i sentimenti dell'uomo ma anche il suo personale approccio con la creazione, scena prima e ultima, con il protagonista (Giovanni Franzoni) che riceve "dall'impresario" (Franco Ravera) la notizia che "il suo spettacolo non si farà".
Quello che ho apprezzato particolarmente è il lavoro della regia, semplicemente linda, un lavoro che si snoda come una tranquilla serata notturna, fatta di movimenti dolci, danza e musica, e senza mai alzare più di tanto in toni.
Commenti in corso di "viaggio":
ULISSE IL RITORNO: DIARIO DI VIAGGIO (a cura di Serena Lietti) Inizia una nuova settimana, portandosi con sé un copione ormai definitivo, tra tagli, riscritture e nuove idee. Una creazione continua, dal primo giorno di prove a oggi, che ha impreziosito il testo attraverso il lavoro di gruppo e il continuo confronto con gli attori e il loro sentire. All’ombra della guerra
, in un costante rimando al declino dell’oggi, Ulisse incede attraverso luoghi dimenticati e ritrovati, sotto la pioggia, tra la neve, nella nebbia. Nel peregrinare avanti e indietro nel tempo incontra figure dai rimandi omerici, che sono al contempo personaggi, attori e uomini. Alcune scene hanno ormai una forma quasi definita, ci si muove con sicurezza. Si procede così sistemando le altre: gli attori seguono liberamente la spontaneità del momento, prima sotto l’intelligente e sensibile guida dell'assistente Andrea Finizio, per poi proporle a Corrado. Passo dopo passo lo spettacolo prende vita…
Note e commenti
Lo spettacolo ha debuttato ieri sera, giovedì 27 giugno 2013, di fronte ad un pubblico entusiasta e numeroso come sempre trepidante per vedere cosa avesse ideato il beniamino del pubblico milanese Corrado D'Elia con questa sua attesissima visione del dramma (?) di Ulisse.
La scena si apre (..) su di una serie di tavoli da osteria, sotto file di luminarie, l'idea che ho avuto è che si fosse in riva al mare, "il mare migliore è quello che non abbiamo navigato". Parte la musica, che come sempre ha una importanza vitale e che connota tutto il resto come un giro di danza con pause dove si inseriscono le varie scene come sopra, il richiamo all'Ulisse della letteratura e molto più lieve che non il richiamo alla contemporaneità oppure alla universalità dei sentimenti dei personaggi che cambiano "maschera" ma che in fondo sono facce diverse dei sentimenti che proviamo ognuno di noi.
Due microfoni ai tavoli di lato esterno amplificano le voci quando la frase vuole essere più scolpita, il resto detto a voce naturale, quasi sussurrato non vuole essere "lapidario" ma evocativo delle paure, delle nostalgie del ritorno, del luogo dove siamo che non è (purtroppo) quello dove vorremo essere.
Il protagonista (Giovanni Franzoni) forse Ulisse, forse un figlio, forse un amante, forse un viaggiatore qualunque, si confronta di volta in volta con Nausicaa, la madre, la moglie (Sara Bertelà), mentre Franco Ravera è padre, autista (che non vede nella nebbia), ma direi anche "impresario".
Se per un navigante il mare migliore è quello "non navigato" ecco che per l'attore "lo spettacolo migliore" è quello che non sarà rappresentato. Infatti D'Elia nella sua creazione dramamturgica ha scadagliato i sentimenti dell'uomo ma anche il suo personale approccio con la creazione, scena prima e ultima, con il protagonista (Giovanni Franzoni) che riceve "dall'impresario" (Franco Ravera) la notizia che "il suo spettacolo non si farà".
Quello che ho apprezzato particolarmente è il lavoro della regia, semplicemente linda, un lavoro che si snoda come una tranquilla serata notturna, fatta di movimenti dolci, danza e musica, e senza mai alzare più di tanto in toni.
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