Martedì 18 aprile 2017 alle ore 21.
LA STAGIONE DI MUSICA AL FRASCHINI
Il Maestro Daniele Gatti ritorna al Teatro Fraschini di Pavia per dirigere la Mahler Chamber Orchestra.
Il programma prevede:
Anton Webern: Langsamer Satz (trascrizione di Gerard Schwarz per orchestra d’archi)
Franz Schubert: Sinfonia n. 3 in re maggiore, D. 200
Anton Webern: Fünf Sätze op. 5
Franz Schubert: Sinfonia n. 6 in do maggiore "Die Kleine", D. 589
La Mahler Chamber Orchestra, fondata nel 1997 da un gruppo di amici, è diventata uno degli ensemble più interessanti dal punto di vista artistico e di maggior successo all’interno del panorama musicale internazionale. La MCO è un’orchestra internazionale e indipendente che si esibisce ai massimi livelli in giro per il mondo per circa duecento giorni all’anno. I quarantacinque membri stabili della MCO provengono da venti diversi Paesi europei. La MCO ha una struttura organizzativa democratica, in cui il Consiglio e la Direzione dell’Orchestra prendono le decisioni di comune accordo con i suoi membri.
Il momento cruciale per la MCO è arrivato nell’estate del 1998, in occasione di una produzione del Don Giovanni di Mozart diretto da Claudio Abbado al Festival Lirico di Aix-en-Provence. Daniel Harding, insieme al fondatore Claudio Abbado, è il direttore d’orchestra che ha influito maggiormente nel processo evolutivo della MCO: a partire dal 1998 ha intessuto una strettissima collaborazione con la MCO, venendo poi insignito del titolo di ‘Conductor Laureate’ nel 2011.
Il pianista norvegese Leif Ove Andsnes è diventato ‘Artistic Partner’ ufficiale dell’Orchestra nel 2012, quando ha dato vita al progetto quadriennale “The Beethoven Journeyˮ che prevede l’esecuzione e registrazione dei cinque Concerti per pianoforte e della Fantasia Corale di Beethoven. Il ciclo completo è attualmente disponibile sotto forma di un cofanetto pubblicato da Sony Classical che si è guadagnato i favori della critica. Il New York Times lo ha da poco inserito fra i “Best of 2014ˮ. Il Guardian ha commentato: “Sarà difficile trovare un pianista e un’orchestra tanto affiatatiˮ, mentre Gramphone ha scritto: “Questa straordinaria collaborazione va oltre l’eccezionale musicalità... emergono un senso di scoperta continua e un modo particolare di vivere la musicaˮ. La stagione 2014/2015 segna il termine dei questo “Viaggioˮ all’interno dell’universo Beethoven con esibizioni del ciclo completo e residenze in tutto il mondo.
La MCO ha instaurato una collaborazione artistica con il direttore d’orchestra italiano Daniele Gatti a partire dal 2010, quando insieme hanno realizzato una strepitosa “Lulu“ a Vienna. Le collaborazioni recenti includono un concerto in memoria di Claudio Abbado al Dresden Music festival 2014 e un programma tutto dedicato a Mendelssohn al LUCERNE FESTIVAL nell’estate del 2014. secondo il Corriere della Sera, l’interazione fra la MCO e Daniele Gatti porta a “Una potenza sinfonica che affonda le basi sulla più raffinata musica da cameraˮ (ottobre 2013).
DANIELE GATTI
Ha studiato e si è diplomato in composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. E’ il nuovo Chief Conductor della Royal Concertgebouw Orchestra, nomina che gli è stata conferita nel settembre 2016, in occasione dei concerti inaugurali della stagione.
Ha ricoperto ruoli di prestigio presso importanti enti sia sinfonici (Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Royal Philharmonic Orchestra, Orchestre National de France) che operistici (Royal Opera House Covent Garden di Londra, Teatro Comunale di Bologna, Opernhaus di Zurigo).
Tra le orchestre che dirige regolarmente: Berliner Philharmoniker, Wiener Philharmoniker, Bayerischer Rundfunk, Orchestra Filarmonica della Scala.
A coronamento delle celebrazioni per l’anno verdiano, ha inaugurato nel 2013 la stagione del Teatro alla Scala con La traviata. Nel 2015 vi ha diretto Falstaff e nello stesso anno ha debuttato in Pelléas et Mélisande al Maggio Musicale Fiorentino.
Per lo scorso anno ricordiamo una tournée con la Mahler Chamber Orchestra, di cui è Artistic Advisor, a conclusione del ciclo delle sinfonie di Beethoven, il ritorno con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il debutto con Tristan und Isolde al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e l’inaugurazione della stagione del Teatro dell’Opera di Roma con Tristan und Isolde.
Una tournée negli USA (tra cui New York, Carnegie Hall) e una serie di concerti al Musikverein di Vienna con l’Orchestre National de France; diverse date alla Philharmonie di Berlino con i Berliner Philharmoniker e una tournée europea dedicata ai festival estivi con la Royal Concertgebouw Orchestra, con cui ha anche iniziato un ciclo di concerti dal titolo “RCO meets Europe”, che coinvolge i 28 paesi dell’Unione Europea nell’arco di tre stagioni. “RCO meets Europe” comprende il progetto “Side by Side”che prevede la partecipazione di musicisti delle orchestre giovanili locali all’esecuzione del primo brano in programma, accanto ai professori della RCO. Unica tappa italiana è stata al Lingotto di Torino.
Quest’anno ha recentemente ultimato una tournée in Cina e Singapore con la Royal Concertgebouw Orchestra, che dirigerà in Salome alla De Nationale Opera di Amsterdam e in una nutrita serie di concerti. Ha diretto l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Das Paradies und die Peri all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Tornerà al Teatro alla Scala con Die Meistersinger von Nürnberg e sarà alla guida dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Effettuerà una tournée europea con la Mahler Chamber Orchestra e inaugurerà la stagione del Teatro dell’Opera di Roma con La damnation de Faust.
Daniele Gatti è stato insignito, quale miglior direttore per il 2015, del Premio Franco Abbiati della Critica Musicale Italiana e nel 2016 ha ricevuto l’ onorificenza di Chevalier de la Légion d’Honneur della Repubblica Francese, per i meriti acquisiti durante la sua attività di Direttore Musicale dell’Orchestre National de France.
NOTE DEL CONCERTO A CURA DI MARIATERESA DELLABORRA
Entrambi i brani di Anton Webern nascono come quartetti e vengono poi strumentati per orchestra d’archi rispettivamente da Gerard Schwarz nel 1992 e dall’autore stesso nel 1929. E ancora, entrambi i pezzi risalgono al periodo giovanile vissuto da Webern sotto la guida di Arnold Schoenberg. Langsamer Satz (letteralmente Movimento lento) è completato nel giugno 1905 (ma eseguito per la prima volta solo nel 1962) durante una felice vacanza con la cugina Wilhelmine Mörtl, in seguito sua moglie, e risente dello stato d’animo positivo, se non addirittura raggiante, del ventenne. È impostato secondo la scrittura tonale e concepito con strutture desunte dalla tradizione tardo romantica, ma fonda l’intera ideazione su contrasti dinamici o ritmici e impiega i timbri strumentali in modo inconsueto, talora richiedendo la sordina. A questi si aggiunge una ricca serie di idee tematiche, ampiamente rielaborate non nelle consuete modalità, ma in modo originale, a conferma dell’intenso travaglio vissuto dal compositore in quel preciso momento storico. In effetti, uscito nel 1908 dalla scuola di Schoenberg, Webern dà avvio a un nuovo stile e i Cinque pezzi op. 5 rivestono un ruolo molto importante in questa direzione. Nati sotto la diretta influenza dei quartetti di Schoenberg e di Berg, si impongono per la loro brevità e densità. Al loro interno seguono un’organizzazione coerente: i movimenti rapidi (nn.1 e 3) sono alternati a quelli lenti (2 e 4) e conclude un Moderato. La concentrazione estrema del materiale musicale diventa l’obiettivo primario del compositore. Ad eccezione infatti del primo movimento, Heftig bewegt, caratterizzato da un certo sviluppo tematico e dalla contrapposizione di tecniche esecutive diverse (arco/pizzicato), i restanti tempi si dipanano nell’arco di poche misure. Sehr langsam propone una breve linea melodica condivisa dai diversi strumenti su un pedale, creando effetti timbrici inediti; Sehr bewegt è fondato su contrasti espressivi talora molto violenti; Sehr langsam riprende concettualmente il secondo pezzo, assegnando al silenzio un forte ruolo espressivo; In zarter bewegung introduce il dialogo fra il violoncello e gli altri strumenti attraverso brevi incisi tematici, ripetizioni quasi ostinate, contrasti dinamici che trasmettono un senso di grande tensione. Nell'estate del 1928 Webern rivisitò i cinque movimenti, adattandoli per orchestra d'archi. I cambiamenti non furono rilevanti (qualche raddoppio, una precisa distinzione tra solo e tutti e una certa ridistribuzione di parti), anche se l'aumento dell’organico (Webern auspicava che fosse disponibile un’orchestra di 80 strumentisti) dona un'aria più drammatica ad alcuni dei pezzi. Ancora nel 1929 apportò cambiamenti e la versione definitiva fu approntata nel 1930.
Come la prima, la terza sinfonia di Franz Schubert è in re maggiore, tonalità che richiama immediatamente un’altra sinfonia: la seconda di Beethoven, pagina che Schubert annoverava tra le preferite. Iniziata il 24 maggio 1815 e completata nel luglio di quell’anno (dunque nell’arco di pochi mesi, ben diversamente da quello che contraddistinguerà in generale la sua ideazione), l’opera risente di una ispirazione felice: è concisa, coerente in tutte le sue parti, ricca da un punto di vista orchestrale perché si avvale della presenza considerevole dei fiati, e una sorta di vena popolare scorre attraverso i quattro movimenti. Il primo si apre con un’introduzione lenta cui segue un Allegro con brio dominato da due idee tematiche affidate all’oboe e al clarinetto, molto vicine tra loro, sviluppate attraverso ampi contrasti dinamici (forte/piano, crescendo/diminuendo, sforzando). L’Allegretto subisce l’influsso di Haydn e di Mozart ma l’impronta liederistica domina la melodia principale affidata al clarinetto e ripresa periodicamente dagli altri strumenti a fiato su un accompagnamento essenziale degli archi.
Anche il Minuetto. Vivace con il suo trio è dominato da un’atmosfera rustica e il Finale Presto vivace travolge per il suo ritmo brillante di tarantella e per l’esuberanza della scrittura che rende omaggio a Rossini e alla musica italiana in genere.
La sinfonia n. 6, pur conosciuta con il sottotitolo di piccola (per distinguerla dalla nona, detta grande), non è affatto opera di dimensioni o di organico ridotti. La formazione dell’orchestra è infatti identica a quella della terza e anche il clima generale e l’ideazione formale la avvicinano a quella composizione, da cui la separa solo un anno. Se pure si ode un richiamo allo spirito rossiniano, l’ispirazione è autenticamente schubertiana per la grazia e la spontaneità delle melodie, la delicatezza dell’orchestrazione, la pacatezza generale degli andamenti. L’Adagio è seguito da un Allegro dominato dai fiati per una prima sezione che ricorda molto Haydn, e quindi dagli archi. L’Andante seguente è un delizioso e celestiale momento dominato dalla felicità melodica più efficace che Schubert abbia saputo dispiegare. Lo Scherzo occhieggia a Beethoven (settima sinfonia) e l’Allegro moderato finale, in forma di rondò, si sviluppa in modo libero e fantasioso.
BIGLIETTERIA
I biglietti del concerto sono in vendita al Teatro Fraschini Costo: da 20 euro a 8 euro.
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214
Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, per le scuole e gli studenti universitari.
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org
ACQUISTO ON LINE www.teatrofraschini.org
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