2015_02_06 Mullova e Dantone sul palco del Fraschini

Venerdì 6 febbraio 2015, alle 21.00
Teatro Fraschini Pavia
MUSICA 2015
VIKTORIA MULLOVA AL FRASCHINI
La violinista russa torna al Teatro Fraschini venerdì 6 febbraio 2015, alle 21.00 con un programma che comprende L’ouverture da Il mondo della luna di Franz Joseph Haydn, Concerto per violino e orchestra op.64  e la Sinfonia n.4 op.90 “Italiana”di Felix Mendelssohn.
Dirige l’orchestra  Ottavio Dantone organista e clavicembalista, diplomatosi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, direttore dell’Accademia bizantina di Ravenna.
La violinista russa Viktoria Mullova, che ha già ottenuto uno strepitoso successo al Teatro Fraschini insieme all’Orchestra da Camera di Mantova nel 2012,  è vincitrice del premio Sibelius e Ciaikovskij, artista versatile (dal barocco alla musica contemporanea e sperimentale) suona uno Stradivari ed un Guadagnini. 

BIGLIETTERIA Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13  e dalle 17 alle 19 (da lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214
Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, per le scuole e gli studenti universitari e dell’Istituto Musicale Vittadini.
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org ACQUISTO ON LINE
Note di Mariateresa Dellaborra
1776-1844: in poco più di un sessantennio (tali sono gli estremi cronologici dei brani in programma: dalla prima prova operistica di papà Haydn per il teatrino di Estheraza sino alla complessa e articolata forma di Mendelsshon a suggello del viaggio in Italia.) si assiste a un radicale cambiamento di gusto, stile e forme nell’ambito della musica, ma più in generale nel mondo dell’arte e della cultura. Se l’ouverture de Il mondo della luna con i suoi contrasti dinamici, la brillantezza delle idee melodiche e il ritmo incalzante immette in poco meno di cinque minuti nello spirito fantastico di uno dei più famosi libretti goldoniani, la quarta sinfonia op. 90, sottotitolata «italiana», conferma come il giovane Felix, tra il 1830 e il 1837 abbia trovato la propria dimensione ideale nell’ambito delle grandi pagine orchestrali, dopo aver tratto ispirazione dalle composizioni di Mozart e di Beethoven. Nei quattro movimenti che compongono il brano, Mendelsshon lascia sgorgare un’abbondante vena melodica e dà spazio a equilibrati contrasti ritmici che ne diventeranno la cifra distintiva. Come in altre opere “a programma”, la suggestione suggerita dal sottotitolo è solo esteriore. Di italiano (come accadrà nella terza sinfonia “scozzese”) si sente solo l’influsso dei temi e dei ritmi popolari che vengono re-interpretati con grande libertà. La struttura rispetta la tradizione dei quattro movimenti nei quali abbondano temi che spesso si sovrappongono in un contrasto animato. La strumentazione è tesa a valorizzare in modo innovativo i timbri delle singole famiglie strumentali. Particolarmente interessanti a tal proposito il secondo movimento, di grande intensità espressiva grazie all’impiego pressoché esclusivo degli strumenti a fiato, e il travolgente Salterello finale che rivela la simpatia per le danze popolari. 
Tra le due composizioni sinfoniche, trova perfetta collocazione uno dei brani più amati dal pubblico e dagli interpreti: il concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64 di Mendelssohn, composto nel 1844, tre anni prima della morte. È una pagina affascinante per il felice connubio tra il virtuosismo marcato e ricco, che appaga l’interprete, e il contenuto poetico, che incatena il pubblico. Né la struttura, né la scrittura armonica o melodica presentano elementi innovativi: colpisce e sorprende tuttavia il sapiente collegamento tra il movimento centrale lento e i due estremi veloci oltre al modo in cui il canto del violino è strettamente intersecato a quello dell’orchestra. Ciò è evidente soprattutto nel movimento iniziale che si conclude con la celebre cadenza scritta dall’autore con la supervisione del primo interprete Ferdinand David. Se i temi dell’Allegro molto appassionato si mantengono entro limiti tonali ben definiti (i cromatismi sono presenti solo alla fine della ripresa e alla fine della coda), quelli del movimento centrale - Andante – invece sembrano uscirne. Il terzo tempo - Allegretto non troppo. Allegro molto vivace - prospetta al virtuoso una gamma molto vasta di effetti scintillanti. Il tema principale di questo finale ricorda quello del primo tempo e racchiude, come è stato ben sottolineato, tutta la ricchezza delle invenzioni dello spirito classico, senza mai cedere al formalismo.

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