2014_02_14 LaVerdi un San Valentino in musica festeggiabile con un bel concerto

Stagione sinfonica del ventennale,  21° programma sinfonico de laVerdi, che - diretta da Zhang Xian - ospiterà all'Auditorium di Milano, venerdì 14 e domenica 16 febbraio, due star internazionali del calibro del croato Radovan Vlatkovic (corno) e del cinese Jian Wang (violoncello). Vlatkovic, insieme con le prime parti del laVerdi – i cornisti Sandro Ceccarelli, Giuseppe Amatulli e Fabio Cardone, eseguirà il Konzertstück per quattro corni di Schumann, mentre Wang sarà alle prese con il Concerto per violoncello e orchestra dello stesso Schumann.

Venerdì 14 febbraio 2014_02_14 ore 20.00
Domenica 16 febbraio 2014_02_16 ore 16.00
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2013/14 “del Ventennale”
Schubert e Schumann
violoncellista Jian Wang
cornista Radovan Vlatkovic
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Zhang Xian
L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, sempre guidata dalla bacchetta del suo direttore musicale Zhang Xian, si rituffa nella Mitteleuropa per affrontare un programma  - il 21° della Stagione del Ventennale – dalle forti tinte emotive, dedicato a Robert Schumann e Franz Schubert.
Venerdì 14 (ore 20.00) e domenica 16 (ore 16) febbraio, l’Auditorium di Milano in largo Mahler ospiterà due star internazionali: il cornista croato di nazionalità austriaca Radovan Vlatkovic, Artista Residente de laVerdi e legato alla “scuderia” di largo Mahler da un lungo rapporto di amicizia e collaborazione,  e il violoncellista cinese Jian Wang, al debutto all’Auditorium di Milano. Entrambi legati in questa speciale occasione nel nome di Schumann: Vlatkovic, insieme con le prime parti del laVerdi – i cornisti Sandro Ceccarelli, Giuseppe Amatulli e Fabio Cardone – si esibirà nel Konzertstück op. 89 del compositore di Zwickau, mentre Wang nel Concerto per violoncello e orchestra in La min op. 129.
La seconda parte del programma è invece all’insegna del sinfonismo puro: laVerdi sarà alle prese con una pietra miliare dell’Ottocento musicale: la Sinfonia n. 9 in Do maggiore di Schubert. Il compositore viennese compose la sua nona sinfonia nell'estate del 1825 e la portò all'orchestra della Gesellschaft der Musikfreunde perché fosse eseguita. L'orchestra però rifiutò l'incarico, trovandola troppo difficile. L'autore a questo punto accantonò la partitura, che fu ritrovata nel 1838 proprio da Schumann tra centinaia di manoscritti in casa del fratello del compositore. La prima esecuzione avvenne a Lipsia nel 1839, con Mendelssohn alla direzione della Gewandhaus; l’ultima esecuzione de laVerdi risale alla Stagione sinfonica 2009/10, direttore Helmuth Rilling.
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano fondazione Cariplo, orari apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org biglietti euro 31,00/23,50/18,00/13,00).

Venerdì 14 febbraio 2014_02_14, nel Foyer del primo piano dell'Auditorium (ore 18.00, ingresso libero), ci sarà la conferenza con guida all’ascolto del programma, dal titolo Schumann e Schubert, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, relatore Enrico Reggiani. 

Programma
Anche quando scrive per il suo amato pianoforte, Robert Schumann preferisce collocare le melodie nel registro centrale, quello che ha i toni caldi e morbidi del baritono, dividendo i disegni di accompagnamento fra trine sopranili all’acuto e solide fondamenta al basso. Ottiene il massimo risultato quando si affida al violoncello in quella meraviglia di canto strumentale che è l’estremo Concerto op. 129: il solista elabora melodie dolci e struggenti, a bassa voce, assieme a un’orchestra che lo avvolge e sostiene, senza contrasti e forzature, in puro dialogo, anzi in simbiosi, lontano da ogni dialettica. 
Non c’è dialettica neppure nel curioso Konzertstück op. 89, stimolato dalle nuove risorse espressive del moderno corno a pistoni, dalla scrittura per ottoni di Wagner, dall’interesse di sempre per i suoni bruniti dello strumento simbolo dell’orchestra romantica.  Più che come concerto in tre movimenti, si snoda come tre momenti diversi di un coro a quattro voci pari, maschili e senza parole. 
Chiude il grande Schubert della Sinfonia n. 9 in Do maggiore, immensa e fluente con le sue melodie infinite, affidate ad archi e fiati, soprattutto a corni, per cantare nel registro più naturale, quello centrale. a cura di Enzo Beacco 

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