2019_03_07 Fazil Say e il Palazzo che cammina a laVerdi

Giovedì 7 marzo 2019, ore 20.30
Venerdì 8 marzo 2019_03_08, ore 20.00
Domenica 10 marzo 2019_03_10, ore 16.00
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2018/2019
Fazil Say e il Palazzo che cammina
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Fa maggiore K 37
Fazıl Say "Yürüyen Köşk" for piano and strings
Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Do minore op. 37
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore e solista Fazıl Say
Il grande direttore, pianista e compositore turco torna all’Auditorium con Mozart, Beethoven e Say

Dopo il debutto nel 2017 (30,31 marzo e 2 aprile) Fazil Say, pianista, compositore, direttore d'orchestra e acclamato jazzista, torna a dirigere l’Orchestra Verdi all’Auditorium di largo Mahler con due capolavori per pianoforte e orchestra: il primo concerto per pianoforte e orchestra n. 1 (in Fa maggiore K 37) composto da Mozart a soli 11 anni e uno dei più noti ed eseguiti concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven il terzo. Inoltre sul palco dell’Auditorium il celebre musicista turco porta una sua recente composizione per pianoforte e orchestra intitolata Yürüyen Kösk (Il palazzo che cammina) in omaggio a Mustafa Kemal Atatürk, padre della Turchia moderna e amante della natura al punto che, nel 1930, per salvare un platano fece spostare di diversi metri la costruzione di un edificio che avrebbe successivamente donato al suo popolo. Un gesto di rispetto e generosità che il pianista e compositore turco ha voluto ricordare con la sua musica emozionante e coinvolgente. Nelle sue composizioni Fazil Say fonde esperienze musicali che vanno dal folklore alle sonorità jazz e alle atmosfere del repertorio classico europeo, di cui è uno dei più apprezzati interpreti. Artista geniale e versatile dal talento multiforme Fazil Say non è mai scontato, sia che sieda al pianoforte per eseguire Beethoven o Mozart, sia che esegua la sua musica orientata a creare un ponte ideale tra Oriente e Occidente. Nato nella capitale turca nel 1970, Fazil Say è sulla scena internazionale da oltre venticinque anni; ha suonato con le orchestre e i direttori più importanti e nelle più famose sale del mondo, mantenendo intatta la sua capacità di emozionare e di coinvolgere il pubblico con interpretazioni che arrivano dritte al cuore. Le sue performances sono leggendarie: Fazil Say usa le dita, le mani, i gomiti, il collo, la testa, la bocca, la voce, il corpo intero. “Non possiamo suonare Mozart semplicemente con le dita – ha dichiarato una volta – La sua musica ha bisogno di essere assorbita dal nostro corpo, dal nostro essere, dalla nostra vita. Dobbiamo viverla, respirarla. Ho tanto cercato di raggiungerla e poter essere degno di lei”

Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org  www.vivaticket.it.

Note al Programma
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Fa maggiore K 37
Composto nell’aprile 1767 a soli 11 anni, l'opera segna il passo successivo a quello della trascrizione per un organico più "ampio" delle tre sonate di Johann Christian Bach, compiuto dal piccolo Mozart, rappresentato dai quattro concerti per pianoforte e orchestra K 37, K 39, K 40 e K 41, composti tra l'aprile e il luglio 1767, a Salisburgo. I quattro concerti sono lavori basati su materiale (per clavicembalo) di altri compositori, tanto che lo stesso Leopold non li inserì nel catalogo delle opere del figlio, redatto nel 1768, in quanto forse rappresentavano parte di quel repertorio che il giovane Mozart avrebbe dovuto eseguire nel giro dei suoi successivi concerti a Vienna.
Mozart, nei suoi primi quattro concerti, ha basato ogni movimento su una sonata per pianoforte composta da qualcun altro. La pratica di prendere in prestito, adattare e organizzare pezzi di altri compositori era comune nelle opere del giorno, e gli studiosi ritengono che Leopold Mozart volesse che suo figlio conoscesse la scrittura orchestrale e, più specificamente, con il mezzo del concerto.
In effetti, potrebbe essere che Leopold Mozart avesse concepito questo come metodo di insegnamento compositivo. Questo è forse supportato da due fatti: in primo luogo, Leopold ha escluso i primi quattro concerti dalla sua lista del 1768, suggerendo che potrebbe non averli considerati vere composizioni da suo figlio. In secondo luogo, gli autografi delle quattro opere sono i prodotti congiunti di Mozart e Leopold (sebbene K. 41 sia principalmente nella mano di Leopold da solo). I concerti furono organizzati nel 1767, quando Mozart aveva undici anni, dopo una lunga permanenza a Parigi. Fu durante questa tappa del tour che Mozart conobbe i compositori Johann Gottfried Eckard, Johann Schobert, Hermann Friedrich Raupach e Leontzi Honauer, dalle cui sonate prese in prestito e arrangiava i movimenti nella forma del concerto.

Fazıl Say Yürüyen Köşk (Il palazzo ambulante)- Hommage à Atatürk, op. 7.
Con questa composizione del 2017 Fazıl Say omaggia Mustafa Kemal Atatürk, padre della Turchia moderna. Infatti nel 1930, in un episodio biografico divenuto ormai leggendario, egli decise di salvare un platano spostando una fattoria che avrebbe successivamente donato alla sua gente. Un episodio ben noto che mostra il fondatore della moderna Turchia, come un progressista amante della natura: un gesto di rispetto e generosità che il pianista e compositore turco ha voluto ricordare con questo concerto.
Yürüyen Köşk – Hommage à Atatürk, op. 7 - il cui titolo significa “il palazzo che cammina” - è un ampio brano diviso in quatto movimenti (Illuminazione – Lotta contro l’oscurità – Credere nella vita – Il platano) ed esiste in due versioni, per pianoforte solo – che costituisce la quarta parte di The Art of the Piano - e per quintetto. È ispirato ad un episodio della vita di Atatürk, il padre della Turchia moderna, che in una sua proprietà fondò una “fattoria del popolo” per incoraggiare le pratiche agricole moderne. Quando un platano crebbe così tanto da rendere necessario tagliarne un ramo per non danneggiare un edificio che sorgeva lì vicino, Atatürk decise piuttosto di spostare il palazzo di qualche metro, con una complessa opera di ingegneria. Poi donò al popolo turco questa proprietà e tutti gli altri suoi beni. In questo concerto poetico e coinvolgente Fazil Say riesce a far dialogare il mondo della musica classica europea con la tradizione musicale turca. Un risultato esaltato dalla sua tecnica brillante e sempre capace di sorprendere.

Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Do minore op. 37
Beethoven compose il Concerto in Do minore, il terzo tra quelli ufficialmente pubblicati col numero d’opera, tra gli anni 1800-1801. Il lavoro, edito nel 1804 come op. 37, era stato eseguito personalmente da Beethoven a Vienna il 5 aprile 1803, con esiti poco felici, sia di critica che di pubblico. L'anno dopo l’opera veniva pubblicata, incontrando un successo che ne ha fatto per tutto l'Ottocento il concerto pianistico beethoveniano più eseguito.
Questo concerto occupa una posizione centrale nella storia del concerto beethoveniano, segnando un’importante tappa nell’evoluzione del repertorio pianistico con orchestra. Se infatti in esso la struttura e il rapporto fra solista e orchestra sono ancora improntati al modello del concerto classico, la scrittura pianistica sovente se ne distacca, assumendo tratti di inconfondibile originalità. Anche rispetto ai primi due Concerti per pianoforte, il terzo si impone per un linguaggio più serrato e un uso della tastiera più personale. È il primo pezzo per strumento solista e orchestra che rechi inconfondibili le tracce del genio beethoveniano, grazie anche al rapporto che Beethoven instaura tra orchestra e strumento solista, infrangendo la moda di quegli anni che assegnava al pianoforte un ruolo virtuosistico relegando l’orchestra a semplice ruolo di accompagnamento. Qui invece solista e orchestra si oppongono vicendevolmente con pari dignità e intensità drammatica in un confronto sempre vivo e acceso, ponendo così le basi per lo sviluppo del grande concerto classico-romantico.

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