2015_10_09 laVerdi ritorna la Polacca di Tchaikowskij

Venerdì 09 Ottobre 2015_10_09
Domenica 11 Ottobre 2015_10_11 
Auditorium di Milano, largo Mahler 
Stagione Sinfonica 2014/15 
Montagne russe
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi 
La giovane violinista francese debutta con laVerdi nel concerto di Stravinskij. 
Torna in Auditorium la bacchetta di Stanislav Kochanovsky, tra Cajkovskij e Skrjabin

Sarà la giovanissima e talentuosa violinista Solenne Païdassi guest star di questo quarto programma autunnale della stagione sinfonica de laVerdi, in calendario venerdì 9 (ore 20.00) e domenica 11 ottobre (ore 16.00), all’Auditorium di Milano. Esordio italiano nel 2012 ospite di Gioventù Musicale Italiana, la giovane violinista francese, al debutto con laVerdi, sarà impegnata nel Concerto in Re maggiore di Stravinskij, piatto forte di una locandina in “salsa russa” che offrirà al pubblico milanese anche  la Sinfonia n.3 di Cajkovskij, universalmente conosciuta come Polacca, e la Sinfonia n.4 di Skrjabin, Poema dell’estasi. 
Il doppio appuntamento vedrà il ritorno alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi di Stanislav Kochanovsky, dopo il debutto dello scorso giugno: ritroveremo il conductor di San Pietroburgo sul podio di largo Malher a novembre e dicembre. 
In apertura di programma, una nuova Expo Variation di Nicola Campogrande (prima assoluta, commissione laVerdi), dedicata alla Germania.
Martedì 6 ottobre, al M.A.C. in piazza Tito Lucrezio Caro 1 (ore 18.00, ingresso libero), tradizionale conferenza di introduzione al programma: per il ciclo “Aspetti della musica russa”, in collaborazione con l’Associazione Italia-Russia, il musicologo Fausto Malcovati parlerà di “Skrjabin e l’età d’argento dell’arte in Russia”.
(Biglietti: euro 35,00/15,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar – dom ore 14.30 – 19.00, tel. 02.83389401/2/3;  on line:  www.laverdi.org o www.vivaticket.it ).  

Programma
Il Poema dell’estasi con cui si chiude l’impegnativo programma è il primo risultato importante della cruciale rinuncia di Skrjabin alla scrittura pianistica e a quella sinfonica tradizionale. Oltre alle novità dell’orchestrazione, si notano le sperimentazioni di uscita dalle regole armoniche ottocentesche senza stravolgerle (come in quegli anni proponeva Schönberg), inventando nuovi accordi e innovativi sviluppi formali. Spunta anche quella vocazione extramusicale (teosofica) che dominerà i suoi prossimi dieci anni creativi. Insomma un lavoro d’intrigante transizione.
Pure passaggio essenziale nel linguaggio sinfonico di Cajkovskij è la Terza sinfonia, quella che connette i pur interessanti esordi con la terna finale e più famosa. Non troviamo i temi ricorrenti e unificanti di Quarta e Quinta. E neppure le angosce esistenziali della Sesta “Patetica”. Invece contano l’originalità formale (cinque movimenti), il melodizzare pan-europeo (tedesco, polacco, russo), la bella orchestrazione. Tutti valori da rivalutare, in un momento della storia musicale europea che ripensa l’idea stessa di sinfonia.
Al centro uno dei lavori più caratteristici dello Stravinskij “di mezzo”, non più primitivista e non ancora dodecafonico, ora post-neoclassico e pre-neoromantico. Il Concerto fu scritto su misura per il famoso virtuoso Samuel Dushkin, per orchestra sinfonica trattata come complesso da camera, sfruttando un accordo originale come generatore unico di quattro movimenti disposti nel modo di una suite barocca. Ottimo banco di prova per l’esordio alla Verdi della giovanissima violinista Solenne Païdassi.  di Enzo Beacco

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