1983 Caro Zeffirelli, ovvero quando osai scrivergli i miei commenti alla sua Traviata

Giuseppe Verdi
LA TRAVIATA
Soggetto Alexandre Dumas (figlio)
Sceneggiatura Franco Zeffirelli
Interpreti e personaggi
Teresa Stratas: Violetta Valéry
Plácido Domingo: Alfredo Germont
Cornell MacNeil: Giorgio Germont
Allan Monk: Barone Douphol
Axelle Gall: Flora
Pina Cei: Annina
Maurizio Barbacini: Gastone de Letoriéres
Robert Sommer: Dott. Grenvil
Richard Oneto: Marchese d'Obigny
Renato Cestiè: facchino
Luciano Brinzi: Giuseppe
Yekaterina Maksimova Dancer of the Bolshoi Theatre
Vladimir Vasilev Dancer of the Bolshoi Theatre
James Levine conductor and music director
Regia Franco Zeffirelli
Paese di produzione Italia
Anno 1982/3
Durata 109 min
Genere drammatico, musicale
Montaggio Franca Silvi, Peter Taylor
Scenografia Gianni Quaranta e Franco Zeffirelli
Lettera a Zeffirelli su Traviata-film
Caro signor Zeffirelli, ieri sera ho visto alla televisione in bianco e nero (poi un mio vicino mi ha fatto notare che c'erano dei passaggi tra il colore e il bianco e nero che ovviamente io non ho notato perchè non ho un televisore a colori), dicevo che ieri sera ho visto la sua realizzazione cinematografica della "Traviata" da G. Verdi, e non mi é sembrata molto fedele alla versione di Verdi ne a quella di Dumas. 
Anziché vedere la storia di Violetta, in uno sfondo se pur ricco, mi é sembrato di vedere un sacco di particolari, tra i quali é collocata la storia della bella cortigiana. 
Ma le espongo passo passo le mie osservazioni, questo Film-opera si apre in assoluto silenzio con i titoli sovraimpressi ad alcune viste di Parigi (Notre Dame), perché non la tomba di Alfonsine o quella di Dumas, poi entriamo i casa di Violetta, dove é in corso una specie di trasloco, stanno praticamente smantellando la casa, un giovane garzone (stiamo già ascoltando a questo punto il preludio) resta colpito dall'immagine di Violetta ritratta in un grande quadro, vede Annina passare con un prete, incuriosito vaga per le stanze e schiude l'uscio della camera da letto dove scopre la protagonista morente, questa allora si alza arriva al corridoio ed a questo punto, colpita dalla musica festosa vede risorgere come fatasmi, gli invitati che aprono la scena della festa del primo atto (io avrei visto bene fermare la scena dopo che il giovane garzone restava colpito dal quadro, e passare in sfumatura a Violetta in carne e ossa e stesso vestito in attesa dei suoi ospiti, tanto 11 flashback é già stato talmente sfruttato.
Atto I scena I 
Aarrivano gli invitati che cavalcano da ora in poi per le stanze dell'appartamento lanciandosi i convenevoli, ad ogni incontro nei corridoi, si vedono di sfuggita anche i due protagonisti, un brindisi ed una spiegazione e gli ospiti invasori se ne vanno come orde di porci e anche ladri per giunta[ndr la dama che ruba una tabacchiera], finalmente a ritemprarsi.
Finale atto I
Una delle Violette più esagitate che abbia visto, si sdraia sui tavoli, bevendo champagne e riprendendo a cantare dopo ogni bevuta, come se ci spruzzasse in faccia il liquido che ancora ha in bocca. Facendo poi vedere Alfredo sotto le finestre (e la pioggia) si annulla l'effetto voluto da Verdi, per il quale la voce del tenore deve nascere solo dall'animo di Violetta, subito dopo si cerca di recuperare l'effetto con la presenza ossessionante di Alfredo nei corridoi. Per passare al secondo atto, dopo l'aggiunta per permettere l'arrivo in campagna, vediamo Alfredo cantare i bollenti spiriti, mentre cerca di rinfrescarseli con una cavalcata nei boschi senza cantare la relativa cabaletta. 
A parte la routine dell'incontro con il padre, anche se ogni parola viene sceneggiata, sorella di Alfredo-fidanzamento e abbandono, poteva starci anche la Provenza con il mare e suol.
Nel terzo atto (seconda parte atto secondo) poi si é persa la geniale idea di Verdi di contrapporre alla festa da Flora il dramma di Violetta, così la casa diventa un circo o una arena per far fare a Baryshnikov (era Vassiliev !) il balletto sulla storia di Piguillo, il resto fino al quarto atto l'ho saltato, avevo perso la concentrazione, riprendendo alla scena finale alla poveretta "la tisi le accorda poche ore" e lei si accorcia la vita non fermandosi un momento, anche se la morte la coglie in una stanza che prende un che di teatrale come di già era successo già in altre inquadrature. (molto belle) 
Le dico che molte persone che conosco mi hanno detto di essere stati molto impressionati favorevolmente dal suo film così mi è venuto il dubbio se non sono io che sono troppo critico, o se veramente anche lei, magari nel suo intimo, avrebbe fatto diversamente non era la sua, quella trasmessa dal Metropolitan?
Quella teatrale mi era sembrata molto migliore. 
Vocalmente poi, la signora Stratas non mi sembrava proprio a suo agio, neanche un regista come lei può cambiare in una cantante-attrice chi più di tanto non può fare.
La ringrazio per l'attenzione, e mi scusi se sarò stato l'unico critico nei confronti del suo lavoro, mi sembra però che a volte sarei in grado di dare una mano (critica). 
Ancora la ringrazio e la saluto distintamente.
Mario Mainino




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