Domenica 11 dicembre 2022, ore 16:00
Città di Busto Arsizio
Teatro Sociale Cajelli - Teatro Civico
Via Dante Alighieri, 20 - Busto Arsizio
Giuseppe Verdi (1813-1901)
IL TROVATORE
Opera in quattro parti
Nuova produzione allestita per BA Lirica, a compimento della “Trilogia popolare”di Verdi, iniziata nel 2021 con la “Traviata” a celebrazione dei 130 anni del Teatro Sociale Cajelli e proseguita il 15 maggio 2022 con il “Rigoletto”..
Personaggi ed interpreti:
Il conte di Luna, giovane gentiluomo aragonese (baritono)
ALESSIO VERNA
LEYLA MARTINUCCI
Azucena, zingara della Biscaglia (mezzosoprano o contralto)
ELEONORA FILIPPONI
GABRIELE MANGIONE
Ferrando, capitano degli armati del conte di Luna (basso)
GAETANO TRISCARI
Ines, ancella di Leonora (soprano)
OURANIA ANTONOUPOU
Ruiz, soldato al seguito di Manrico, messaggero (tenore)
ANDREA CIVETTA
Un vecchio zingaro (basso)
ANGELO LODETTI
Un messo (tenore)
SAMUELE PEDERGNANI
Compagne di Leonora e religiose, familiari del conte, uomini d'arme, zingari e zingare (coro)
CORO E ORCHESTRA DI BA LIRICA
In collaborazione con 150RCHESTRA SINFONICA
Direttore artistico e musicale: Marco Beretta
Regia: Alberto Oliva
(nella foto con il tenore Nicola Martinucci)
(nella foto con il tenore Nicola Martinucci)
Maestro collaboratore MARIA LYASHEVA
Assistenti alla regia MONICA TURRI, GIUSY IRIONÈ
Scenografa ALICE BENAZZI
Realizzata presso EGCSTUDIO
Luci LORENZO ANSELMI LW IMPIANTI
Costumi SARTORIA TEATRALE BIANCHI
Trucco e acconciature ENRICO MARIA RAGAGLIA, SARA BIRELLI, GINEVRA BRUNO, ELENA MENNONI
Produzione MARIA CRISTINA ROMANINI
Il "trovatore" di Alberto Oliva andrà in scena a Busto Arsizio in una interessante produzione che il regista ormai suddiviso stabilmente tra teatro e lirica ha ideato concependo l'allestimento in modo molto classico e semplice, anche se l'unico elemento scenografico non credo sia stato così semplice realizzarlo, come pure le proiezioni di fondo schermo che sono gli unici elementi sui quali e sullo sfondo dei quali si muove la vicenda dei personaggi.
La struttura scenica onnipresente è la "pira", il rogo sul quale quindici anni prima venne bruciata la madre della zingara Azucena. Un rogo sul quale a distanza di tre lustri saliranno tutti i personaggi. Le loro vite non possono sfuggire al destino di essere distrutte dal quel tragico avvenimento successo quando loro non ne erano parte, Luna e Manrico erano due bambini, Manrico addirittura ancora in culla, Leonora completamente estranea e Azucena una madre straziata dal doppio dolore della perdita della sua madre sul rogo e dal suo stesso infanticidio era l'unica cosciente mente presente.
Quindi quasi tutti estranei al fatto scatenante, ma il ROGO e sempre li, li avvolge e sconvolge e nel rogo appaiono gli occhi della povera accusata di maleficio e arsa su quel rogo e gli occhi di "In upupa o strige talora si muta!". Anche quando il rogo sembra attenuarsi, quando l'amore sembra avere il sopravvento il cielo è sempre cupo sotto una grande luna.
E non c'è scampo perchè se il "rogo-pira" si apre è solo per rivelare la cella nella quale Manrico ed Azucena si trovano rinchiusi insieme ad aspettare la morte, una prigione nella quale entreranno tutti.
Ci arriverà Leonora per morire, inutilmente suicida nel tentativo di salvare Manrico che "a morte corre", e a nulla servirà l'urlo di Azuncena " Ah ferma .. m'odi!", troppo tardi.
Da quella prigione i sopravvissuti Luna e Azucena non usciranno mai più, lei avrà perso madre e due figli, quello naturale da lei ucciso e quello adottato, e il Conte di Luna avrà visto morire la donna amata e il fratello che finalmente avrebbe potuto trovare e riabbracciare.
Veramente complimenti ad Alberto Oliva che meriterebbe anche in campo lirico l'attenzione dei grandi teatri che troppo spesso mettono in scena allestimenti che l'opera la DISTRUGGONO non la LEGGONO ne la RIVELANO.
Quindi quasi tutti estranei al fatto scatenante, ma il ROGO e sempre li, li avvolge e sconvolge e nel rogo appaiono gli occhi della povera accusata di maleficio e arsa su quel rogo e gli occhi di "In upupa o strige talora si muta!". Anche quando il rogo sembra attenuarsi, quando l'amore sembra avere il sopravvento il cielo è sempre cupo sotto una grande luna.
E non c'è scampo perchè se il "rogo-pira" si apre è solo per rivelare la cella nella quale Manrico ed Azucena si trovano rinchiusi insieme ad aspettare la morte, una prigione nella quale entreranno tutti.
Ci arriverà Leonora per morire, inutilmente suicida nel tentativo di salvare Manrico che "a morte corre", e a nulla servirà l'urlo di Azuncena " Ah ferma .. m'odi!", troppo tardi.
Da quella prigione i sopravvissuti Luna e Azucena non usciranno mai più, lei avrà perso madre e due figli, quello naturale da lei ucciso e quello adottato, e il Conte di Luna avrà visto morire la donna amata e il fratello che finalmente avrebbe potuto trovare e riabbracciare.
Veramente complimenti ad Alberto Oliva che meriterebbe anche in campo lirico l'attenzione dei grandi teatri che troppo spesso mettono in scena allestimenti che l'opera la DISTRUGGONO non la LEGGONO ne la RIVELANO.
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150 ORChestra
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FONDAZIONE DEL VARESOTTO PFR AMBIENTE, IL TERRITORIO E LA COESIONE SOCIALE
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