1955_10 Ricordiana una proposta per Musica nella Scuola

Ricordiana NUOVA SERIE Rivista mensile di vita musicale by Cordara
Anno I    N. 8    Ottobre 1955
Una copia L.  100 Abb. annuo (10 numeri) 
Direttore PIETRO MONTANI Redattore RICCARDO ALLORTO 
Editore C. RICORDI & C.
Direzione e pubblicità: Milano - Via Berchet, 2 tel. 893.405
Punti salienti:
  • si parla di educazione musicale nelle scuole dal 1935
  • questo pezzo è del 1966, dopo la II guerra mondiale, e la situazione non è cambiata
  • all’estero è sempre un’altra cosa solo per l’Italia la musica è Cenerentola
  • non si riconosce “il potere formativo della musica e la sua funzione altamente sociale.”
  • i giovani del 1955 sono come quelli del 2020 “gioventù: vivacissima, aperta a tutte le attività spirituali, ma congenitamente rifuggente da ogni disciplina che le venga imposta dal di fuori.”
  • si da importanza solo alle altre materie “primato assoluto nelle scuole medie delle materie letterarie e scientifiche alle quali non doveva venir sottratta neppure una frazione di tempo. “
  • formare “insegnanti ad essa preposti” e non metterci soltanto dei “nomi”
  • meno informazioni nozionistiche che non si ricorderanno mai “fiori ermafroditi i quattro stami sono fusi per le antere in un tubulo..”
Dibattiti: La musica a scuola

(II maestro Gaspare Scuderi — il quale al Convegno Nazionale sulla didattica del Canto corale di Palermo aveva svolto la relazione sulla « Formazione didattica e professionale degli insegnanti di Canto corale e il compito dei Conservatori di Musica» — prendendo
lo spunto dallo scritto apparso sul n. 6-7 di Ricordiana ha steso sull'argomento un articolo che volentieri pubblichiamo. La Rivista sarà lieta di ospitare ancora altri scritti che suggeriscano nuove soluzioni o formulino osservazioni non risapute sopra l'annoso argomento. N. del Ri.)
Benedetto il Convegno siciliano se è riuscito a muovere le torpide acque in cui miseramente vivacchia l'insegnamento musicale nelle scuole, portando su un alto piano di discussione questo scottante problema che da anni viene invano dibattuto: sia per l'incomprensione delle sfere direttive, sia per la «coralità», diciamo così, delle richieste degli interessati che disperatamente intervengono, volta a volta, con progetti e programmi.
Che tale disperato intervento abbia ragioni da vendere possiamo tutti testimoniare; ma è solo con poche idee chiare e meditate che si può pienamente convincere non solo le autorità preposte ma, direi, la stessa nazione dell'importanza formativa della musica e della necessità improrogabile di dare ad essa, nella scuola, il posto che le spetta.
Nel perspicace e succoso articolo apparso su Ricordiana di agosto, Riccardo Allorto lamenta che « poco si sia fatto dagli scrittori di cose musicali e dal Sindacato Musicisti per creare un movimento che potesse veramente risolvere il problema ». 
Mentre sottoscrivo pienamente a quanto egli dice sull'argomento della musica nella scuola, non posso non dissentire su questo punto.
Il Sindacato Regionale Lombardo dei Musicisti fin dal lontano 1935 ed il Sindacato Nazionale subito dopo la « ripresa » hanno sempre tenuto vivo il movimento. Nominato suo rappresentante per la parte che riguardava l'insegnamento musicale nella scuola il M" Achille Schinelli — il musicista più competente in materia e da lunghi anni strenuo difensore di tale insegnamento — il Sindacato Musicisti ha promosso riunioni, assemblee, ha segnalato il problema a deputati, senatori, direttori generali, presidi ed a tutti coloro che direttamente o indirettamente potevano appoggiare le giuste rivendicazioni, in questo campo, dei musicisti. E riviste e giornali, mercé sua, s'interessarono al problema: problema che investe la nazione stessa, dato il potere formativo della musica e la sua funzione altamente sociale.
I risultati di tale azione sono stati, è vero, tutt'altro che folgoranti; ma quanto lavorio per quel «qualcosa» che si riusciva volta a volta ad ottenere! Un vero grido d'allarme è stato il Convegno siciliano dello scorso maggio voluto dal Ministero della Pubblica Istruzione e che ha avuto solerte organizzatore e vivo animatore il Dott. Giovanni Penta. E, per essere questo grido venuto dall'alto, l'annoso problema ha perduto finalmente il suo carattere direi eroico, mentre l'essere stato posto in primo piano quasi necessità nazionale, di nuove speranze sui suoi futuri sviluppi.
Dico in « primo piano » perché questo problema interessò anche in passato il Ministero della Pubblica Istruzione; ma come problema collaterale che veniva ogni volta sopraffatto, nelle varie commissioni, dai sostenitori del primato assoluto nelle scuole medie delle materie letterarie e scientifiche alle quali non doveva venir sottratta neppure una frazione di tempo. Canto corale e storia della musica essendo considerate — per l'incompetenza in cose musicali che ha sempre caratterizzato la classe colta italiana — materie puramente « edonistiche », non rientravano nel quadro culturale ed educativo. Per cui la nostra gioventù può ancor oggi uscire dalle scuole — e dalla scuola classica per giunta — perfettamente ignara di ogni elementare nozione musicale, ma consapevole, ad esempio — prendo a caso un brano da un manuale di storia naturale d'un liceo — che :

le piante composite hanno corolla tubulosa a simmetria raggiata con denti o Iugulata, cioè provvista di un'appendice a forma di linguetta a simmetria bilaterale con, tre denti. Nella stessa calatide si hanno fiori ermafroditi e fiori pistilliferi, e questi ultimi alla periferia e per lo più sterili, senza ovario. Nei fiori ermafroditi i quattro stami sono fusi per le antere in un tubulo in cui passa lo stilo biforcato alla sommità, ecc. ecc.

Sforzo mnemonico che l'allievo fa al solo scopo di passare da una classe all'altra, e di cui non gli rimarrà nella vita, il più delle volte, che il fastidioso ricordo.

Di fronte ad una tale farragine di nozioni cui nei programmi scolastici non si è mai voluto rinunziare neppure di un minimo a favore dell'insegnamento musicale, il nostro problema veniva subito accantonato, quando non si risolveva, per il già modesto insegnamento del Canto corale, in una diminuzione di ore o, addirittura, nella sua abolizione in qualche ordine di istituti. 

Eppure è così evidente che un insegnamento che porti i giovani a tuffarsi nel mondo della musica, che faccia intendere la bellezza di un'arte che raggiunse le più alte vette attraverso i secoli, che li conduca progressivamente alla conoscenza dei suoi sviluppi e delle sue conquiste non può che avere mirabili effetti nella formazione spirituale della gioventù. 

Né va trascurato, per quel che riguarda il Canto corale, il suo valore educativo. 

Basterà tener presente che esso esige una disciplina estrema, poiché ogni cantore è costretto ad amalgamarsi nel giuoco delle voci agli altri cantori con perfetta aderenza metrica. Disciplina che, a differenza di quella comunemente intesa nelle scuole, nascendo dalla partecipazione viva dell'allievo, si manifesta come disciplina interiore, quindi attiva. 

E, fosse solo per questo, dovrebbe subito vedersi l'importanza del Canto corale nella formazione della nostra gioventù: vivacissima, aperta a tutte le attività spirituali, ma congenitamente rifuggente da ogni disciplina che le venga imposta dal di fuori.

A due passi da noi, invece, popoli che non vantano certo la lunga e fastosa gloria del nostro paese hanno presto sentito la forza spirituale e sociale della musica nell'educazione dei giovani. Cospicua è da loro la fioritura di organizzazioni musicali che, diffondendo in ogni strato della popolazione la conoscenza dei capolavori d'ogni tempo, elevano la sensibilità collettiva in una sfera di superiore bellezza. Sì che il popolo, l'intero popolo e non soltanto la classe colta, può gustare in divino rapimento tutto un mondo di suoni; sia che esso si esplichi sinfonicamente, teatralmente, o in forme canore monodiche e polifoniche.

A Berlino — ricordo — fui svegliato una mattina da una musica polifonica cantata da fanciulli sui dieci-dodici anni in modo perfetto. Erano piccoli studenti che contribuivano in questo modo alle spese per l'istituto che li educava. Spettacolo d'arte, di disciplina e di vita civile.

Ed un ricordo più recente. E' noto che in Svizzera il Canto corale è materia base di insegnamento. Tutti gli allievi, finiti i loro corsi, si iscrivono nelle società corali « ex allievi » di cui le migliori sono invitate a dare concerti nelle varie società concertistiche internazionali. Fui informato del passaggio per la nostra città di una di queste società che andava a tenere un concerto a Genova. Erano quasi tutte persone anziane; il mio conoscente era un pensionato. Dalla prima giovinezza non avevano mai tralasciato di approfondire questo studio in cui raggiungevano ormai una vera perfezione e che dava loro una indicibile gioia artistica.

Oggi che l'intervento dello Stato mostra che nelle sfere superiori si è capita l'importanza dell'insegnamento musicale in genere e del Canto corale in ispecie, si ha ragione di sperare, ripeto, che l'annosa navicella della musica nella scuola sia giunta finalmente in vista del porto.

Ma è bene, prima che si raffreddi il clima di caldi, universali consensi riscossi dal Convegno siciliano, mettersi subito al lavoro affinché la mozione approvata da tutti i convenuti abbia una pratica realizzazione. Siamo sicuri che il Ministero avrà già creato una commissione che, basandosi su tale mozione, prontamente studi il meglio nell'interesse dell'educazione musicale della nostra gioventù e, ad un tempo degli insegnamenti ad essa preposti. 

E ci auguriamo che questa commissione — la lunga esperienza consiglia — non sia una sonante accolta di « nomi » ; ma aduni veri e provati competenti fra i musicisti ed i rappresentanti dei vari ordini di scuole. 

E che si sia pensato anche ad una rappresentanza di parlamentari che, vista da vicino e, direi, « vissuta » l'entità del problema, potranno essere i suoi difensori alla Camera ed al Senato.


GASPARE   SCUDERI

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