2019_11_04 Zingari di Leoncavallo per il 110 dalla nascita di Gavazzeni al Conservatorio, Milano

Lunedì 4 novembre 2019, ore 20.45
Sala Verdi, Conservatorio Verdi di Via Conservatorio 12, Milano
SERATE MUSICALI Stagione 2019/2020
AB HARMONIAE e SERATE MUSICALI
presentano l'opera
ZINGARI
Omaggio a Ruggero Leoncavallo (1857-1919)
La prima dell’opera è stata rappresentata il 16 settembre 1912 al Teatro Hippodrome di Londra, sotto la direzione dello stesso compositore. La vicenda è basata sull’omonimo poemetto di Alexander Puskin del 1824.
Zingari su libretto di E.Cavacchioli e G.Emanuel

Personaggi ed interpreti:
Fleana, soprano DENIA MAZZOLA GAVAZZENI
Radu, tenore GIUSEPPE VENEZIANO
L'Anziano, baritono GIORGIO VALERIO
Tamar,baritono ARMANDO LIKAJ
Coro degli zingari
Coro Ab Harmoniae
Orchestra Filarmonica Italiana
Daniele Agiman, direttore
Luca Schieppati guida all’ascolto
Maestri del coro Damiano Cerutti e Maxine Rizzotto

Nel centenario della scomparsa di Ruggero Leoncavallo e nel 110° anniversario della nascita di Gianadrea Gavazzeni  (Bergamo, 25 luglio 1909 – Bergamo, 5 febbraio 1996) , una giornata dedicata all’opera "Zingari”. Un doppio omaggio a cura di Denia Mazzola Gavazzeni.

Sarà dedicata alla riscoperta dell’opera “Zingari” di Ruggero Leoncavallo (1857-1919) la giornata organizzata dalla soprano Denia Mazzola Gavazzeni, lunedì 4 novembre 2019 presso il Conservatorio G. Verdi di Milano. Un omaggio che festeggia contemporaneamente il centenario della scomparsa del compositore napoletano e il 110° anniversario della nascita del grande indimenticabile Gianandrea Gavazzeni.
Alle ore 20.45 in Sala Verdi del Conservatorio di Milano, andrà in scena in forma di concerto ZINGARI l’opera in un atto e due quarti su libretto di Enrico Cavacchioli e Guglielmo Emanuel, che vedrà protagonisti l’Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Daniele Agiman, Denia Mazzola Gavazzeni nei panni di Fleana, Giuseppe Veneziano, nel ruolo di Radu, Armando Likaj, nel ruolo di Tamar, e Giorgio Valerio, nel ruolo del vecchio. Con la partecipazione di Luca Schieppati che ne guiderà l’ascolto, e del Coro Ab Harmoniae diretto da Damiano Cerutti e Maxine Rizzotto.
Nel corso della giornata, a partire dalle ore 10.30, si terrà nella Sala Biblioteca del Conservatorio di Milano, il convegno “Il verismo di Leoncavallo”, un “colloque” di approfondimento durante il quale nomi quali Matteo Sansone, Cesare Orselli, Johannes Streicher e Bernardo Pieri prenderanno a turno la parola per raccontare del nomadismo in musica e del profilo di un grande compositore quale è stato Ruggero Leoncavallo, attraverso interviste e articoli della stampa angloamericana, nonché della teatralità dell’opera leoncavalliana. Saranno presenti anche Paolo Petronio, autore di numerose pubblicazioni musicologiche, e Ottavio Palmieri, fondatore e presidente del Leoncavallo Festival di Brissago (CH).
L’evento, già applaudito in anteprima a Bergamo lo scorso luglio per Bergamo Estate, è prodotto dall’associazione Ab Harmoniae Onlus in collaborazione con Serate Musicali nell’ambito della stagione concertistica 2019/2020 e prosegue un percorso di ricoperta intrapreso da Denia Mazzola Gavazzeni due anni fa e giunto quest’anno alla terza tappa. Dopo La Falena di Antonio Smareglia, nel 2017, e L’enfante Prodigue di Claude Debussy accanto a L’incantesimo di Italo Montemezzi, nel 2018, quest’anno si celebra Ruggero Leoncavallo, compositore nato a Napoli nel 1857 e morto a Montecatini nel 1919, cento anni fa.
L’opera di Leoncavallo, su soggetto liberamente ispirato all’omonimo poema di Pushkin, che già improntava il nascente Aleko di Rachmaninov, mantiene, nel suo essere dichiaratamente verista, uno stile stringato e conciso, dal forte senso drammatico, con una generosa ispirazione melodica. Tratti che caratterizzano tutte le sue composizioni.

Dall'archivio di Concertodautunno vedi gli spartiti di Ruggero Leoncavallo.
Alla cara memoria di Teresa Jean ved. Jean Paut, mia seconda Madre. R.Leoncavallo
L'azione si svolge lungo le rive del basso Danubio.
Tra il primo e secondo episodio trascorre un anno.
1o Episodio
L'accampamento degli zingari, in un crepuscolo caldo, in riva del Danubio in una verde radura erbosa. Le tende lacere rossigne, sono disposte in un semicerchio a sinistra: l’insieme ai carri della tradizione vagabonda adornati di strani disegni, di tappeti bizzarri con le ménagerie cenciosa che serve alla piccola vita quotidiana dei loro abitatori. In fondo si apre la prateria sconfinata, che si allarga poi in una decorazione ambigua di pioppi altissimi. La lunga riva malinconica del fiume, oltre la quale è piantato il bivacco, è folta di canneti e di salici scompare nel fondo a destra. Il sole vi si annega in una aureola vermiglia. A destra, pure in una penombra diffusa, appare la strada del villaggio fra due siepi di biancospino. Un grande mandorlo in fiore enorme vi si staglia e protende le lunghe rame stellate. È la primavera mite, calma, serena.
Intermezzo
2o Episodio
Una piccola chiesa abbandonata: in vista del paese che si profila lontano, in un orizzonte chiarissimo. Montagne turchine, popolate di case microscopiche e di grandi foreste oscure, addossato alla chiesa, il carro di Fleana e di Radu: con la porta aperta verso la scena.
Due, tre tende illuminate, in cui riposano gli zingari.
Altre si intravedono più in la. Dall'altra parte una capanna contadinesca, fatta di paglia e di legno, il cui battente può chiudersi di fuori: serve di nascondiglio. Il plenilunio. Alcuni zingari sono accosciati, intorno alla fiamma del focolare che arde, vicino al carro. Dormono.

Note sull'opera:
Zingari, opera che evoca anche una certa nostra attualità, racconta una vicenda che entra nel campo nomade e raccoglie suoni di una società nella società, di un sistema di regole senza regole. Se in Pushkin il fervore accattivante, indisponente, arcaico, in quel senso della collettività che annienta il provato, è addolcito e sublimato, in Leoncavallo diventa passione, gelosia, follia e delitto.
La protagonista dell'opera, Fleana, libera e bella, infrange le regole del campo e invita a unirsi alla tribù il principe Radu, fuggito dalla sua vita di agi e certezze per seguirla, per vivere, giorno dopo giorno, la passione per Fleana, amata da lungo tempo, e in segreto, anche da Tamar. Con il permesso del vecchio capo del campo, Fleana sposa Radu con rito di sangue, scatenando le gelosie di Tamar che tenterà  di avventarsi su di lei e di ucciderla. Sui frequenti e insidiosi melismi che Leoncavallo affida alla protagonista, Fleana incanta e soggioga con danze e canti sensuali tutta la comunità.
Il tempo passa, scandito da un intermezzo sinfonico.
Consumata la fiamma d'amore che la divorava per Radu, Fleana volge ora il proprio desiderio a Tamar e, nella passione delle notti d’amore, tradisce Radu. A nulla valgono i patetici richiami e le suppliche di Radu; Fleana, con massima sfrontatezza, persegue nella sua relazione con Tamar. Con perfetta concisione drammaturgica, Leoncavallo trasforma in poche pagine la risata di Fleana in un grido, e, mentre il fuoco appiccato da Radu avvolge il suo carro, bruciano i corpi allacciati degli amanti. Una risata, folle, si leva, alta. È quella di Radu che al sommo della follia e privato del suo sogno, si trafigge ai piedi del carro dell'amata.
La prima dell’opera, accolta con grande successo, fu rappresentata il 16 settembre 1912 al Teatro Hippodrome di Londra, diretta dal compositore stesso. Interpreti principali furono Rinalda Pavoni e Egidio Cunego.

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