TieffeTeatro Milano
Stagione 48… il viaggio continua
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CALENDARIO SPETTACOLI TEATRO MENOTTI
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ORARI BIGLIETTERIA
Dal lunedì al sabato dalle ore 15.00 alle ore 19.00
domenica ore 14.30 | 16.30 solo nei giorni di spettacolo
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ORARI SPETTACOLI
martedì, giovedì e venerdì ore 20.30
mercoledì e sabato ore 19.30 (eccetto le prime ore 20.30)
domenica ore 16.30
14 | 24 giugno
TieffeTeatro Milano
presenta
IL BORGHESE GENTILUOMO
prima nazionale
di Jean Baptiste Moliére
direzione musicale Alessandro Nidi
adattamento e regia Emilio Russo
cast in via di definizione
La trama è semplice: un ricco borghese, il signor Jourdain, sogna di diventare nobile, circondato da adulatori e scrocconi, che ovviamente assecondano la sua follia, pur di ottenerne un guadagno. È circondato dal maestro di musica, di ballo, di scherma, di filosofia; ciascuno di loro ritiene e predica che la propria arte, è il fondamento primo dell’esser un gentiluomo. A questi si contrappone la moglie, donna pratica e razionale che cerca di farlo rinsavire. Ne nasce una farsa chiassosa e colorata che culminerà in una beffa finale dove il borghese gentiluomo sarà lasciato definitivamente solo, anche dalla moglie, nella sua folle utopia.
Ma è tanto altro e non tutto spiegabile il successo che il borghese ha ormai da più di tre secoli e mezzo in tutti palcoscenici del mondo, ed è proprio da questa indagine che la nostra rilettura parte. Moliére lo definiva comedie-ballet, inventando un genere teatrale, che nascondeva la sua furiosa accusa alla società del suo tempo in una apparente leziosità. Con il signor Jourdain fa un passo in avanti e prende furiosamente in giro chi, come lui, vorrebbe cambiarla, ma solo per diventarne protagonista, o presunto tale.
Non era la società, sbagliata: sbagliava, ed era oggetto di scherno, chi cercava di modificarla, chi cercava di piegare alle proprie ambizioni le millenarie – e naturali - regole del gioco.
Per cui nel povero borghese Jourdain, che vorrebbe farsi gentiluomo, e si copre di ridicolo e si fa sbertucciare e sfruttare da chi gli sta intorno, non c’è neppure un filo di critica sociale, non un’ombra d’amarezza o di astio, non uno spiraglio di speranza, non un messaggio di attesa per un futuro riscatto. La rivoluzione arriverà un secolo e passa più tardi e non sappiamo Moliére da che parte sarebbe stato. Però possiamo sempre chiedercelo tra le pieghe del suo teatro.
Emilio Russo
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