Giovedì 16 Novembre 2017 ore 20.00
Venerdì 17 Novembre 2017_11_17 ore 20.30
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione 2017/18 laVerdi POPs
Nosferatu
Il capolavoro di Friedrich Murnau protagonista del nuovo appuntamento de laVerdi con i grandi film
e le colonne sonore eseguite in sincrono dal vivo
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Timothy Brock
(Biglietti: euro 35,00/15,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar/dom, ore 10.00/19.00, tel. 02.83389401/2/3; on line: www.laverdi.org o www.vivaticket.it )
Chiuso il filone fantascientifico con Star Trek, laVerdi torna al grande cinema con un salto indietro di quasi un secolo, proponendo un capolavoro assoluto della cinematografia mondiale: Nosferatu il vampiro (1922, titolo originale: Nosferatu, eine Symphonie des Grauens; Nosferatu, una sinfonia dell’orrore), del regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau.
Doppio appuntamento giovedì 16 e venerdì 17 Novembre (ore 20.30), all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo: il film muto sarà proiettato su grande schermo, accompagnato dalla impetuosa, coinvolgente colonna sonora scritta dallo specialista americano Timothy Brock, sulla base dell’originale di Hans Erdmann, eseguita in sincrono dal vivo dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta dallo stesso Brock, che torna dopo due anni sul podio di largo Mahler.
È proprio con la partitura per Nosferatu che Erdmann verrà universalmente riconosciuto come specialista del genere, segnando una delle tappe fondamentali nella storia dell’allora nascente musica per il cinema.
La pellicola di Murnau è considerata tra i massimi capolavori dell'espressionismo tedesco: pur ispirandosi al romanzo Dracula (1897, Bram Stoker), per problemi di diritti vennero modificati nomi e luoghi (ad esempio nel film non appare mai il nome Dracula). Nonostante ciò, gli eredi di Stoker fecero causa al regista, che fu condannato a distruggere tutte le copie del film. Murnau riuscì tuttavia a salvarne una in clandestinità. Il conte Orlok (Dracula nel libro) è interpretato dall'attore tedesco Max Schreck. All'epoca girarono alcune leggende sul fatto che in realtà l'interprete del conte Orlok fosse un vero vampiro. Il film del 2000 L'ombra del vampiro (Elias Merhige) racconta la storia della lavorazione del film di Murnau, basandosi su questa fantasiosa ipotesi.
NOSFERATU trailer
https://youtu.be/gveccPwtGIU
IL MODERNISMO “VINTAGE” DELLA COLONNA SONORA DI NOSFERATU
di Roberto Pugliese
Colonnesonore.net
Nel decennio che precede la nascita del cinema sonoro (1917 – 1927) il ruolo della musica sullo schermo travalica la semplice necessità di colmare un vuoto, di coprire rumori esterni o di surrogare un “gap” drammaturgico avvertito da subito come insostenibile. Nella stagione aurea del muto, alla musica, e ai compositori, spetta il compito storico di elaborare non solo sul piano della pratica ma anche e soprattutto su quello teorico un profilo di pensiero cinemusicale, un apparato di soluzioni e di riferimenti, una griglia di situazioni e di atmosfere, insomma un sistema che possa servire da base in futuro per gli sviluppi e le potenzialità di un linguaggio – la musica per film – che si appresta a mettere in atto la più potente sinergia di arti (cinema e musica) nonché a creare una delle forme di espressione più complesse e alte del Ventesimo Secolo.
Ne consegue che i musicisti attivi in questo periodo (e sono moltissimi), principalmente ma non solo europei, oltre alla pratica compositiva – che rivela ovvie e forti influenze desunte dal tardoromanticismo mitteleuropeo e ignora quasi del tutto le conquiste delle avanguardie – si trovano quasi naturalmente obbligati a mettere a punto anche una parte teorica che spesso si trasforma in autentica manualistica, ossia in un repertorio di tòpoi, di climi psicologici e circostanze drammaturgiche che sembrano preludiare a quelle che saranno poi le libraries hollywoodiane custodite nei dipartimenti musicali degli Studios.
Il vicentino Giuseppe Becce (1877 – 1973) è forse la più nota di queste figure, grazie al suo enorme lavoro di compilazione e individuazione di situazioni, riferimenti e repertori musicali culminato dapprima nella “Kinothek” pubblicata a partire dal 1919, e successivamente nel ’27, con il sonoro già alle porte, nell’”Allgemeines Handbuch der Film-Musik”, quest’ultima realizzato in tandem con Hans Timotheus Guckel (1882 – 1942), più noto come Hans Erdmann. Costui però, come e più di Becce, affiancò a quella di teorico anche un’intensa attività di compositore, oltre che di giornalista e docente. Nato in Slesia, violinista provetto e insegnante di conservatorio, Erdmann era un musicista fortemente ancorato alla tradizione viennese e al sinfonismo postwagneriano di suoi contemporanei come Richard Strauss, e probabilmente solo la sua scomparsa relativamente prematura gli impedì di intraprendere una più lunga e fruttuosa carriera nel mondo della musica per il grande schermo. Fece in tempo infatti a lasciare solo un pugno di titoli, pur se legati alla stagione più fulgida del cinema espressionista tedesco e ai suoi grandi protagonisti, come Friedrich Wilhelm Murnau e Fritz Lang (per il quale musicò il secondo capitolo della saga dedicata al dottor Mabuse, Il testamento del dottor Mabuse, 1933).
Ma è sicuramente con la partitura per Nosferatu, eine Symphonie des Grauens (Nosferatu, una sinfonia dell’orrore), del 1922, che Erdmann attinge la piena notorietà come specialista del genere e segna una delle tappe fondamentali nella storia dell’allora nascente musica per il cinema. L’impressionante lavoro sinfonico di Erdmann, attentamente ricostruito dalla musicologa Gillian B. Anderson che ne ha anche diretto per la Rca una prestigiosa edizione discografica sul podio della Brandenburg Philharmonic Orchestra, svela immediatamente una delle caratteristiche che accompagnano tutta la produzione musicale di questo periodo, e a suo tempo così ben individuata da Sergio Miceli nel suo “Musica per film” (Ricordi, 2009): ossia il divario enorme che esisteva tra le spinte di innovazione e di sperimentazione linguistica dei registi (particolarmente accentuati in Nosferatu e nelle sue soluzioni visionarie) e l’impianto complessivamente tradizionale o addirittura retrò cui sembrano ancorati i compositori: il che spiega anche la quantità dei successivi esperimenti di sonorizzazione musicale attuati da altri musicisti sugli stessi titoli (si pensi allo stesso Nosferatu, o a Metropolis di Lang e La corazzata Potemkin di Ejzenstein…). Non è un caso che per il film di Murnau la partitura originale di Erdmann fosse preludiata (come da prassi del tempo) dall’Ouverture dell’opera – tematicamente coerente - “Der Vampyr” (1828) di Heinrich Marschner, compositore tedesco romantico minore del primo Ottocento.
Eppure nello score erdmanniano si agitano e ribollono idee che verranno messe a frutto da molti compositori hollywoodiani posteriori: i colori della partitura sono accesi, a tratti violenti, ma il tematismo è ridotto all’osso (un leit-motiv secco e breve per il vampiro, un tema più fluido per i suoi antagonisti), i riferimenti classici da Beethoven a Wagner talmente evidenti da risultare citazionistici e alcune situazioni, come quella canonica del temporale, affidate ad una tradizione che va da Rossini a Beethoven, da Verdi a Strauss. La strumentazione sfoggia una ricchezza debordante ed una sapienza inusitata, e la continua mutevolezza dei toni – da cupissimi effetti horror ancor oggi impressionanti alle idilliache parentesi sentimentali o umoristiche - insegue il racconto con puntigliosa adesione e andamento disinvoltamente rapsodico. In sintesi, è come se Erdmann applicasse a se stesso per primo, enfatizzandone ed esaltandone ogni aspetto, proprio quella somma di regole e di “istruzioni per l’uso” teoriche elaborate in sede di manualistica: con un risultato che alle orecchie dei contemporanei suona nello stesso tempo irresistibilmente “vintage” e sorprendentemente moderno.
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