1996_08_28 RE LEAR in scena per la ESTATE NOVARESE con Regia, Scene e Costumi di John - Alexander Petricich

Comune di Novara
Assessorato per la Cultura
ESTATE NOVARESE 1996
Cortile Conservatorio Palazzo Gallarmi 
28 Agosto 1996 - ore 21.30
RE LEAR
Tragedia in Cinque Atti di William Shakespeare

PERSONAGGI E INTERPRETI
Lear, Re di Bretagna JOHN - ALEXANDER PETRICICH
Cordella, sua Figlia GIORGIA BOTTA 
Goneril e Regan, sue Figlie   STEFANIA CANEVALLI
Matto ALESSANDRO MARTINISI
Due Narratori MASSIMO BECCARIA e DIEGO GUIDA
Prologo ALIOSCIA MARIA PETRICICH
Regia, Scene e Costumi: John - Alexander Petricich
FILODRAMMATICA LA GIOVANE

I NOSTRI ATTI
PROSEGUONO UN CAMMINO
CHE NON CONOSCE TERMINE 
SCACCIAI LA MIA ADORATA FIGLIA 
LA UCCISI NELL'ANIMA 
PERCHE' SHAKESPEARE 
ORDISSE LA SUA TRAGEDIA

L'Antiteatro
II nostro Re Lear è frutto di un incubo. I personaggi di Shakespeare fanno e dicono sempre non solo ciò che non è conforme a loro, ma che è anche assolutamente inutile. Basta leggere Lear, con la sua pazzia, con le sue uccisioni, con gli occhi cavati, gli avvelenamenti, le ingiurie...per convincersi di questo. Solo un uomo completamente privo di senso di misura e di gusto, delirante ed eccessivo ha potuto deformare così spietatamente il vecchio dramma King Leir. Per moltissimi aspetti, addito Re Lear ad esempio di come una tragedia non deve essere. Come trovare un filo conduttore per riuscire a sbrogliare l'infernale matassa di un intreccio torrenziale, senza perdere effetto drammatico? La soluzione che ho adottato è radicalissima, ma non voglio certo anticiparla. Noi siamo solo dei poveracci. La grandezza di Lear, del personaggio, non sta nelle dimensioni fisiche, ma in quelle intellettuali: le esplosioni della sua passione sono terribili come quelle di un vulcano: sono tempeste che sconvolgono e rivelano fin nel profondo quel mare che è la sua mente, con tutti i suoi tesori. E' la mente di un vecchio che viene messa a nudo. La guaina di carne appare troppo insignificante perché ci si possa pensare; ed egli stesso infatti non la cura...il dramma va al di là di ogni arte. Questa è la più grande, la oiù titanica delle tragedie di Shakespeare. forse di tutte le tragedie che siano mai state scritte. La torrenziale espressività dello stile che colpisce più a fondo che non quello di Amieto o di Otello; le malvage passioni dei nemici di Lear, i suoi errori e l'inutile riconoscimento di essi; la selvaggia tempesta che manda in frantumi le sue ultime difese: tutto questo si fonde per produrre un effetto di energia irresistibile, misteriosa e maligna, alla quale le risorse umane non possono opporsi. Questo dramma magnifico ci mostra la follia che insidia da ogni parte il re vacillante e perseguitato. La parola FOOL ritorna incessantemente, alternata con la parola MAD. Un vento di demenza soffia sulla terra, come per ghermire le ultime faville della ragione. Di tutti i drammi shakespeariani, Re Lear è spesso considerato il più intimamente senechiano nello spirito. Ma la differenza fra il fatalismo della tragedia greca, il fatalismo delle tragedie di Seneca e il fatalismo degli elisabettiani procede per sfumature delicate, a parer mio; c'è continuità ed anche contrasto violento se li guardiamo a distanza. In Seneca si avverte l'etica greca sotto lo stoicismo romano. Negli elisabettiani si avverte lo stoicismo romano sotto l'anarchia rinascimentale. In Lear ci sono parecchie frasi significative e c'è un tono di fatalismo senechiano; fatis agimur. Ma c'è anche molto di più, o meno...Io non sono mai riuscito a vedere in Shakespeare né un deliberato scetticismo, come quello di Montaigne, né un deliberato cinismo,come quello di Macchiavelli, né una deliberata rassegnazione, come quella di Seneca, lo vedo che egli si valse di tutte queste cose per scopi drammatici: forse Montaigne è preponderante in Amieto, Macchiavelli in Otello (Macbeth) e Seneca in Lear. Il nostro Re Lear raffigurerà il caos del mondo moderno e la caduta di tutti i valori della cosiddetta società umana: il trionfo del male e il nichilismo imperante, la totale assenza di Dio. La lettura che ne effettueremo non potrà che essere isterica e delirante. La rappresentazione più geniale e assoluta di questa tragedia è di Akira Kurosawa. NOTE DI John - Alexander Petricich

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