1984_06_22 Mario Mainino parla di Aida a Palazzo Crespi

Dall'Archivio di CONCERTODAUTUNNO, ecco la dispensa di una conferenza ascolto tenuta da Mario Mainino con la partecipazione di Giuseppe Franzoso per gli Amici di Palazzo Crespi - Vigevano.
COMUNE DI VIGEVANO
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organizzano  “IL VENERDI’”
Venerdì 22 giugno 1984
Palazzo Crespi Vigevano Sala Garberini – ore 21:00
Introduzione a
Giuseppe Verdi AIDA
a cura di
MARIO MAININO e
GIUSEPPE FRANZOSO
INGRESSO LIBERO


Che cosa è Aida?

E' un'opera lirica, cioè una forma di teatro con musica, e sottolineo teatro, cioè l'unione della parola e della musica, del significato e dell'espressione di questo (o anche di un significato contrastante) attraverso il suono che viene legato a queste parole.
Questo lavoro giunge ad un punto di grande maturità artistica di Verdi, un autore che fu sempre molto attento all'aspetto teatrale dei suoi lavori, producendo in ogni lavoro un aggiornamento delle sue posizioni precedenti, acquisendo moduli nuovi e sfidando le forrme prestabilite; Aida nasce nel 1870, a due opere dal termine della produzione verdiana, non ci dobbiamo perciò stupire di trovare già nelle prime battute del breve preludio iniziale quello che sarà il clima dell'opera, cioè lo scontro fra la dimensione intima del dramma, dei sentimenti che agitano i vari personaggi e la nuova pompa, la magnificenza nella quale sono quasi costretti a muoversi, gli strazi di Amneris che cerca invano di conquistare con il "potere o con la preghiera” l'amore di Radames, incrinano la sua potenza, (come figlia del Faraone spettava a lei di tramandare la successione che per gli Egizi si tramandava attraverso l'erede femminile) rendendola più umana delle stesso padre di Aida, che non esita a sconvolgere la figlia pur di ottenerne l'aiuto, per scoprire la via d'accesso sicura per sorprendere le truppe egizie.
Rimane la "celeste figura" di Aida, unica coerente con se stessa anche nei suoi contrastati affetti tra il padre e l'amante, e Radames che vacilla non appena i suoi slanci di amore o di pietà vengono messi alla prova.

Chi compose l'opera?

Quando Giuseppe Verdi affronta questo soggetto a 57 anni, è il più famoso compositore italiano vivente, anche se si trova in periodo meno fecondo di nuove composizioni è pur sempre chiamato in campo sia da coloro che si ispirano ai suoi lavori sia a coloro che cercano di discostarsene per affrontare il presunto genere moderno, il futuro "verismo" che sta per affacciarsi all'orizzonte, e il "vagnerismo" che da oltralpe affascina i giovani compositori, pronti a cadere più facilmente in una sterile imitazione che non a cercare autonomamente nuove vie italiane.
Il soggetto sarà elaborato come sceneggiatura da Camille Du Loclè, prima ancora di passare per la verseggiatura al Ghislanzoni, basandosi su di un racconto del celebre egittologo Auguste Mariette, che era tra l'altro il consigliere di Ismail Pascià, Kedive d'Egitto.
Questo lavoro, che frutterà a Verdi ben 150.000 franchi, deve servire all'inaugurazione del nuovo teatro d'opera del Cairo, in occasione dell'altra inaugurazione, quella del Canale di Suez, cosa che avverrà il 24 dicembre l871.

La trama:

Lontana dal clima borghese della "Traviata" e dal clima epico del "Trovatore" come pure dallo splendore coreutico del "Nabucco" o dalla introspezione del "Rigoletto", Aida sembra piuttosto racchiudere tutti questi aspetti in un grande affresco mitologico, deve il "particolare" risalta sulle "sfondo", ricco di clangori. L'Egitto dei Faraoni, in guerra contro gli invasori etiopi, è rappresentato petente e oppressore mentre in realtà è l'attaccato, è il popolo che si difende nella propria patria, ed è agli invasori che appartiene la schiava Aida, per la quale sembra che il padre Amonasro, Re degli Etiopi, abbia scatenato l'attacco, ma il pretesto della liberazione della figlia lascerà scopertamente il posto alla brama di possesso, quando il padre cercherà in ogni modo di renderla spia per il "suo popolo", e traditrice della fiducia dell'uomo da lei amato.
L'opera si apre con Radames e il gran sacerdote Ramfis, che parlano tra loro, entrando in questo discorso quasi come un ascoltatore che si avvicina indiscreto e rinunciando subito al classico coro di apertura, ogni pagina che incontriamo è vitale alla narrazione, non è possibile sopprimere nemmeno il racconto del messaggero o le danze degli schiavi nella scena di Amneris, senza turbare l'equilibrio globale della composizione, mai come in questo lavoro è appropriato indicarne come la protagonista assoluta AIDA, infatti sembrano convergere su di lei le mire di ognuno ed in ogni caso a suo danno, anche l'amore di Radames riesce fatale suscitando la gelosia di Amneris.
Emblema di vittima, Aida, principessa etiope, cade schiava degli Egiziani, come schiava si innamora di un guerriero che la sua condizione le rende addirittura inavvicinabile, come figlia è oppressa dal padre, non le rimane nemmeno il conforto dei propri sentimenti che deve dividere in modo contrastante tra il padre e l'amante “Ritorna vincitor” (atto 1°); la patria, non è più quella risorgimentale da liberare o da unificare, è irrimediabilmente perduta "O patria mia quanto mi costi" (atto 111°), questa patria che invano desidera rivedere Aida, e che Radames nel suo sogno ad occhi aperti del primo atto voleva ridonarle "Il tuo bel cielo vorrei ridarti" è il mitico paese dove si può essere felici, dal quale Aida è stata violentemente strappata, "Sogno di gaudio che in dolor svanì" così dirà ancora prima di morire, un sogno di felicità che non si è realizzato né nello spazio né nel tempo e che si spegne con lo della vita. 


Giuseppe Verdi & Antonio Ghislanzoni
AIDA
ATTO 1°
- Preludio
- Duetto Ramfis, RadaMies
- Radames solo "Se quel guerrier io fossi..."
- Terzetto Amneris, RadaMes, AiDa
- Ingresso del Re e arrivo del messaggero
- Radames viene nominato condottiero supremo "Or di Vulcano..."
- Aida sola "Ritorna vincitor..."
- Nel tempio di Vulcano a Menfi, coro dei sacerdoti e delle sacerdotesse, danze sacre, vestizione di Radames.
- Appartamenti di Amneris, canto delle schiave, danze dei moretti.
- Ingresso di Aida, duetto con Armeris "Si ... tu l'arni..."
- All'ingresso della città di Tebe, rientro trionfale di Radames dopo la vittoria sugli Etiopi.
- Invano Radames chiede la libertà per i prigionieri
- Aida riconosce il padre Amonasro "Questa assisa ch'io vesto..."
- Il Faraone concede a Radames la mano di Amneris "Sovra l'Egitto un giorno, con essa regnerai..."
ATTO 3°
- Preludio, la notte in riva al Nilo
- Amneris si reca al tempio a pregare con Ramfis
- Aida sola, attende l'arrivo di Radames, e viene presa dalla struggente nostalgia della sua patria "O cieli azzurri ..."
- Giunge Amonasro che cerca, di convincere la figlia a scoprire da Radames "qual sentier il nemico seguirà" al suo rifiuto le inveisce contro "Su, dunque! Sorgete egizie coorti…" evocando lo spirito della madre che la maledice
- Arrivo di Radames, duetto con Aida, stretta "Si fuggiamo..."
- Radames rivela il percorso segreto "...le gole di Napata..."
- Amneris esce improvvisamente dal tempio e lo scopre con la rivale, Radames trattiene le guardie per far fuggire Aida ed il padre e si consegna al gran sacerdote.
ATTO 4°
- Amneris sola, disperata, dopo avere consegnato Radames ai sacerdoti, tenta ora invano di salvarlo "Già i sacerdoti adunansi..."
- Radames apprende da Amneris che Amonasro è stato catturato ed ucciso, mentre di Aida non si è trovata traccia, si sottopone al processo senza tentare nessuna discolpa
- I sacerdoti condannano Radames alla sepoltura da vivo sotto "l'ara del Dio", Amneris lancia l'anatema a Ramfis "Sacerdote: quest'uomo che uccidi, tu lo sai... da me un giorno fu amato..."
- Mentre Amneris invoca la Pace, nella sottostante tomba Radames trova Aida, stremata, che le attende ed insieme si staccano dalla vita "O terra, addio; addio, valle di pianti…"

DICONO DI AIDA

DALLE LETTERE DI GIUSEPPE VERDI;

So ben ch'ella mi dirà, e il verso, la rima, la strofa? Non so che dire; ma quando l'azione lo richiede abbandonerei subito ritmo, rima, strofa; farei dei versi sciolti per poter dire chiaro e netto quello che l'azione esige?
Purtroppo per il teatro è necessario - che poeti e compositori abbiano il talento di non fare né musica né poesia. (17 agosto 1870) "... non far caballette! Io sono sempre d'opinione che le cabalette bisogna farle quando la situazione lo domanda... specialmente nel duetto padre figlia mi pare fuori posto, Aida in quello stato di spavento e di abbattimento non può né deve cantare una cabaletta."

Gustavo Marchesi:
Dramma a sfondo pseudostorico... Egitto oleografico, ieratico e sacrale, che fornisce il pretesto per un trionfale peana della civiltà mediterranea, quella italica in particolare, quasi da opporre all'eroismo nordico wagneriano... Aida possiede un tessuto musicale di tale scioltezza e purezza che non varca mai lo spessore di un mezzorilievo... non esistono orge né sacrifici di sangue ma piuttosto una monumentale e spesso fredda energia di repressione... il canto degli egizii, di Amneris è tortuoso, malvagio, soffocato da necessità cerimoniali, subdolo, invece quando canta Aida sembra di scorgere alle sue spalle il movimento cullante della natura e la dolce carnalità degli abitanti, foreste molli e scure. Verdi accetta la fiaba come prodotto popolare proprio con i suoi limiti, senza cadere in una netta suddivisione del bene e del male, l'Egitto progredito e leale di Radames ha pure prodotto la casta dei Sacerdoti e la contraddittoria Amneris, l'Etiopia, arretrata e violenta, ha prodotto l'essere più puro e gentile cella vicenda, Aida, ma anche il cruento Amonasro.
L'intolleranza, la negazione della libertà, operati verso Aida, sia nella scena della gelosia da Amneris, forte del suo potere, sia dal padre Amonasro, sadico e torturatore suscitatore di visioni animistiche terrorizzanti, rivelano il significato della fiaba: rivelazione di una mentalità superstiziosa, impossibilitata a risolvere i problemi che la circondane.

Palmiro Pinagli:
... all'Aida si torna, si dovrà tornare, come ad un'opera che si ripropone continuan.ente all'attenzione con una sua forza a volte tanto più inquietante quanto più complesse appare il giudizio... il mondo affettivo del maestro si è ancora arricchito, si è fatto più vario e complesso: basterà ripensare all'introduzione dell'atto terzo, a quel tanto di misterioso che la caratterizza, in un atmosfera sempre drammaticamente tesa, ma più rarefatta, in cui senza nessuna concessione è evidente che non è rimasto del tutto insensibile a quel mutamento di gusto che veniva maturando.
Le novità strutturali di Aida si presentano subito evidentissime, l'opera è caratterizzata da una larga presenza di scene di massa, cori e balletti, che non hanno nulla a che fare con il dramma intimo dei personaggi principali, però se in casi precedenti il problema del balletto era stato affrontato con fastidio e con scarsi risultati, per Aida non è così, se nelle altre opere si possono tranquillamente sopprimere, in questo caso sono parte indispensabile allo equilibrio, alla dinamica dello spartito e sono quindi drammaticamente-musicalmente non più eliminabili. In queste scene le vicende dei protagonisti si arrestano, ma il dramma vero, continua caratterizzato da una situazione musicale sempre chiarissima. Lo sfondo prende un rilievo insolito, si mescola con le vicende dei personaggi, si pone accanto a quelle come più ampio riscontro, orizzonte di vicende più grandi, di più generali passioni, perseguendo quella fusione tra i piani diversi, che era rimasta sino ad allora ancora solo intenzionale.
Le conclusioni a cui giungono i protagonisti nel finale dell'opera, riassumono non solo la loro esperienza, ma l'esperienza ancora di tutta quella più vasta umanità; lieta o dolente, vinta o vittoriosa, e ne svuotano amaramente ogni illusione. Può darsi, in effetti, che Verdi avesse in mente di scrivere un supremo poema d'amore, il canto dell'amore che vince ogni passione e va oltre la morte oppure pensasse di cantare il superamento, attraverso la morte, di ogni umano dolore; certo è che traspare il dolce assopimento della morte, quando ogni dolore si calma, si acquieta, come l'invocazione alla pace di Amneris sul lento digradare dell'orchestra, sempre più piano senza altri commenti.

Edoardo Pellegrini:
Rispetto ai precedenti schemi verdiani, che vedevano un'assoluta preponderanza dell'elemento vocale, l'Aida rappresentò una svolta, perché l'uso dell'orchestra divenne molto più incisivo e determinante, non siamo più a quella volgarità (sic!!!) degli accompagnamenti, ma a un'opera tutta solare e italiana.

Guido Salvetti:
La scelta di Verdi sembra puntare più a una varia alternanza che ad una sintesi tra l'aspetto spettacolare e quello drammatico-psicologico, le scene di massa raggiungono un effettismo che sconfina nell'art-pompier con la celebre marcia trionfale. L'opera si conclude, con la scelta antispettacolare dell'epilogo tragico, Aida e Radames muoiono sepolti vivi nella prigione, in uno struggente declino di vitalità, gli ultimi due atti, privi di pezzi chiusi, segnano l'approdo a una concezione più intellettuale e colta del teatro musicale.

Carlo Majer:
In genere Aida è soprattutto "l'opera con gli elefanti". una specie di maxicirco musicale dove tutto prende l'aria del "numero". Ecco a voi i negretti ammaestrati della principessa Armeris, dall'Etiopia i terribili guerrieri di Amonasro, un attimo di silenzio, prego: il tenore Radames si accinge ad affrontare un triplo Si bemolle acuto, e via di seguito.
Con questo non si vuole deridere una ignoranza o un'ingenuità popolare, dato che illustri personaggi della nostra cultura la eseguirebbero non sole sotto le piramidi, e non solo con gli elefanti ma anche con i cammelli, i leoni, le sfingi, gli struzzi e i coccodrilli.
In realtà per comprendere la "varietà drammatica" di Aida è utile dimenticare tutto questo, e ascoltare le visioni di Verdi come se si fossero appena condensate sulla partitura, il grande "ba-taclan", come la chiamava Verdi, delle scene trionfali, non ha altro scopo che quello di disegnare uno spazio scenico infinito e monumentale, dentro il quale i personaggi, persino Amneris, si aggireranno soli con i loro sentimenti, schiacciati e incapaci di raggiungere gli altri, condannati a sentire l'eco dei loro lamenti perdersi nelle immense sale. Quando Radames finisce di cantare la sua prima aria "Celeste Aida" e ascende sino al Si bemolle acuto, Verdi precisa MORENDO, spenta la sua voce l'orchestra sembra farne circolare l'eco e farne arrivare già l'ultima vibrazione al sotterraneo dove Radames e Aida moriranno. Aida è un'opera carica di nostalgie e di lontananze, che non vengono distrutte dal soprano grasso oltremodo; come per qualsiasi arte anche l'opera ha le sue convenzioni, e chi l'ama le conosce e le rispetta, e sa benissimo come un soprano grasso possa tratteggiare un'Aida, magra, con tutte le curve a posto, ma se ha la voce di una sega elettrica, Aida non lo è né lo sarà mai, sa anche che un acuto di per sé, non dice nulla, deve uscirne la sua malinconia, i suoi brividi d'amore, la sua nostalgia.

Massimo Mila:
Nonostante la sua enorme popolarità, Aida è un'opera che si interroga ancora, e ad ogni ripresa ci si va con l'animo aperto alla possibilità di verificare le proprie opinioni, scenografi e registi faticano a trovare uno stile contemporaneo per la parte spettacolare e decorativa di Aida, che trasforma i due fìnaloni del primo e del secondo atto in una parata di gigantesco teatro dei burattini.
A percorrere le spartito, si incontra quasi una contro -Aida, nella quale recedono in ombra i passi che in teatro scatenano il plauso più rumoroso, ed emergono invece tratti di consapevole maturità drammatica, ai quali poche esecuzioni rendono giustizia. Qui è da notare un particolare di tale finezza drammatica e psicologica, che è difficile rilevarlo nella esteriore evidenza della rappresentazione, si tratta dell'anticipo del tema musicale rispetto alla situazione, quello della gelosia di Amneris appare in orchestra quando ella non è ancora gelosa, ma Radames suppone che lo sia, è l'inizio di quella serie di equivoci che finirà per rivelare l'amore di Aida e Radames, quando arriva Aida, comincia quel gioco, in cui è la musica che eccelle, di una persona che parla fingendo un sentimento, mentre tutt'altro ne ha in cuore, il tema esotico di Aida ha un suo modo di sbucare in ogni pausa del canto, occupando ogni vuoto, come l'aria: finisce così per assumere una funzione paesistica di sfondo ambientale. Con l'ultima scena dell'opera, Verdi ha tentato un colpo grosso: la redenzione del dramma nella catarsi, la sublimazione degli affetti umani, il superamento dejli affanni in questa terra in seno alla morte liberatrice, singolare paradosso di quest'opera troppo amata e troppo disprezzata per la sua esteriorità spettacolosa, e ricca poi di particolari d'una tale finezza, che solo ad un'attento esame della partitura si rivelano pienamente.
Elenco dei brani proposti all'ascolto:
Preludio, duetto Ramfis-Radames; Cristoff/Bioerling Perlea
Se quel guerrier io fossi; F.Corelli
Terzetto Amneris-Aida-Radames; Barbieri/Bioerling/Milanov Perlea
Messaggero; Mario Carlin
Ritorna vincitor; Z.Milanov
Duetto Aida-Amneris atto II; Barbieri/Milanov
Gloria all'Egitto; Callas,Del Monaco, De frabriitis Messico 3/07/1951
Preludio atto III Perlea
Cieli azzurri Leyla Gencer (56) A. Basile
Su dunque sorgete egizie coorti; Leonard Warren
Sacerdote, quest'uomo che uccidi F.Barbieri
O terra addio; Kurt Baum/Z.Milanov Fausto Cleva 20/06/1954

Della Aida a Verona nel 1913, che fu diretta da Tullio Serafin, ed interpretata dal tenore G.Zenatello che fu l'ispiratore della iniziativa, si occuparono 68 testate giornalistiche italiane e straniere, ricordando la magnificenza dell 'allestimento, ispirato alle idee di Mariette, il superbo ingresso di Radames su di una portantina retta da dodici schiavi e quello del Re su una carro tirato da quattro cavalli. Queast'anno -1984 - nella ripresa di questo stesso allestimento scenografico canteranno:
Aida Maria Chiara
Amneris Fiorenza Oossotto
Radames Nicola Martinucci
Amonasro Giampiero Mastromei
dirige Peter Maag

Conclusione riservata a Renè Leibovitz
se i frequentatori dei concerti sinfonici manifestano verso la musica di Verdi un vero disprezzo, ancor più strano e sconfortante è l’atteggiamento dei musicisti di professione.
Per lunghi anni la sua musica ( di Verdi ) non fu presa sul serio dalla maggior parte dei compositori e dei professionisti a detrimento di una vera comprensione che dovrebbe mirare a cogliere l’unità profonda e insieme il progresso di una delle più grandi coscienze creatrici che si conoscano.”
Ndr. Nello stesso anno di Aida, Verdi, partecipò ad una commissione di studio per la riforma dei Conservatori, anche se a malavoglia, e si pronunciò contro l’assurdo dei moderni onde evitare qualsiasi imitazione. Propose scuole serali gratuite per insegnare il canto corale.

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