2017_08_20 Don Gianni Tavecchia scompare all'età di 92 anni, da sempre è stato l'anima della ARS AGAPE di Abbiategrasso

Associazione  Ars-Agape
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Addio al nostro presidente
Don Gianni Tavecchia
Don Gianni Tavecchia è stato colto da improvviso malore mentre si trovava in vacanza e stava preparando il prossimo ritiro spirituale a Laveno del novembre 2017.
In questo post un ricordo della sua insostituibile figura di uomo e di religioso.
Per tanti anni ho avuto la possibilità di essere con lui animatore di tante iniziate all'Ars Agape di Abbiategrasso, molte volte in accordo e alcune volte con accese dispute, ma sempre con tantissimo rispetto reciproco.
Grazie a lui sono nate cose importanti, per me e per tanti altri. Il rammarico mio è che me ne sono allontanato per seguire i tanti impegni musicali. Ma non ne esistono altri.
Buon viaggio Don Gianni, verso un dove che non conosciamo e che conosceremo (forse) solo .... dopo.
I funerali si svolgeranno mercoledì 23 agosto 2017 alle ore 9.30 in San Pietro di Abbiategrasso.

Segue un ricordo di Alberto Negri

La storia di don Gianni Tavecchia può essere considerata, citando la canzone di De Andrè, “una storia senz’altro diversa per gente normale ma anche una storia comune per gente diversa”.
Non è – infatti - facile descrivere nelle poche righe di un articolo di giornale la figura di don Gianni queste prete che si è spento sabato a 92 anni.
Non è facile perché come sempre, quando un personaggio muore, le narrazioni retoriche sulla sua santità, sulla sua bravura, sulla sua onestà,ecc. si sprecano.
Tutti dopo la morte diventano bravi. Ma questa volta voglio correre il rischio di apparire retorico e voglio raccontare don Gianni in prima persona. Ma lo voglio raccontare perché glielo devo, perché è stato per me, e credo anche per molti altri, un maestro di vita, in un’epoca in cui i veri maestri sono pochi. Ho avuto la fortuna di condividere con lui un bel pezzo di strada della mia vita. E di questo ne sono orgoglioso e riconoscente.
Don Gianni era arrivato ad Abbiategrasso, non come prete legato a una parrocchia, ma come “cane sciolto”, così mi piace definirlo, mai al guinzaglio di nessuno, di nessuna autorità ecclesiale , di nessuna parrocchia, di nessuna struttura o sovrastruttura.
Si presentava semplicemente come un uomo, come un prete, ricco di umanità e di esperienza maturata anche come Cappellano a S. Vittore.
Lui amava dire che aveva trovato più umanità in tanti carcerati che non in quelli che frequentavano assiduamente le chiese e le sacrestie. Aveva imparato di più dal carcere che non dal seminario. Arrivato a Bià, come prete di strada, dunque come un prete scomodo, aveva messo in piedi con gli amici del gruppo ARS, guidati da Pierfranca Guffanti che più di tutti è sempre rimasta vicina a don Gianni, il servizio che si chiamava “Telefono Amico”. In un garage un gruppo di volontari ogni sera metteva a disposizione il proprio tempo per ascoltare al telefono persone in difficoltà o semplicemente persone in solitudine.
Perché don Gianni aveva capito che il problema della solitudine nella ricca e paciosa Bià era molto radicato. Nel frattempo la droga cominciava a diffondersi presso i giovani anche nel mondo della provincia perbenista. E così con un gruppo di giovani volontari ha creato il gruppo Agape (termine che in greco vuol dire Amore verso il prossimo). Per diverso tempo noi dell’Agape abbiamo aiutato tante famiglie, tanti genitori disperati che si accorgevano del figlio schiavo dell’eroina spesso quando ormai era troppo tardi. In quegli anni abbiamo aiutato anche tanti ragazzi e ragazze a uscire dalla dipendenza della droga.
Don Gianni veniva chiamato il prete dei drogati, come don Ciotti a Torino con il gruppo Abele che avevamo avuto l’occasione di incontrare o come don Picchi a Roma. Tutti preti impegnati in prima linea a combattere la droga, che dilagava verso la fine degli anni Settanta. Tanti ne sono usciti, ma tanti sono morti, magari su una panchina, per overdose o per dosi tagliate male dagli spacciatori. Ma don Gianni non si è mai arreso e penso che tanti gli devono la vita. Poi quando il problema della droga si è un po' attenuato eccolo pronto ad affrontare la piaga dell’alcolismo in collaborazione con gli Alcolisti Anonimi. Ma accanto a questo don Gianni “di strada”, a questo prete del fare, che amava la giustizia e che vedeva il Vangelo come la scelta di stare con gli ultimi, con gli emarginati, con i devianti, con quelli che la società cerca di allontanare, perché danno fastidio, c’è sempre stato un don Gianni cercatore della verità.
Era il don Gianni teologo che riceveva le persone a casa sua per parlare di Dio o semplicemente per aiutare chi aveva problemi personali o familiari. Era il don Gianni che studiava i libri dei più grandi teologi e preparava scrupolosamente l’omelia della domenica, sempre in chiese diverse. Era nomade anche nel dire messa. Spesso la sua sede era la chiesetta un po' nascosta delle suore di Betlem di corso S. Pietro. La sua omelia non era mai improvvisata, ma sempre ragionata, avvincente, piena di concretezza, di vita reale. Gesù era un maestro di vita e il Vangelo aveva senso solo se aiutava le persone a vivere bene la propria vita quotidiana. Spesso diceva: se Dio non esistesse ho preso una bella fregatura visto che per Lui ho rinunciato anche alla mia Noemi, una ragazza che da giovane mi piaceva.
Ma c’era anche il don Gianni che amava la psicologia e che organizzava insieme allo psicologo di Magenta (anche lui un personaggio controcorrente) Giuseppe Rescaldina cicli di conferenze, sempre apprezzate dal pubblico numeroso, presso l’ospedale C.Cantù sullo star bene, sul benessere spirituale ma anche su quello psicologico, perché psiche e anima dovevano procedere di pari passo nella ricerca della felicità,. n.d.r. ed all'Annunciata ad esempio. Ecco per don Gianni essere felice voleva dire prima di tutto star bene con se stessi, amare se stessi, per poi poter amare in modo giusto gli altri. Chi non si ama, chi non vuol bene a se stesso non può aiutare o amare gli altri. Anche chi faceva volontariato con lui doveva essere preparato, consapevole e competente. Il volontariato non può essere semplicemente un’azione filantropica improvvisata, così come la carità – diceva spesso – è ben diversa dall’elemosina. Tutti sono capaci di fare elemosina, invece la carità ti chiede di cambiare vita. Don Gianni non era il prete delle certezze preconfezionate, non aveva la verità in tasca. Solo i cretini non hanno dubbi. Sapeva che alla verità ci si poteva avvicinare, ma che solo un istante dopo la morte avremmo potuto conoscerla davvero, qualunque essa sarebbe stata. Spero, caro don Gianni, che tu finalmente adesso abbia conosciuto quella Verità che hai inseguito per tutta la vita. E se davvero Dio è Amore, come ripetevi ogni volta che qualcuno ti chiedeva che cos’è Dio, ebbene tu l’hai cercato per tutta la tua vita terrena e sicuramente più di tutti noi meriti di essere in questo Amore.
[testo di Alberto Negri]

Il 26 maggio 2013 si è festeggiato il 65° di sacerdozio di Don Gianni

Domenica 14 giugno 2015
Il nostro don Gianni raggiunge il traguardo dei 90 ANNI il 12 giugno 2015!
Noi lo festeggeremo così:
Ore 11.00 Santa Messa in San Gaetano
Al termine, aperitivo
Ore 13 pranzo al Ristorante “DARSENA” di Vigevano

Abbiategrasso, 8 giugno 2003, festa di Pentecoste 
Ci siamo visti questa mattina, in sagrestia,
prima che Tu celebrassi la Messa di Pentecoste
e, come per farTi bene iniziare la liturgia,
mi sono rivolto a Te chiamandoTi “papà”
alla presenza di Monsignore.
Caro don Gianni: in più di quarant’anni
di permanenza nel sempre benedetto Abbiategrasso,
quanti guai e dispiaceri, quante grane
tra persone hai sistemato, senza clamore alcuno.
(com’è nel tuo stile).
Nel frattempo, noi giovincelli siamo stati ammaliati
dalle Tue frasi incisive, in particolar modo da quella
che diceva:” Ohi, ragazzi! mi raccomando, fate attenzione
alle stupidaggini che il mondo vi propone.
Mantenetevi robusti nella Fede poiché la Speranza
vi darà sostegno in ogni circostanza;
soprattutto, fissatelo bene in testa, che nostro Signore
regala generosamente a tutti il Suo amore”.
E io pensavo, proprio stamattina,
mentre mi avvicinavo alla Chiesa, accanto a mia moglie,
che è stato giusto che per i tuoi festeggiamenti,
venisse scelto oggi, il giorno dello Spirito Santo,
per ricordare il tuo amore che, come Sacramento,
hai profuso abbondantemente sopra di noi.
Grazie, don Gianni, e… ad multos annos.
di Pietro Cucchi 

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