2017_07_12 MAM Milano Arte Musica doppio appuntamento con The Tallis Scholars

Associazione Culturale La Cappella Musicale

Milano Arte Musica
XI edizione 201
7
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Associazione Culturale La Cappella Musicale
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Tel / fax 02.76317176
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Milano Arte Musica programma XI edizione 2017

Mercoledì 12 Luglio 2017_07_12 ore 20.30
Basilica di Santa Maria della Passione
Monteverdi e il suo tempo
Musiche di Palestrina, Lotti, Allegri, Gesualdo, Monteverdi
Peter Phillips, direttore

Giovedì 13 Luglio 2017_07_13 ore 20.30
Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa
Tra antico e moderno
Musiche di Palestrina, Pärt, Isaac, Muhly
The Tallis Scholars
Peter Phillips, direttore

PROGRAMMA 12 LUGLIO

Giovanni Pierluigi da Palestrina(c.1525-1594) Magnificat Primi Toni (a 8);  Tribulationes Civitatum 
Claudio Monteverdi(1567-1643) Messa a quattro voci da cappella (1650) 
Gregorio Allegri (1582-1652) Miserere
Carlo Gesualdo (1566-1613) O vos omnes; Aestimatus sum 
Antonio Lotti(1667-1740) Crucifixus (a 8)
Claudio Monteverdi  
Crucifixus
Adoramus te
Domine ne in furore
Cantate Domino


PROGRAMMA 13 LUGLIO

Heinrich Isaac(c.1450-1517) Regina caeli 
Nico Muhly(1981-) Lamentations (Recordare)
Giovanni Pierluigi da Palestrina(c.1525-1594) Lamentations (Recordare)
Arvo Pärt(1935-) Nunc dimittis
Giovanni Pierluigi da Palestrina Nunc dimittis; Laudate pueri
Gregorio Allegri(1582-1652) Miserere
Alexander Campkin(1984-) Miserere
Eric Whitacre(1970-) Sainte-Chapelle
Giovanni Pierluigi da Palestrina Virgo prudentissima
Heinrich Isaac Virgo prudentissima

The Tallis Scholars tornano ospiti di Milano Arte Musica per l’edizione 2017 in un doppio appuntamento: l’ensemble inglese, diretto da Peter Phillips, propone – mercoledì 12 luglio presso la Basilica di Santa Maria della Passione – “Monteverdi e il suo tempo”, un raffinato programma che mette a confronto pagine di musica corale italiana del Cinque-Seiecento (musiche di Monteverdi, Lotti, Allegri e Gesualdo). Il secondo appuntamento, la sera seguente, nella Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, ripercorre secoli di musica, in un’alternanza tra autori di epoca rinascimentale-barocca come Isaac, Palestrina, Allegri e autori contemporanei quali Muhly, Pärt, Campkin e Whitacre.Il mottetto penitenziale di Palestrina Tribulationes civitatum è allo stesso tempo più spoglio e più introverso di quel che ci potremmo aspettare da un compositore celebrato per la sua eleganza ed abilità melodica. Anticipando le prescrizioni tridentine, la semplicità declamatoria di entrambi i pezzi di questa sera testimonia l’influenza esercitata dallo stile franco-fiammingo sul compositore.Tribulationes civitatum è intenso nelle sue preoccupazioni; la resa musicale delle parole porta evocativamente in vita il testo (“abbiamo udito dei disordini in città”). I cittadini “dispersi e turbati” trovano un’espressione adeguatamente frammentata nelle entrate ben ripartite delle voci da parte di Palestrina, mentre l’enfatico blocco accordale che esprime la paura (timor) è messo in evidenza dal silenzio improvviso con cui è prefigurato.
La Selva morale e spirituale può considerarsi il vero e proprio manifesto della seconda prattica nell’ambito della musica sacra. Voci e strumenti, soli e tutti si alternano in questa ampia raccolta
di materiale liturgico e devozionale. Potrebbe sorprendere il fatto che, all’interno di siffatta raccolta, si trovi una messa a 4 voci definita “da cappella”, e cioè non concertata con strumenti secondo l’uso moderno, ma che sembra riprendere modi e stilemi dello stile antico, radicati nella polifonia rinascimentale. In realtà è importante ricordare come la seconda prattica non rappresentò mai un radicale rifiuto del passato, ma che l’alternanza di nuovo ed antico, di modernità e di tradizione, fu una prassi costante nel Barocco fino a Bach. Monteverdi fu proprio maestro nell’armonizzare lo “stil moderno” con lo “stile antiquo”, nel fondere le nuove possibilità espressive della monodia con la solenne complessità del contrappunto rinascimentale, operazione che nei medesimi anni Frescobaldi tentava con successo nel campo della musica strumentale per tastiera. Va però detto che, ad un’analisi più attenta della polifonia monteverdiana, non possono sfuggire alcune particolarità: soprattutto una nuova declamazione del testo ed una cura della linea melodica e del dialogo tra le voci che conferiscono alla partitura un senso di teatralità assente nella purezza della polifonia rinascimentale: è come se Monteverdi, anche nella elaborazione del tessuto polifonico, desse a ciascuna voce un ruolo di personaggio, quella gestualità e quel senso retorico che aveva sviluppato nella sua produzione melodrammatica. Il Seicento è teatro, ed anche nella polifonia sacra le voci si atteggiano ad attori che recitano un dramma sacro: l’altare è il palcoscenico su cui si rappresenta il dramma più alto della storia umana, il Figlio di Dio che offre la sua vita per riscattare l’umanità. La musica è partecipe di questo dramma, come avviene in forma evidente anche nella produzione organistica cattolica (si pensi alla Toccata per l’elevazione): essa ha il compito di introdurre l’assemblea nei misteri della fede, troppo grandi per essere compresi con la ragione, ma accessibili attraverso il cuore “commosso”.
Ci si domanda spesso cosa potrebbe pensare Gregorio Allegri della strana e speciale eredità rappresentata dal suo Miserere. Arrangiamento penitenziale e alquanto chiaro di un salmo di supplica, egli lo compose come un falsobordone – ovvero un pezzo in cui il testo è recitato su un accordo prima della formula conclusiva – e lo basò sull’antico tonus peregrinus. Si potrebbe immaginare che gli avrebbe causato una non discreta dose di shock sapere che il suo lavoro, mutato da un processo di abbellimento e alterazione da parte di generazioni di musicisti lungo secoli, avrebbe un giorno rivendicato il proprio ruolo di pezzo di musica corale più famoso al mondo. Lo spiegano in qualche modo proprio quegli abbellimenti, come il famoso do sovracuto che deriva dall’ornamentazione con la quale gli abili cantori del Coro papale della
Cappella Sistina rielaboravano abitualmente la musica scritta. La musica vivace di Carlo Gesualdo, principe rinascimentale di Venosa, è spesso messa in ombra dalla sua ancor più esuberante vita. I musicologi, al pari del pubblico, si scontrano con la tentazione quasi irresistibile di collegare la gelosia e le tendenze omicide dell’uomo con le travagliate e dissonanti impostazioni della sua musica penitenziale. Il compositore certamente sembrò trascinato verso il lato oscuro. I due mottetti presentati stasera sono tratti dall’arrangiamento di Gesualdo dei responsori per il rito delle Tenebre - durante il quale le candele si consumano lentamente fino a quando l’oscurità è quasi totale. Questi mottetti vengono utilizzati nel Sabato Santo, il giorno dopo la crocifissione di Cristo ma prima della sua resurrezione, segnato da un misto di speranza e disperazione. Il loro vocabolario armonico attinge a Monteverdi e alla tradizione dei madrigali, ma spinge questi tropi a nuovi estremi, combinandoli con un insistente cromatismo che disillude ogni volta le aspettative dell’ascoltatore. Tra questi, O vos omnes è sicuramente il più estremo, come si confà al suo testo privo di speranza. Le linee vocali cadenti languiscono, movimentandosi solo con “universi populi”, per assicurarsi che tutto il mondo prenda coscienza del loro dolore. Se questi mottetti possono essere visti procedere attraverso le varie fasi della pena, Aestimatus sum sprofonda nella depressione. Le parti vocali, abbassandosi una volta ancora, sono interrotte da un breve lampo di vivacità nella parola “liber” - ma se di una speranza si tratta, è di una speranza piuttosto oscura; libera dalle passioni terrene, oramai tra i morti.


In Regina caeli, un mottetto in lode della Beata Vergine Maria associato al tempo pasquale, prevale un chiaro modo maggiore. Ritmi sincopati contrastano con le note lunghe del canto gregoriano, all’inizio nella voce del tenore e successivamente muovendo liberamente tra le diverse voci. Isaac sfrutta al massimo la possibilità offerta dalle due voci pari di soprano per offrire una fedele imitazione e un movimento parallelo, confermando la vivacità del testo e terminando in scampanii di gioia alleluiatici.
L’arrangiamento del compositore americano Nico Muhly delle parole dalle Lamentazioni fu commissionato da The Tallis Scholars nel 2013. Sopra una nota lunga e tenuta in tenore, sorgono rade armonie, che ricordano quelle di Pärt. Le ripetizioni insistenti di recordare - ricorda - sorreggono una sezione più dinamica nella quale le linee vocali si sovrappongono e si scontrano le une con le altre. Un lungo, tenuto tritono fornisce un accompagnamento inquietante alle parole cervicibus nostris. Infine, le voci più alte cantano Jerusalem in maniera di canone, successivamente ripreso dalle altre voci all’inverso, prima che il pezzo si ritiri sommessamente come se fosse consumato dal dolore.
Quest’idea di processo rigoroso che sfocia in armonie nuove e bellissime è tra quelle che sorreggono gran parte del lavoro di Pärt. Il Magnificat fu eseguito per la prima volta nel 1989 come pezzo non liturgico (è privo della consueta dossologia Gloria patri alla fine). Più tardi, quando il pezzo ebbe acquisito popolarità nella musica anglicana in quanto primo cantico dell’Evensong, a Pärt venne commissionato un complementare Nunc dimittis da parte della Cattedrale di St. Mary di Edimburgo. Entrambi i brani si dispiegano lentamente, deliberatamente, senza mai allontanarsi da una tonalità minore, ma trovando anzi maestà e mistero in queste parole di rivelazione.
Alexander Campkin: “Mi ricorderò sempre di quando ascoltai il Miserere di Allegri per la prima volta. Fui colpito dalla bellezza della musica e delle emozioni che trasmetteva. Si trattava di una registrazione di Allegri eseguita da The Tallis Scholars, una registrazione che da allora mi è rimasta nel cuore. Di conseguenza, ero elettrizzato all’idea di essere stato incaricato da questo stesso coro di scrivere un nuovo arrangiamento per lo stesso testo. Il nuovo pezzo riflette la mia risposta emotiva al fortemente commovente Miserere di Allegri. Come quello di Allegri, si tratta di una partitura per un doppio coro. Ci sono due elementi musicali contrastanti: quello del coro principale e una sezione più lirica cantata dal gruppo di solisti fuori dal palco. Mano a mano che queste sezioni si alternano, il pezzo sale gradualmente in intensità, sospensione dopo sospensione. L’armonia risulta intensificata quando il primo soprano sale al do sovracuto, raggiungendo il culmine sulle parole libera me sanguinibus (“liberami dalle colpe del sangue”).”
La Sainte-Chapelle di Eric Whitacre sembra più una sorta di continuazione, di amplificazione della polifonia rinascimentale di Byrd e Gombert che una deviazione dalla stessa. Dalle sue melodie quasi da canto gregoriano al suo dramma musicale spazializzato, il lavoro di Whitacre (composto per The Tallis Scholars) trae diretta ispirazione dal repertorio principale del coro. Mano a mano che procediamo attraverso la narrazione di Withacre, che racconta la storia di una ragazza che entra nella Sainte-Chapelle di Parigi e unisce la sua voce a quella degli angeli, la musica evolve dal semplice canto a densi clusters e collage di note. Come se un singolo raggio di luce fosse riflesso e rifratto infinte volte attraverso le intricate finestre di vetro dipinto della cappella, così il singolo tono di Whitacre riecheggia più e più volte fino a che è trasformato in qualcosa di oltre se stesso, qualcosa di più grande, di più intenso.
Il dualismo testuale, dove un testo commenta simultaneamente un altro, è comune nell’opera di Isaac, e compare in maniera evidente in quello che è forse il suo più famoso mottetto, Virgo prudentissima. Nel 1507 Isaac era al servizio di Massimiliano, che stava per essere incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero. Il mottetto fu composto per dimostrare la pietà del futuro Imperatore e per ritrarre Maria come sua sostenitrice e avvocata. In questo pezzo virtuosistico ascoltiamo una enumerazione delle creature celesti con la Vergine Maria come loro regina. Ella e la sua schiera celeste vengono invocati affinché guardino con favore a Massimiliano. L’arrangiamento di Isaac suscita stupore inframmezzando complicati passaggi decorativi con un canto monumentale e lento. C’è anche un momento auto-referenziale quando i musicisti fanno riferimento alla loro partecipazione a questa approvazione celeste. Infine, le parole ut sol (“come il sole”) forniscono un’opportunità che nessun compositore rinascimentale poteva farsi scappare: un gioco di parole musicale nel quale le sillabe possono essere fatte corrispondere alle relative note.

BIGLIETTI

12 e 13 luglio posto unico 10 €

Giovani fino 26 anni: posto unico 5 € (disponibilità limitata)
Gruppi: Ufficio Gruppi Vivaticket gruppi@bestunion.com
Abbonamenti: 120 €
Vendita sul posto, secondo disponibilità, 40 minuti prima di ogni concerto e presso la segreteria parrocchiale di S. Maria della Passione (via Conservatorio 16) dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.00.
Prevendite biglietti, carnet e abbonamenti (con diritto di prevendita):
Circuito Vivaticket www.vivaticket.it

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