2017_01_17 UNO CHE CONOSCEVO al Libero di via Savona -Milano

dal 17 al  26 gennaio 2017 | Residenza Urbana Progetto TLLT

"UNO CHE CONOSCEVO"
scritto e diretto da Corrado Accordino
con Riccardo Buffonini, Veronica Franzosi,
Valentina Mandruzzato, Chiara Tomei
Assistente alla regia Valentina Paiano
scene e costumi Maria Chiara Vitali
produzione Compagnia Teatro Binario 7/La Danza Immobile
Spettacolo sostenuto nell'ambito del progetto Next 2016
- Prima Nazionale -

ORARI SPETTACOLO:
Lun-sab ore 21
domenica ore 16

INFO BIGLIETTERIA:
Biglietto intero: 16€
Biglietto ridotto: 12€

Info riduzioni e convenzioni:
Mail: biglietteria@teatrolibero.it,

Tel. 02.8323126
"UNO CHE CONOSCEVO" OVVERO DE LE MENZOGNE, IL POTERE DI CONTROLLO, LA MANIPOLAZIONE DELL'INFORMAZIONE E L'ESERCIZIO DELLA PAURA

Da martedì 17 a giovedì 26 gennaio debutterà al Teatro Libero di Milano in Prima Nazionale lo spettacolo "Uno che conoscevo", ultimo lavoro del drammaturgo e regista Corrado Accordino.
Ambientato nella redazione di un telegiornale, la narrazione s'incentra su tre giornalisti, una stagista
e undici quadri per raccontare la quotidiana preparazione del TG.
Quali sono le notizie prioritarie?
Ogni giorno la redazione si anima. Gli ascolti sono in calo e la preoccupazione di perdere il lavoro aleggia in ufficio. L’atmosfera si infiamma per un nonnulla, ma gli equilibri tra le scrivanie sono consolidati fra Riccardo Chiesa, il caporedattore famoso per il fiuto e un passato da giornalista d’assalto, Valentina Pedretti, suo braccio destro, pratica, risoluta e capace di acquietare gli umori dell’ufficio e Chiara Guidetti, il volto più noto del giornalismo italiano.
La loro quotidianità viene stravolta dall’arrivo della nuova stagista, una neo laureata che ancora crede nel senso profondo del giornalismo: informare le persone dei fatti, dire la verità. Ma non siamo più a scuola. Il sistema a cui appartengono è molto più complesso, le leggi che governano il mondo dell’informazione sono altre, ogni notizia provoca una reazione a catena e sono i media che sensibilizzano, dettano le priorità, creano l’agenda setting.
Così, tra vessazioni ed educazione al mestiere, la giovane stagista impara le regole del gioco, un subdolo e necessario destreggiarsi tra dinamiche d’ufficio, segreti pericolosi e opportunismi. E in meno di un mese di lavoro, tra una notizia e l’altra, impara bene il mestiere, meglio di quanto i suoi tutor potessero pensare.

NOTE DI REGIA
Il mondo intorno, le notizie da raccontare, le priorità di una realtà da decifrare. Il difficile compito di raccontare la vita, nella rete complessa delle sue manifestazioni. Dalla guerra in Siria al traffico romano, dall’emergenza bomba al costo dell’acqua, dalle preoccupazioni del Papa alla Champions League. Quali sono le riflessioni, intuizioni o follie, di chi ha la possibilità di svelarci il mondo, le sue strategie per dire il vero o per mistificarlo? Cosa si nasconde dietro la mente di chi, giorno per giorno, attraverso la scatola magica sa usare le parole che disegnano la nostra immaginazione, alimentano la nostra paura, gestiscono la nostra ansia, provocano sorrisi, inventano sogni? Quali pensieri sottili, quali leggi dell’attenzione sta adottando? Si può spostare l’attenzione degli ascoltatori, con la stessa leggerezza o maestria, da un caso di cronaca nera all’ansia del cenone di Capodanno. Si può infarcire il niente di senso e sottrarre ai fatti la loro autenticità. Si può dire tutto e il contrario di tutto. Si può essere veri nella menzogna e bugiardi davanti all’evidenza. Le parole possono colorare il mondo di senso, ma possono anche diventare armi giocattolo sulle labbra di chi le sa usare. Non si tratta di un Grande Fratello che ci osserva e ci guida, in questa storia si vuole piuttosto mostrare come tutto possa essere maneggiato ad uso e consumo immediato, perché la legge imperante non è più quella di una mente superiore e malata che ci vuole orientare e guidare: i mostri sono diventati gli indici di ascolto, le pubblicità a cui non puoi rinunciare, gli sponsor che devi conservare, i sondaggi da manipolare, il lavoro che non puoi perdere. In questa storia non c’è una teoria da dimostrare ma c’è un rischio che tutti noi corriamo, la disumanizzazione dell’informazione, la sua insensibilità, la sua ricerca dell’effetto, la sua parodia della realtà.

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