2016_12_01 Coccia e nuove produzioni liriche, in scena LA RIVALE

Teatro Coccia di Novara
Giovedì 1 dicembre 2016, ore 20.30
La rivale
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
Musica di Marco Taralli 
Libretto di Alberto Mattioli
Regia Manu Lalli
Direzione d’orchestra Matteo Beltrami
Orchestra Talenti Musicali

Produzione Fondazione Teatro Coccia Onlus
Debutta in prima assoluta, commissionata e prodotta da Fondazione Teatro Coccia, l’opera del compositore Marco Taralli su libretto di Alberto Mattioli, liberamente ispirato all’omonimo racconto di Éric-Emmanuel Schmitt

Nel ruolo della diva, rivale di Maria Callas, Tiziana Fabbricini. Nel ruolo del Melomane Antonio, il basso Daniele Cusari, Don Bartolo e Salvatore è il tenore Giulio Pelligra, la giovane commessa è il soprano Giulia Perusi, la badante Annina, il mezzosoprano Simona di Capua, la maschera è il baritono Daniele Piscopo e la turista e commessa anziana il soprano Eleonora Boaretto.
La produzione è sostenuta da Fondazione CRT-Cassa di Risparmio di Torino e Itof srl. La stagione 2016/2017 è realizzata con il contributo di Comune di Novara, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Piemonte, Fondazione Piemonte dal Vivo, Fondazione Banca Popolare di Novara, Gruppo DeAgostini.

Prosegue nella stagione 2016/2017 l’esperienza del Teatro Coccia di Novara che da quattro anni commissiona la composizione di un’opera ad un autore contemporaneo. Quest’anno il maestro Marco Taralli ha composto, per debuttare giovedì 1° dicembre 2016, un’opera tratta dal racconto del 2007 di Éric-Emmanuel Schmitt La Rivale. La creazione – dalla lunga gestazione (avviata a inizio 2015) - si avvale del libretto di Alberto Mattioli, giornalista, critico musicale e scrittore, per la regia di Manu Lalli e in buca l’Orchestra dei Talenti Musicali, diretta dal maestro Matteo Beltrami.
L’evento segna il ritorno in scena di Tiziana Fabbricini nei panni della protagonista, a quattro anni dalla sua ultima apparizione in Nûr, dello stesso Marco Taralli, al Festival della Valle d’Itria 2012. Il soprano che con l’ammirabile e coraggiosa prova del ‘90 contribuì a riportare stabilmente al Teatro alla Scala La Traviata recita la parte della Diva: una diva in disarmo dalla vita che si trova costantemente confrontata con il fantasma della cantante rivale che, “sul più bello” (nella carriera di un cantante, spesso coincide con il momento di maggior esposizione, a rischio “tonfo”), le soffiò lo scettro di Divina.
Gli autori del melodramma in un atto entrano a pie’ pari nella dimensione metateatrale dando vita ad uno scorcio del mondo dell’Opera sapido e “storicamente informato”, nella resa dei suoi vizi, soprattutto, e di qualche sua virtù, come quello d’essere follemente appassionante, in primis.
Commissionando e producendo opere contemporanee, il Teatro Coccia investe di fatto nel futuro della lirica italiana e intende avvicinare al teatro anche un pubblico più giovane. Quest’anno la scelta dell’opera di Taralli risponde alla chiamata con grande coerenza, grazie al senso dell’umorismo con cui si approccia al tema e al mondo dell’Opera e la capacità musicale del compositore di avvicinare linguaggi apparentemente lontani, come ad esempio il belcanto e il rap.  
Anticipa Marco Taralli: “Scrivere un'Opera nuova oggi significa per me proseguire nel solco tracciato dalla nostra importante tradizione lirica – che in Italia non ha mai smesso di essere viva – alla luce delle suggestioni della mia contemporaneità, e utilizzare un linguaggio che oggi più che mai continua ad avere una straordinaria forza espressiva, in grado di coinvolgere generazioni anche molto distanti tra loro. Per me La Rivale segna il debutto nel genere buffo, sebbene l’opera non sia soltanto comica - nei suoi risvolti esistenziali, è persino crudele – e sono felice che ciò sia avvenuto in questa fase, la cosiddetta “maturità”, riallacciando il mio percorso personale con una tradizione in cui l’operato dei compositori italiani è stato storicamente determinante”.
“Ho trovato piuttosto divertente scrivere il libretto di un’opera sull’opera - racconta dal canto suo Alberto Mattioli, giornalista de La Stampa e critico musicale “ninja” specializzato nella lirica e nelle forme di dipendenza che essa ingenera (“l’operoinomania”) - un’opera al quadrato per così dire, non esente da un certo gusto per la presa in giro; soprattutto delle bassezze commesse da un certo tipo di pubblico (“le care salme”, più volte rassicurate dal critico nei suoi interventi, ndr) che nulla comprende di questo mondo. Mi sono tolto qualche sfizio e regolato un po’ di conti”.
“In linea con la desolante constatazione del suo sentirsi invisibile, ho scelto di far muovere Carmela Astolfi in una scena inizialmente affollata dagli oggetti del suo passato operistico che lentamente spariscono a rappresentare la progressiva presa di coscienza dell'inutile e mistificante visione che lei ha di se stessa – racconta nelle note di regia Manu Lalli - In un momento storico nel quale appare diffuso e quasi compulsivo l'interesse alla visibilità, e nel quale la presenza sui mezzi di comunicazione giustifica il fatto stesso di esistere, appare ancora più interessante il finale di quest’opera”.
La Rivale è la storia di Maria Callas raccontata dalla sua più acerrima rivale, nella finzione chiamata Carmela Astolfi, da un inedito e poco celebrativo punto di osservazione, quindi, che consente tanto a Schmitt che a Mattioli di schivare l’approccio agiografico alla rievocazione della Divina e di regalare un racconto dissacrante e divertente, ricco di aneddoti gustosi e di osservazioni molto competenti sul mondo della lirica.
La Astolfi, che prima dell’avvento della Callas, era stata il soprano più amato dal pubblico, torna dal suo esilio argentino a Milano dopo tanti anni di assenza. È ormai una donna anziana, inacidita dai ricordi dei successi della sua rivale (che è morta da anni). Entra alla Scala per ritrovare l’atmosfera dei suoi giorni di gloria e si trova faccia a faccia con un gruppo di turisti, ai quali la guida spiega che Maria Callas è stata la voce più bella di tutti i tempi e che non ha mai conosciuto rivali capaci di contenderle lo scettro della lirica. Per la soprano questo è un colpo, e solo il primo, che la trascinerà in una straziante ma anche, per i lettori, comica rievocazione della feroce sfida tra le due primedonne della lirica. Schmitt così fa raccontare all’inferocita rivale tanti episodi pubblici e privati dell’ascesa e del trionfo di Maria Callas, che Mattioli e Taralli trasformano abilmente in una serie di quadri a tema musicale: arie, rap.  

NOTE SULL’OPERA
Cosa significhi scrivere un’opera buffa oggi e come si ponga un autore contemporaneo quando, per raccontare una storia, utilizza elementi desunti dalla tradizione molto caratterizzati e ben identificabili, è difficile da spiegare per chi come me, si trova molto più a suo agio con le note che con le parole.
Sono fortemente convinto che il teatro musicale rappresenti oggi come ieri un straordinario strumento di comunicazione attraverso il quale un linguaggio universale, come la musica, può veicolare storie, emozioni, idee, con una forza espressiva e un potere di coinvolgimento forse superiore a tante altre forme di spettacolo.
Questo strumento, che si è rivelato nei secoli efficace e convincente riuscendo sempre a mantenere intatta la propria forza espressiva e comunicativa, è dotato di un codice identificativo, uno schema formale, estremamente valido e funzionale tanto da indurre artisti di ogni epoca e paese ad utilizzarlo come connettore in grado di tradurre il messaggio e l’identità stilistica in modo chiaro e diretto in coerenza con il proprio contesto storico.
Ne La Rivale non possono quindi mancare le citazioni dei profumi e dei sapori appartenenti alla nostra storia e alla nostra tradizione, e questo è stato il punto di partenza mio e di Alberto Mattioli nell’affrontare questo soggetto, la storia la tradizione, che non sono state viste come dei limiti, ma come ricchissimi e saporitissimi “ingredienti” meravigliosamente funzionali al racconto della nostra storia, che sicuramente non è una storia nuova, ma altrettanto sicuramente abbiamo cercato di raccontarla bene!
Marco Taralli


NOTE SUL LIBRETTO
La novella di Eric-Emmanuel Schmitt che ha ispirato il libretto della “Rivale” è bella e, come tutta la bella letteratura, leggibile a più livelli. Con Marco Taralli abbiamo cercato di aggiungerne uno, motivato, diciamo così, dalla “destinazione d’uso” del mio testo: una riflessione, che per esser tale non rinuncia però a divertire, o almeno a provarci, sul teatro musicale. “La rivale” ha così finito per diventare, oltre che la storia tragicomica di Carmela Astolfi, anche un’opera sull’opera, un’opera al quadrato, un serissimo scherzo sul più complicato, costoso, difficile, assurdo ed entusiasmante spettacolo inventato dagli uomini, anzi dagli Italiani. Del resto, si sa che insieme con l’opera è nata praticamente anche la sua parodia, e i sarcasmi sul “Teatro alla moda” di Benedetto Marcello, vecchi di tre secoli, centrano ancora alla perfezione il bersaglio. Ma poi esiste una lunga tradizione di opere “sull’opera”; dati i nomi degli autori, illustre e illustrissima. Giudicate voi: Campra, Mozart, Salieri, Gassmann, Cimarosa, Paisiello, Paër, Fioravanti, Gnecco, Donizetti, Pedrotti, Offenbach, Strauss, Britten, eccetera. Con “La rivale” ci sentiamo, insomma, in ottima compagnia.
Alberto Mattioli


NOTE DI REGIA
Un omaggio dissacrante e ironico ad un grande momento del teatro musicale ed anche un omaggio ad un'epoca nella quale la rivalità fra due cantanti, due musicisti, o due atleti diventava il contenuto di un racconto epico che poteva emozionare chiunque e trasformarsi in momento di identificazione non solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti. Più che la Rivale dovremmo chiamare questa rappresentazione un “Opera sull’amore per l’opera lirica di tutti i tempi”. Aldilà infatti di una vera e propria rivalità, quasi sempre falsa e molte volte inventata a tavolino solo dai giornali (dai quali i protagonisti non ne traggono che fama e pubblico, senza il più delle volte fare niente per fomentarla anzi quasi sempre ignorandone le ragioni) il soggetto che si ispira al romanzo di Schmitt intende sottolineare ora in modo beffardo ora malinconico l’amore per l’opera e i suoi interpreti. E come fare a non amare l’Opera, i sui cliché, la sua passione, la sua totalizzante follia e la sua incredibile e constante parodia di se stessa?  In linea con la desolante constatazione  che anche gli artisti più grandi e le più grandi star finiscono in quello che è il più grande cruccio di tutti gli artisti “l’Oblio” la dimenticanza”, (o meglio vivono tutta la vita nell’ansia di essere ricordati..) ho scelto di concerto con lo Scenografo Daniele Leone, di far muovere la protagonista in una scena inizialmente  affollata dagli  oggetti del suo passato operistico che lentamente spariscono a rappresentare la progressiva presa di coscienza dell'inutile e mistificante visione  che lei ha di se stessa.  In un momento storico nel quale appare diffuso e quasi compulsivo l'interesse alla visibilità, e nel quale la presenza su i mezzi di comunicazione giustifica il fatto stesso di esistere, appare ancora più interessante il finale di quest’opera. L'acquisizione da parte della protagonista “Carmela Astolfi” che Maria Callas (solo nella sua fantasia) contrariamente a lei sarà sempre ricordata è il colpo che farà precipitare lo spettacolo verso un finale tragico, ma non per questo meno grottesco. Diva nella vita e ancor più' nella morte la Callas sembrerà togliere a tutte le sue rivali anche la piccola consolazione di un riconoscimento tardivo: i divi, soprattutto se morti non invecchiano. Ma il finale si manifesterà ancor più grottesco e surreale di come ci si aspetterebbe….
Manu Lalli



Biglietti dai 15,00 ai 30,00 euro in vendita su www.fondazioneteatrococcia.it oppure presso la biglietteria del teatro in Via Rosselli, 47 a Novara, aperta da martedì a sabato con orario 10.30 – 18.30 (t. 0321.233201).


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