1984_11_25 Piccolo Teatro di Milano va in scena "Nostalgia" in cui debutta Ralf Vallone

25-11-1984
Piccolo Teatro di Milano 
NOSTALGIA
autore: Franz Jung 
traduzione: Eugenio Bernardi 
regia: Klaus Michael Grüber 
scene: Eduardo Arroyo 
costumi: Renata Bulgheroni 
musiche: Fiorenzo Carpi

Ho visto l'allestimento presentato al Piccolo teatro di Milano di questo lavoro di Franz Jung per la regia di Klaus Michael Gruber. Tra gli interpreti c'erano,  Ralf Vallone(Rudolf),  Orso MAria Guerrini (Jan),  Delia Beccardo (Lina) e Lino Troisi(l'oste).
Mi accorgo che alla fine ne sono stato molto stimolato anche se durante lo spettacolo ne ho colto solo i lati negativi,  e alla fine me ne sono andato senza applaudire,  perché se il testo non offre un senso palese la compagnia si adopra per oscuralo ancora di più, secondo me una delle vocazioni del teatro,  il più ermetico possibile,  è collocare,  cercare il senso,  situare,  anche nella più instabile delle situazioni.
Ora il testo letto di questo lavoro mi sembrava una raccolta di ascolti frammentari, come se percorressimo un treno fermandoci ad ascoltare i discorsi dei passeggeri solo pochi minuti per scompartimento,  e pretendessimo di ricostruirne la storia, questo sarebbe impossibile, ma se tornassimo più volte ad ascoltare sempre gli stessi viaggiatori, ora al bar, ora lungo la via che porta alla casa, ora lungo la via sovrastata dall'imminente monsone e che porta alla fuga od alla vita, allora possiamo presumere di fare combaciare i frammenti e vederne un senso.

Perciò lasciamo la stessa cornice, le luci, gli sfondi, gli oggetti scenici, le splendide musiche di Fiorenzo Carpi, ma perché quello che è uscito dalle bocche degli attori non è suonato in altri toni???????? 

Esempio pratico. la storia individuata è la storia di un uomo Rudolf,  amministratore, forse non troppo onesto, di una fantomatica compagnia,  in una fantomatica isola, che può essere in qualsiasi luogo, l'importante è che non è soddisfatto, anzi è sfinito da questa vita che conduce da un tempo per lui divenuto interminabile, una vita alla quale lo legano la dolce Wong, che invano cercherà di portare via con lui, e la danna che lui lascia in mano al fratello giunto a sostituirlo nel lavoro e nel letto.
Questa ansia di andare, di partire verso non si sa dove è legata alla disperazione di abbandonare questi due legami, la frattura tra la situazione  "situata" e la disperata voglia di "trascendere" queste si devono sentire lottare come l'uragano che si abbatterà sull'isola,  nell'animo di Rudolf.
"E poi non sono tanto sicuro, non so, forse tutto è sbagliato - Ma è da molte settimane ormai che stiamo preparando tutto ! "Vorrei che Jan fosse già qui ! Chissà! La situazione potrebbe anche cambiare - Ma è assurdo adesso che hai già sistemato tutto   ....
"io salirò sulla nave con te(con voce soffocata, quasi esultando) Io voglio vivere, Voglio la mia vita!

Battute come questa non sono state dette seguendo le didascalie, il che era il minimo, ma buttate li come un verde vivo in uno sfondo futurista dove stona senza creare nemmeno turbamento, penso veramente che se si fosse recitato lo stesso testo con gli stessi attori e con le stesse scene ma con una coscienza diversa, direi italiana, i fratelli sarebbero stati "Fratelli", si sarebbe capito dagli sguardi dai gesti che potevano essere accennati anche se non portati a termine, l'accenno ad un passo,  un abbraccio, invece niente, perché non provare una operazione che metta in scena un testo, quando è così breve, nella versione di due registi diversi, uno "collocante" ed uno "desituante", forse si potrebbe pensare che il pubblico non è solo un animale da mungere che non ha ancora acquistato la coscienza della sua possibilità di dissentire, (non fischierò, ma niente applausi),  se non ho capito aiutatemi, non ha fare sentire il peso della superiorità dei geni incompresi, ma a capire io stesso e gli altri. 
Articolo di Mario Mainino 

Ralf Vallone debutta nel 1984 al Piccolo Teatro di Milano con Nostalgia di Franz Jung.

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