2014_12_09 San Siro si festeggia al Fraschini di Pavia con Nabucco di G.Verdi

Martedì 09 dicembre 2014_12_09 20:30 LIRICA (turno A)
Giovedì 11 Dicembre 2014_12_11 20:30 LIRICA (turno B)
Giuseppe Verdi
NABUCCO 
Dramma lirico in quattro parti
Libretto: Temistocle Solera
Fonti letterarie: Nabuchodonosor, dramma di Auguste Anicet-Bourgeois
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Alla Scala, 9 marzo 1842

PERSONAGGI E INTERPRETI
Nabucco - re di Babilonia (baritono) : Paolo Gavanelli
Ismaele - nipote di Sedecia re di Gerusalemme (tenore) : Gabriele Mangione
Zaccaria - gran pontefice degli Ebrei (basso) : Enrico Iori
Abigaille - schiava creduta figlia primogenita di Nabucco (soprano) : Tiziana Caruso
Fenena - figlia di Nabucco (mezzosoprano) : Raffaella Lupinacci
Il Gran Sacerdote di Belo (basso) : Antonio Barbagallo
Abdallo - vecchio ufficiale del re di Babilonia (tenore) : Giuseppe Distefano
Anna - sorella di Zaccaria (soprano) : Sharon Zhai

Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Direttore: Marcello Mottadelli
Regia: Andrea Cigni
scene: EMANUELE SINISI
costumi: SIMONA MORRESI
luci: FIAMMETTA BALDISERRI
Maestro del coro: Antonio Greco

Note di regia Andrea Cigni: C’è un aspetto in Nabucco che mi ha colpito più della sua tradizionale caratteristica di opera di ‘apparato’ e per certi aspetti ‘monumentale’. È il senso drammatico, teatrale ed intimo che in realtà questa storia conserva.
Questo percorso sicuramente più affascinante passa attraverso i protagonisti della vicenda e sicuramente in modo molto forte nel legame che esiste tra Abigaille e Nabucco e tra Abigaille e l’Amore. E la psicologia di questi personaggi è un aspetto che nel mio lavoro vorrei sottolineare e portare all’attenzione dello spettatore.
Il conflitto non è semplicemente religioso, non è culturale, non è tra i popoli. Il conflitto è ben più profondo, non è esterno, è ‘dentro’. Tra un dovere, un dover essere e un voler essere. Come se la storia fungesse da pretesto per ‘attaccare’ delle etichette, attraverso i personaggi, ad alcune ‘persone’ e che queste persone fossero nascoste ‘dentro’ ai ruoli imposti. Il re, la regina, il guerriero, il sacerdote… Il padre, la figlia illegittima, l’amante, il saggio… Preferisco vedere così i personaggi di quest’opera, come persone. Per il messaggio teatrale che ci offrono e che portano e non per l’apparato che si pensa possano rappresentare.
E allora come nelle stanze della memoria, come in un agone drammatico, si muovono questi personaggi dentro a quattro pareti. Pareti che ci narrano di una cultura oppressa e prevaricata e messa in pericolo, ma che servono, annullandosi, al luogo teatrale necessario alla narrazione del dramma, dei drammi.
Innanzitutto non c’è mai la garanzia che lo spazio, pur essendo fisso, sia sempre quello, ma che riveli, nasconda, si modifichi, nel corso della musica e delle azioni; che dentro a questo spazio la luce racconti le sensazioni dei personaggi e descriva i luoghi evocandone il valore e non descrivendone in modo didascalico la presenza. C’è una inquietudine in Nabucco, che si traduce sicuramente nella pagina più famosa del suo coro nel terzo atto e questa inquietudine deve essere narrata e deve essere mostrata.
Pochi simbolici elementi caratterizzano e suggeriscono gli ambienti. Sono elementi funzionali, cioè che funzionano e che fungono al racconto teatrale, oggetti che acquistano un valore e che vedono negato questo valore all’interno della vicenda stessa. Il cavallo superstite di Nabucco (cimelio di chissà quale cultura devastata) diventa il dio da venerare grazie ad alcuni elementi che lo trasformano. Elementi che verranno distrutti al finale dell’opera. Il trono blu, che è la città di Babilonia, sulla quale Abigaille vuole imporre il proprio potere per vendicarsi di un amore non corrisposto e del il senso di vuoto. Il vuoto che si fa oggetto significante per dirci che spesso è la solitudine di questi personaggi che Verdi voleva rappresentare. Specie dei due protagonisti principali, accomunati da una follia neanche troppo celata.
Non m’interessava in questo lavoro riproporre forme e referenti filologici documentari, piuttosto mi interessa raccontare le storie che si intrecciano in quest’opera, seguendo uno sviluppo multipolare e nel raccontare ho bisogno di far sì che anche lo spettatore venga chiamato in causa, attraverso un esercizio di conferimento di senso ad un lavoro di evocazione, suggestione e interpretazione.

Terza opera composta da Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera: il patriottismo e il dramma corale, l’apice raggiunto dal lirismo poetico consentirono a Verdi di conquistare le scene milanesi ed ottenere in breve tempo un posto speciale nel cuore del pubblico. L’opera debuttò alla Scala di Milano nel 1842 riscuotendo un successo che neppure Verdi aveva potuto prevedere e il celebre coro “Va’ pensiero” divenne fin da subito una sorta di inno assunto dalla popolazione nel periodo dei moti risorgimentali. Una “congiuntura favorevole”, che fece avvicinare maggiormente il compositore a Giuseppina Strepponi (prima interprete di Abigaille), sua futura compagna di vita.

Note di Maria Teresa Dellaborra
Dopo l’insuccesso di Un giorno di regno, nel 1842 Verdi tornò al melodramma con l’intenzione di stravolgerne gli schemi melodrammatici convenzionali e il libretto di Nabucodonosor, che Temistocle Solera gli sottopose, gli apparve particolarmente adatto per una simile operazione, nonostante le perplessità e i dubbi dell’impresario Merelli. Un intrigo alla corte di Babilonia si staglia sullo sfondo della lotta tra due popoli: l’Assiro e l’Ebreo, che finisce prigioniero del primo. Entrambi nutrono una fede religiosa precisa: l’idolo Belo contro Jeova ma, secondo il modello del teatro greco, un colpo di scena sovverte la vicenda che giunge a un lieto fine seguendo le regole dell’opera seria settecentesca - ovvero attraverso il pentimento e la morte dell’eroe negativo.
Se la trama e la conclusione della vicenda sono tipiche dell’opera del tempo, molti altri elementi denotano i tratti innovativi impressi dall’autore. Innanzitutto i personaggi si esprimono in modo non consueto: Abigaille, eroina negativa, canta nel più puro stile belcantistico, mentre Zaccaria e Nabucco, virili e imponenti, intonano spesso melodie piane, in un linguaggio molto semplificato, ma danno vita ad ampie scene drammatiche assolutamente inconsuete (come quella del finale primo o del finale secondo quando la cabaletta di Nabucco si trasforma in un patetico adagio, o nell’ estesa scena di Abigaille e Nabucco prima del duetto e nel monologo di Nabucco all’atto della sua conversione); i cori sono di tono semplice, popolareggiante e definiscono l’identità del popolo ebraico. In secondo luogo la successione delle parti convenzionali dell’opera aderisce in modo del tutto nuovo allo svolgimento della tragedia attraverso i momenti ‘solistici’ (la prima cavatina in cui Zaccaria ricorda ai suoi la protezione di Jeova nella storia del popolo d’Israele, e la cabaletta, in cui promette la caduta dell’idolo assiro oppure l’implorazione di Nabucco nell’ultimo atto e il seguente slancio in soccorso di Fenena e degli Ebrei nella cabaletta con coro) e i finali, completamente rivisitati e privi – ad eccezione del primo atto - della consueta stretta; gli ensembles sono poi ridotti a due (terzettino Abigaille-Fenena-Ismaele e duetto Abigaille-Nabucco) e nel contempo inseriti nei finali stessi all’interno dei quali immettono nuova linfa. La massiccia e autonoma presenza del coro, infine, donano a Nabucco una monumentalità che viene ulteriormente rafforzata dall’orchestrazione, volutamente bandistica e d’inflessione folcloristica.
Il pubblico scaligero mostrò di apprezzare queste innovazioni, e seppe cogliere l’estro e il profondo sentimento religioso espresso dal compositore attraverso melodie toccanti come quella del coro Va’ pensiero di cui richiese immediatamente a gran voce il bis.

Un respiro...... [Note musicali di Marcello Mottadelli]
A.“Il respirare: alternarsi dei movimenti respiratori…
B.Sollievo, liberazione, tregua o sosta, pace, liberazione da fatiche, impegni affannosi, preoccupazioni…
C.In musica, sinonimo poco frequente di pausa di breve durata…”
(da Enciclopedia Treccani)
Il mio approccio con l'interpretazione musicale di un'opera, dopo averla ben conosciuta
nei suoi aspetti strutturali e di forma, è la maniaca ricerca di un particolare, anche molto piccolo, che mi sarà fondamentale come chiave di lettura interpretativa. Così come nella vita quotidiana sono proprio i piccoli particolari a fare grandi le cose. Grazie a quel  particolare, a volte, riusciamo a vedere le situazioni da un altro punto di vista, da una diversa angolazione.
Nabucco è per storia e genesi l'opera più risorgimentale del Maestro Verdi, profondamente legata ad un importante periodo storico del nostro paese, ed ad un difficile momento della vita del Maestro, che prima di scrivere Nabucco perse la moglie Margherita Barezzi ed i figli Virginia ed Icilio.
Invito però il pubblico a guardare quest'opera da un'altra angolazione: ad ascoltare il respiro di silenzio che precede il "Va pensiero"... a sentire questo coro come un lungo respiro dalla prima all'ultima nota, a scorgerne i diversi respiri interni fatti di speranza, di pace e di sofferenza…
Il flauto solo nell'introduzione ne è una forte testimonianza e lo ritroviamo anche nell'ultima aria di Abigaille insieme al violoncello solo e corno inglese, sul testo "…Ah tu dicesti o popolo: solleva Iddio l'afflitto..."
Infine, un respiro è ciò che apre e chiude il sipario della nostra vita....

BIGLIETTERIA C.so Strada Nuova 136 - Pavia
Aperta dal lunedì al sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle 17 alle 19
Aperta un’ora prima di ogni spettacolo
Tel. 0382-371214
PREZZI Da 55 euro (platea e palchi centrali) a 14 euro (posti in piedi non numerati).
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org

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