2014_02_28 LaVerdi da Mozart alla musica contemporanea di Lucia Ronchetti

Venerdì 28 febbraio 2014_02_28
Domenica 2 marzo 2014_03_02
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2013/14 “del Ventennale”
CONCERTO SINFONICO
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Gaetano d’Espinosa
Mozart (Idomeneo, Musica del Balletto)
Schubert (Sinfonia n. 5 e Sinfonia n. 4 “Tragica” nell’ordine)
Lucia Ronchetti (Gutta Cavat Lapidem)

LaVerdi torna a inserire un’opera contemporanea tra le pagine dei grandi classici. E lo fa affidandosi alla bacchetta di Gaetano d’Espinosa, Direttore Principale Ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, fresco reduce da una lunga tournée in Giappone che lo ha visto alla guida delle principali orchestre del Sol Levante.
Il conductor palermitano – di nuovo sul podio di largo Mahler dopo l’esordio in stagione del settembre scorso - introduce un programma raffinato quanto composito, che spazia da Mozart (Idomeneo, Musica del Balletto) a Schubert (Sinfonia n. 5 e Sinfonia n. 4 “Tragica” nell’ordine), fino ai giorni nostri, con la romana Lucia Ronchetti e il suo Gutta Cavat Lapidem, eseguito per la prima volta da laVerdi (vedi presentazione di Anna Maria Morazzoni).  
Appuntamento dunque con il 23° programma della Stagione del Ventennale  venerdì 28 febbraio (ore 20.00) e domenica 2 marzo (ore 16.00), all’Auditorium di Milano in largo Mahler.
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano fondazione Cariplo, orari apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org, biglietti euro 31,00/13,00).

Programma
Dopo un eccellente Mozart in apertura, due sinfonie giovanili di Schubert - scritte avendo a modello Haydn e Mozart piuttosto che Beethoven - incastonano una nuova composizione di una delle più interessanti presenze italiane nella musica del nostro tempo. Romana di nascita e formazione, Lucia Ronchetti ha un importante bagaglio di esperienze artistiche internazionali, con anni di perfezionamento a Parigi e New York. Fra i suoi maestri troviamo gli italiani Sylvano Bussotti e Salvatore Sciarrino, i francesi Gerard Grisey e Tristan Murail. Si laurea alla Sapienza di Roma e alla Sorbona, studiando la musica di Bruno Maderna e di Ernest Chausson. Con basi culturali tanto solide, nella sua produzione artistica si è occupata di elaborazione elettronica, di nuove tecniche vocali, di azione teatrale, di interazione fra musica e fenomenici psico-mentali. Ne è scaturito un crescendo globale di successo e d’interesse che ha portato alla commissione che ascolteremo al centro del prossimo concerto.
Enzo Beacco

Lucia Ronchetti - Gutta cavat lapidem  Studio per orchestra
Edizioni Rai Trade, durata: 12’ circa
Prima esecuzione: Firenze, 8 ottobre 2011,
Orchestra Regionale Toscana, direttore Tito Ceccherini

La reiterazione del movimento di una goccia che cade e del suono che essa produce, evocati dal detto latino del titolo, si rispecchia nella ricorrenza di note ribattute nell’intera partitura. Tuttavia, qui la goccia non sgorga con regolarità ma nell’alternanza di tempi lenti e veloci tipica della tradizione musicale. Inoltre, nella variegata scrittura orchestrale della compositrice il descrittivismo è soltanto un’allusione, forse una reminiscenza in linea con l’ampia attività nel teatro musicale.
Il brano si svolge in un solo movimento, all’interno del quale gli stacchi di tempo suggeriscono punti di articolazione formale che permettono di distinguere otto sezioni. L’esordio, in un tempo definito “Animato sotterraneo” e animato da figurette di fiati e archi, presenta terzine di flauto, arpa e violini primi che costituiscono l’elemento di continuità nell’intera sezione introduttiva. Ben presto due battute rarefatte preparano la ripresa del materiale iniziale, ora integrato da tutti gli archi, che a sua volta prelude al primo breve intervento dell’orchestra, subito alleggerita per passare alla seconda sezione. La suggestione descrittiva della nuova indicazione di tempo “Adagio subacqueo” è resa con armonici degli archi in ribattuto, presto integrati dai fiati; poi l’arpa e pochi suoni delle percussioni congiungono questa sezione con la successiva, distinta dal tempo “Veloce, fluido, concreto”. Qui l’arpa e le percussioni fungono da costante rispetto alla prevalente variabilità timbrica: dapprima poche note degli ottoni, poi gli archi gravi con note ribattute e scale veloci, quindi il ribattuto dei fagotti, tutti gli archi “col legno battuto” e un passo dell’ottavino. Il breve ritorno al Tempo I dell’esordio è confermato dalla riproposizione delle terzine; analogamente alla sezione introduttiva due battute centrali sono affidate all’intero organico, per poi procedere con note tenute ed essenzializzare il suono al fine di creare continuità con il “Largo sommesso” seguente. Tale sezione, prevalentemente in piano, rende protagonisti gli archi che entrano sfasati e con pizzicati leggerissimi, alternandosi a brevi figure di percussioni e ottoni; poi gli archi assumono un andamento ritmicamente più regolare e affrontano figure cromatiche oltre il ponticello in fortissimo, creando un climax al centro della composizione.
L’elemento di continuità nella sezione successiva, indicata in partitura “Veloce possibile, aggressivo”, è costituito dal ribattuto del tom tom (poi anche marimba) che, insieme con scalette ascendenti e discendenti di legni e archi, incornicia un breve passo centrale dei fiati in fortissimo; tornano arpa e violini su note ribattute e figurette dell’ottavino, quindi la sonorità si fa orchestrale, arriva al mezzoforte e poi al forte ma la chiusa è riservata a pochi suoni. Dinamiche lievi, note isolate connotano il nuovo tempo “Velato, con attesa”, che presenta un addensamento sonoro centrale e una successiva rarefazione dove gli archi tacciono. La sintetica conclusione della composizione torna per la terza volta al Tempo I “Animato sotterraneo”, con le sonorità della piena orchestra che subito lasciano spazio all’essenzialità della chiusa.
Anna Maria Morazzoni

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