Visto il grande successo delle repliche di MACBETH INFERNO, regia di Corrado d'Elia, in scena a Teatro Libero di Milano fino al 26 novembre, è stata aggiunta una prima
Replica straordinaria domenica 24 novembre 2013_11_24 alle ore 18.00
in attesa di aggiungere ulteriori nuove repliche.
Dopo la dolcezza del cavaliere errante, il pathos del morente Cyrano, la forza dell'isolato Beethoven, ecco Corrado D'Elia sporcarsi le mani di sangue con il truce dramma shakesperiano.
Dal 13 al 26 novembre 2013_11_13
Teatro Libero - Milano Via Savona, 10
MACBETH - INFERNO
da W. Shakespeare
progetto, adattamento e regia Corrado d'Elia
con Corrado d'Elia, Valentina Capone, Gustavo La Volpe, Marco Brambilla,
Eliana Bertazzoni, Marcello Catalano, Andrea Finizio, Chiara Salvucci
Eliana Bertazzoni, Marcello Catalano, Andrea Finizio, Chiara Salvucci
assistenti alla regia Andrea Finizio, Emanuela Ferlito
scene Fabrizio Palla luci Alessandro Tinelli fonica Giulio Fassina
produzione Teatro Libero
SPETTACOLO INSERITO IN INVITO A TEATRO
Allievi Scuola Teatri Possibili in corso con carta TP CARD: € 10,00
ORARIO SPETTACOLI da lunedì a sabato ore 21.00 domenica ore 16.00
ORARI BIGLIETTERIA da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 19.00
nei giorni di spettacolo: da lunedì a venerdì fino alle ore 21.30
sabato dalle ore 19.00 alle ore 21.30; domenica dalle ore 14.00 alle 16.30
Per informazioni e prenotazioni Tel. 02 8323126 biglietteria@teatrolibero.it
Un viaggio infernale, terrificante e perfetto.
Uno spettacolo che toglie il fiato
e che ci catapulta senza ritorno dentro la parte più oscura dei nostri desideri.
Un commento allo spettacolo:
Come ormai sta diventando un "cifra stilistica" di Corrado D'Elia, nelle sue nuove produzioni D'Elia ci offre un concentrato dell'essenzialità dei drammi che affronta con la creazione di un nuovo poema sinfonico visionario come si è verificato anche come questo "Macbeth inferno".
Inferno si, tanto da dare appunto l'idea che ci si trovi in uno dei gironi infernali danteschi nel quale il protagonista è costretto a rivivere perennemente le tappe della sua dannazione.
Inferno si, tanto da dare appunto l'idea che ci si trovi in uno dei gironi infernali danteschi nel quale il protagonista è costretto a rivivere perennemente le tappe della sua dannazione.
Le streghe tornano a ripetere i loro ingannevoli presagi; Banco appare accanto a Macbeth nel giorno glorioso e precipita velocemente verso la morte e successiva tremenda apparizione.
Come in una buia cripta dei cappuccini, i personaggi sono oratori e sacerdoti di questa celebrazione (evocata esplicitamente quasi come una messa nera) e si scoprono e ricoprono dai loro cappucci come personaggi di una storia ormai passata che appaiono e scompaiono nei loro sai frateschi come il diabolico frate in Mefistofele, che nascondeva il demonio sotto le sembianze del frate.
Come in una buia cripta dei cappuccini, i personaggi sono oratori e sacerdoti di questa celebrazione (evocata esplicitamente quasi come una messa nera) e si scoprono e ricoprono dai loro cappucci come personaggi di una storia ormai passata che appaiono e scompaiono nei loro sai frateschi come il diabolico frate in Mefistofele, che nascondeva il demonio sotto le sembianze del frate.
La musica evoca e da' la vera scenografia alla situazione, più che l'oscurità, i lampi di luce che rivelano solo il viso dei protagonisti e pochi particolari come la caldaia infernale ricolma del sangue versato.
Accanto a Macbeth condivide la pena una dark lady Macbeth che si rivela ancora più dannata di lui, grazie ovvio alle parole che Shakespeare le mette in bocca, ma sembra quasi non essere ancora turbata, inconsapevole di essere già stata condananta, non come il Macbeth tremante e atterrito anche nell'atto sessuale con lei.
Uno spettacolo da vedere e sentire, breve quel tanto che è giusto, contenente tutto quello che serve per delineare un quadro attinente all'originale, ma da vedere se possibile nelle prima file visto che molte situazioni si svolgono "a pavimento". [mario mainino]
Tutto parte dal niente. Il nero assoluto. Il buio pesto della colpa e della notte infernale che sembra non potersi dileguare. Poi il destino chiama tre volte con voci suadenti di vittoria e i tre “salve” illuminano strade di seduzione che spalancano un futuro di potenza e di gloria.
Solo l'ambizione, avvolta su se stessa, può illudersi di diradare una nebbia che non ammette intrusioni.
Macbeth e la sua Lady, fiammelle indivisibili di un girone infernale, appaiono a illuminare con la luce del desiderio e dell'ambizione il buio di un luogo che è non luogo, caverna della mente e dello spirito, nero inferno delle passioni più irrazionali.
Sarà proprio la Lady, orgogliosa sacerdotessa del male assoluto, ad avviare il rito sacrificale per consacrarsi ad una eternità senza fine. A trovare il coraggio per il sacrificio estremo, l'uccisione dell'unico brandello d'amore, l'unica umana resistenza alle potenze eterne del male che già la chiamano regina.
Ma come per chi osa non potendo osare, come per chi gioca con qualcosa più grande di sé, sarà inghiottita dalle stesse forze che avrà evocato, perduta per sempre dal suo orgoglioso atto di superbia, resa folle dalla sua brama di potere.
Così Macbeth, inconsapevole e impotente vittima sacrificale, precipitato nell'incubo più nero da cui non si risveglierà più, rimane solo ad affrontare apparizioni e profezie, perduto in un crudele allucinato supplizio, travolto dalle stesse forze del male che ha creduto di poter governare.
Nel gioco infernale dell'autodistruzione mentale non ci è dato sapere se davvero sia Macbeth a uccidere o se tutto sia soltanto uno stato di alterazione.
La paura prende forma e si insinua nei meandri della mente, divora dall'interno e uccide. Una volta iniziato, il supplizio non può essere fermato. Quel che è fatto non può essere disfatto. È l'inferno generato dall'ambizione. Il giorno cessa di sorgere e il buio diventa padrone del tempo. Il buio regna sovrano e gli incubi si fanno beffa dell'uomo.
La dimensione è quella onirica e orrorifica di un grande incubo.
Il ritmo quello concitato di un cuore in stato d'alterazione.
Il luogo è uno spazio scenico nudo, labirinto inciso nel nero dove la luce del giorno non giungerà mai.
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