PAVIA BAROCCA 2013
RASSEGNA INTERNAZIONALE DI MUSICA ANTICA DEL
COLLEGIO GHISLIERI
Davide Perez, Mattutino de’ morti.
Una musica piena di vita.
In tournée per tutta l’Europa, il 17 settembre 2013_09_17 a Pavia Barocca …
Una tournée
europea con tappe nei maggiori Festival di musica antica e barocca. Così
Ghislieri Choir & Consort ha lanciato il nuovo progetto esecutivo e
discografico dedicato al rarissimo Mattutino
de’ morti di Davide Perez.
Accolto addirittura con standing ovation al Festival
di Utrecht, Ghislieri Choir & Consort ripropone ora la pagina in Italia, in
occasione di una doppia tappa, posta quasi a conclusione della stessa tournée europea, come da calendario
seguente:
21 agosto: Festival de La Chaise-Dieu (Concerto
inaugurale)
23 agosto: Festival de Sablé-sur-Sarthe
24 agosto: Saison Musicale de Royaumont (Concerto
inaugurale)
26 agosto: Festival Oude Muziek, Utrecht
7-12 settembre: Registrazione per Sony - DHM al
Collegio Ghislieri di Pavia
15 settembre: Festival George Enescu, Bucarest
Martedì 17 settembre: Pavia
Barocca
Pavia, Basilica di San
Michele Maggiore, ore 21.00
Perez, Mattutino de’
Morti
Un italiano alla corte
dei re di Portogallo
Produzione del Collegio
Ghislieri e della Fondazione Royaumont
in coproduzione con Festival
de la Chaise-Dieu e Festival George Enescu-Bucarest
INFORMAZIONI Ingressi al concerto da euro 6.00 a euro 18.00
Chi voglia seguire l’intera stagione autunnale di Pavia Barocca potrà acquistare il proprio abbonamento (da 45 a 87 euro per 6 spettacoli) dal giorno lunedì 9 settembre.
18 settembre: Festival MITO, Torino
12 ottobre: AMUZ, Anversa
NOTE DI SALA
«Assunto
dal Re di Portogallo Giuseppe I nel 1752 grazie al suo alto prestigio nel campo
dell’opera seria, Davide Perez iniziò la sua carriera a Lisbona come uno dei
principali protagonisti di un’epoca grandiosa del teatro lirico in Portogallo,
rappresentata nell’immaginario collettivo dall’effimera Ópera do Tejo, progettata da Galli Bibiena e distrutta dal
terremoto del 1755. Fu tuttavia nell’ambito della musica religiosa che la sua
azione diventò più durevole, riflettendo il forte investimento della monarchia
nello splendore del cerimoniale della Cappella Reale e Patriarcale come
rappresentazione simbolica del potere regale e beneficiando della sorprendente
longevità interpretativa di composizioni come il Mattutino de’ Morti del 1770, eseguito a Lisbona e altre località
del Portogallo e in Brasile fino al XIX secolo.
A
Lisbona, dove visse fino alla sua morte nel 1778, Davide Perez occupò il ruolo
musicale più prestigioso della Casa Reale — quello di
“Compositor da Real Câmara e Mestre de Suas Altezas Reais” — e diventò nei
decenni seguenti una figura di riferimento per i musicisti portoghesi. Durante
i 26 anni di permanenza in Portogallo, il maestro napoletano creò un
impressionante corpus di musica sacra
che comprende un’immensa varietà di genere liturgico (salmi, antifone,
mottetti, messe, responsori, lamentazioni, Requiem,
Stabat Mater, Miserere, Magnificat, Te Deum, ecc.), stile e funzioni
cerimoniali: dal repertorio destinato all’uso quotidiano nella Cappella Reale e
la Chiesa
Patriarcale (in stile
pieno e concertato, a quattro,
cinque o otto voci e organo/basso continuo) alle opere di imponenti dimensioni
per grandi eventi di corte (come la
Messa per due soprani solisti, doppio coro e orchestra
scritta per occasione della nascita di José, Príncipe da Beira, nel
1761 oppure il Te Deum per
l’acclamazione della Regina Maria I nel 1777). Scrisse anche musica per la Cappella Reale
della Bemposta (proprietà degli Infanti di Portogallo) e per i soggiorni della
famiglia reale presso i palazzi di Salvaterra e Queluz.
Tra la produzione sacra di Davide
Perez, l’opera che ha raggiunto la maggiore fortuna in Portogallo è il Mattutino de’ Morti, pubblicato a Londra
da Robert Brenner nel 1774,
in una bella edizione con il ritratto del compositore
inciso da Francesco Bartolozzi (didascalia: David
Perez Napolitanus Fidelissimi Lusitaniae Archimusicus). Il libro ebbe
sottoscrittori così illustri come Johann Christian Bach, Carl Friedrich Abel,
Charles Burney o John Hawkins e una grande diffusione europea. Nonostante la
posizione periferica del Portogallo, la fama di Perez prevalse in questa epoca
in diversi circoli culturali internazionali ed è attestata, ancora nel 1774,
dall’invito a diventare parte della London Academy of Ancient Music.
Il Mattutino de’ Morti fu composto probabilmente nel 1770, anno della
prima esecuzione in occasione del pellegrinaggio al Santuario di Nossa Senhora do Cabo (Nostra Signora
del Capo), una tradizione di origine medioevale che vive ancora oggi e che ebbe
un periodo di splendore nel Settecento grazie al sostegno della monarchia. La leggenda dell’apparizione di
un’immagine di Nostra Signora al Cabo
Espichel, un luogo bellissimo affacciato sull’immensità dell’oceano
Atlantico, ha portato alla costruzione di una Chiesa e un Santuario nel 1701.
Nel 1770 il Príncipe da Beira
(primogenito della futura regina Maria I) diventò “primicerio” della Confraternita di Nossa Senhora do Cabo, come si può leggere nel frontispizio del
manoscritto del Mattutino de’ Morti
conservato presso l’archivio della cattedrale di Lisbona. Da questa fonte,
alcuni dei versetti solisti sono attribuiti a cantanti virtuosi della Cappella
Reale come i castrati Carlo Reina e
Gianbattista Vasquez e il basso Taddeo Puzzi, conosciuto per la sua voce
espressiva e la tessitura di basso profondo, che si ritrova in diversi brani
dal Mattutino.
Ogni volta che la monarchia
patrocinava le feste di Nossa Senhora do
Cabo, l’Orchestra della Reale Camera, i cantanti della Cappella Reale e
della Chiesa Patriarcale e la Banda das Reais Cavalariças (l’equivalente
della Gran Écurie presso la corte
francese) accompagnavano la famiglia reale al Cabo Espichel nelle funzioni sacre e profane. L’interpretazione del
Mattutino de’ Morti (cioè,
l’inclusione di un Ufficio dei Defunti) in questo tipo di festività costituiva
un omaggio annuale ai pellegrini e confratelli deceduti.
Destinato a un organico di cinque
cantanti solisti, coro e orchestra, il Mattutino
de’ Morti fa uso della prassi dello stile
concertato, ripartendo il testo liturgico per andamenti contrastanti, dove
le sezioni corali con tessiture diverse si alternano con sezioni solistiche di
notevole impegno vocale. Nei versetti e nei soli più estesi si trovano
influenze del linguaggio operistico con ricorso a eleganti colorature e cadenze
improvvisate. Queste non riguardano la mera esibizione vocale, ma hanno spesso
un rapporto con la semantica del testo. Il significato del testo liturgico è
effettivamente un elemento fondamentale del linguaggio del Mattutino, basato su un uso raffinato della retorica musicale in
parole chiave come vivos, mortuos, terra,
peccantem, turbata, venti, fugiam, coeli movendi, oppure sulla creazione di atmosfere specifiche attraverso l’uso
dell’armonia, dello sviluppo motivico e del colore orchestrale. È ancora degno
di nota il livello di precisione dei dettagli della scrittura di Perez in
parametri come l’articolazione e la dinamica e il rilievo espressivo attribuito
a parti strumentali come le viole (con una presenza particolare sin dall’inizio
grazie al caratteristico tremolare) e
i fiati. Oboi, traversieri e fagotti sono in contrasto con gli ottoni,
protagonisti di impetuosi interventi nell’ultimo Responsorio.
Poco tempo dopo la prima
esecuzione alla festa di Nossa Senhora do
Cabo, il Mattutino de’ Morti di
Perez fu adottato dalla Confraternita di Santa Cecilia come opera fondamentale
delle cerimonie annuali in omaggio ai musicisti defunti, restando in repertorio
a Lisbona fino alla fine del secolo XIX. Copie manoscritte tardo ottocentesche,
alcune con adattamenti sostanziali nel testo musicale e nella strumentazione,
sussistono all’archivio della Cattedrale di Lisbona. Esistono anche presso la Biblioteca del Paço
Ducal de Vila Viçosa versioni per quattro e cinque organi della Basilica di
Mafra. Il Mattutino di Perez era di
solito eseguito insieme al Requiem di
Jommelli, ma dopo l’inizio dell’Ottocento fu anche presentato con il Requiem di Mozart come si può leggere
nella Gazeta de Lisboa (1808).
Durante il Settecento,
l’esecuzione del Mattutino de’ Morti
nell’ambito delle feste annuali della Confraternita di Santa Cecilia era spesso
argomento dei rapporti di viaggiatori stranieri a Lisbona come Richard Twiss
(1773), Francisco Pérez Bayer y Benecassim (1782), l’ambasciatore francese
Marquis de Bombelles (1787) e lo scrittore William Beckford (1787). Oltre ai
commenti sullo splendore scenografico del rituale e il potere emozionale della
musica, le cronache rendono conto anche di elementi collegati alla prassi
esecutiva e agli organici.
Nel 1770 l’ensemble di musicisti
che eseguì il Mattutino alla Chiesa
di Nossa Senhora do Cabo includeva
soltanto 17 cantanti della Cappella Reale (5 soprani, 4 contralti, 4 tenori e 4
bassi) e un’orchestra di dimensione medie (8 violini, 2 viole, 2 celli, 2
contrabbassi, 2 oboi, 2 flauti, 2 corni, 2 clarinetti), ma presso le festività
della Confraternita di Santa Cecilia erano usati organici più ampi, come
sarebbe plausibile in una celebrazione in onore della patrona dei musicisti.
Richard Twiss descrisse un gruppo di 16 violini, 4 viole, 6 celli, 3
contrabbassi, 2 oboi, un corno e una tromba da ciascun lato della tribuna
dell’organo nella Chiesa di San Rocco, oltre ad un coro di più di 60 voci
(probabilmente includendo anche i cappellani cantori responsabili del canto
piano), sotto la direzione dello stesso David Perez. Molto interessante è anche
la descrizione del filologo e giurista spagnolo Pérez Bayer nel 1782. Stavolta
i musicisti erano su un palco disposti all’ingresso della chiesa, con due
bracci che correvano lungo le navate. Al centro c’era il maestro di cappella e
i cantanti (che includevano almeno 10 castrati italiani) e sui bracci gli
strumentisti: da ciascun lato tre contrabbassi, tre viole o celli, più dodici
violini. In entrambi i casi risalta la densità sonora della sezione grave degli
archi.
Dal punto di vista dell’impatto musicale è pure William Beckford che,
nel 1787, ci dà la testimonianza più appassionata: “Such august, such affecting
music I never heard and perhaps may never hear again, for the flame of devout
enthusiasm burns dim in almost every part of Europe and threatens total extinction
in a very few years. As yet it glows at Lisbon and produced the day the most
striking musical expression. (...) It closed with the Libera me, Domine, de morte aeterna which thrilled every nerve in
my frame and affected me so deeply that I burst into tears.”» (Cristina Fernandes)
Per ulteriori
informazioni:
Ghislierimusica Piazza Ghislieri 5 27100 Pavia +39 0382 3786266
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