2013_05_16 TEATRO FRASCHINI di Pavia concerto della MAHLER CHAMBER

Giovedì 16 maggio 2013_05_16, alle ore 21:00 
STAGIONE DI MUSICA DEL TEATRO FRASCHINI di Pavia
MAHLER CHAMBER ORCHESTRA 
La stagione si chiude con un evento musicale: la grande Orchestra Mahler diretta da Alexander Lonquich anche pianoforte solista.
La prestigiosa Orchestra, europea ed itinerante, è stata diretta agli esordi da Claudio Abbado.

Programma:
I-Stravinsky Concerto in Re
1. Vivace
2. Arioso (Andantino)
3. Rondo (Allegro)

L.van Beethoven Concerto per Pianoforte no. 2 in si bemolle maggiore op. 19 
1. Allegro con brio
2.  Adagio
3.  Rondo, Allegro molto

I.Stravinsky Ottetto 
1. Sinfonia (Lento—Allegro moderato)
2. Tema con Variazioni (Andantino)
3. Finale

L.Beethoven Concerto per Pianoforte no. 4 in Sol maggiore op. 58 
1. Allegro moderato
2. Andante con moto
3. Rondo (Vivace)

BIGLIETTERIA
I biglietti del concerto sono in vendita al Teatro Fraschini. Costo: da 20 euro a 8 euro.
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13  e dalle 17 alle 19 (da lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214 Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, per le scuole e gli studenti universitari.
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L’Octuor, iniziato alla fine del 1922 e terminato l’anno dopo, lasciò Stravinskij tanto soddisfatto da scriverne una memoria interpretativa molto preziosa per interpreti e pubblico. Da un lato essa descrive formalmente i tre movimenti: una “sinfonia” il cui interesse risiede sia sulla dialettica tematica quanto sul piano tonale; un Tema con variazioni, in cui si insinuano elementi ritmici destabilizzanti e volutamente ambigui da un punto di vista tonale, concepito per esaltare la specificità sonora dei strumenti, senza far riferimento a modelli stilistici precisi; il finale, che concretizza l’idea del contrappunto stravinskijano, essenziale. L’intensità deve essere ridotta ai limiti dinamici, esclude le sfumature e l’effetto finale è quello di totale astrazione («questa specie di musica basta a se stessa»). L’esecuzione, sotto la direzione dell’autore, avvenne nel 1924 e segnò  il debutto di Stravinskij come interprete privilegiato delle proprie opere.
Il Concerto in re per archi fu invece diretto da Paul Sacher nel 1947 a Basilea. La fama che accompagna questa pagina in cui Stravinskij, ancora una volta, desiderava si valutasse e apprezzasse la musica per se stessa, è dovuta al balletto - La cage - che il coreografo Jerome Robbins ideò su questa composizione, descrivendo gli amori della mantide religiosa. Il concerto appartiene a una terza fase stilistica del compositore (oltre che umana, coincidente con il trasferimento definitivo negli Stati Uniti) in cui si assiste all’avvicinamento alla scuola schoenberghiana, dopo il distacco dal nazionalismo russo e l’avvicinamento al mero classicismo. Nel Vivace iniziale si ode un tema diatonico, semplice, continuamente oscillare attorno a identici e ravvicinati poli tonali; nell’Arioso successivo domina una melodia lirica, delicatamente accompagnata, mentre nel Rondò finale si alternano e sovrappongono insistentemente forti tensioni armoniche che travolgono l’ascoltatore per la rapidità con cui vengono enunciate.
Il Concerto per pianoforte n.2 fu scritto da Ludvig van Beethoven a Vienna tra il marzo e il dicembre 1795, insieme alla Sinfonia di Jena e al primo concerto per pianoforte, ma presentato in una seconda versione nel 1798 e subito eseguito senza eccessivi entusiasmi da parte dell’autore stesso. La pubblicazione avvenne soltanto nel 1801 recando il numero d’opera 19. Il concerto risuona privo di ogni convezione formale, pur risentendo fortemente del concertismo mozartiano; contiene accenti vigorosi ed eroici ed esalta il principio concertante che oppone solista a orchestra, permettendo al primo di emergere anche in modo solistico in un discorso poetico libero, ma alla pari con la massa sonora. La struttura dei tre tempi (Allegro con brio – Adagio – Rondò molto allegro) è tradizionale, ma le dimensioni temporali e sonore sono sensibilmente ampliate e domina una concezione decisamente sinfonica che riveste sia la natura sia lo sviluppo dei temi.
Dopo l’insuccesso del Fidelio, eseguito a Vienna il 20 novembre 1805 (una settimana dopo l’occupazione della città da parte dell’esercito napoleonico e otto giorni prima di Austerliz), Beethoven, non troppo scosso dai giudizi negativi e sicuro piuttosto della bellezza della propria partitura, iniziò a comporre il quarto concerto per pianoforte. In un breve lasso di tempo riuscì a creare un esempio perfetto di concerto in cui sono contrapposti elementi divergenti: tonalità; temi, ruoli (solo/tutti). Contrariamente alla tradizione, inoltre, è il pianoforte che qui propone il primo tema, semplice e poetico, al quale subentra subito un motivo minore quindi una terza idea musicale. L’Andante con moto successivo si basa sul contrasto tra l’impetuoso fraseggio dell’orchestra e la malinconica replica del solista; il Rondò finale - vivace e gioioso -, è condotto dal solista con forza trascinante. Con questo concerto, dunque, il compositore inaugura una nuova epoca in cui la struttura sinfonica si allenta, lasciando maggior agio alle idee di sgorgare riccamente, e il pianoforte viene trattato con maggiore e quasi improvvisativa libertà.[Mariateresa Dellaborra]


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