2013_02_22 Christoph Poppen con I Pomeriggi al Fraschini di Pavia


Venerdì 22 febbraio 2013_02_22, alle ore 21
STAGIONE DI MUSICA DEL TEATRO FRASCHINI di PAVIA
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI 
Appuntamento musicale al Fraschini con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Christoph Poppen, violoncellista Gabriele Gelminiani.   

Programma
L. v. Beethoven -  Leonora n. 1 op. 138, ouverture
J.F.Haydn -  Concerto Hob. 7 b: 1 in Do maggiore per violoncello e orchestra
W.A.Mozart -  Sinfonia n. 40 K 550

L’Orchestra annovera da sempre la presenza di straordinari direttori, giovani musicisti votati a futura notorietà. Direttore ospite è  Christoph Poppen, che è stato violinista e quartettista eccellente, primo violino per molti anni del Cherubini Quartet.
Gabriele Gelminiani, primo violoncello presso l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha vinto il Premio Bigonzi 2012.

Note di Mariateresa Dellaborra
Haydn, Mozart e Beethoven impersonano, secondo una tradizione musicologica consolidata, la triade perfetta per descrivere il clima musicale che dal Classicismo progressivamente conduce al mondo romantico. 
Dalle posizioni di compostezza formale e di equilibrio misurato di Haydn si giunge all’impeto e all’irruenza di Beethoven passando per la fantasiosa libertà inventiva, commista di pathos e di leggiadria tutta settecentesca di Mozart. 
Leonore n. 1 op. 138 rappresenta una delle travagliate versioni dell’ouverture che Beethoven predispose per la sua unica opera teatrale, il Singspiel Fidelio allestito nel 1805 e riproposto sino al 1814 attraverso diversificati adattamenti. L’opera, nonostante rappresentasse un esempio dello stile maturo del compositore di Bonn, non fu ben accolta dal pubblico e costrinse Beethoven a introdurvi molte modifiche. L’ouverture, grazie alla sua intensità drammatica, all’ampio respiro sinfonico, alla densità della scrittura orchestrale, si pone come esempio perfetto di stile maturo e prefigura gli esiti cui l’autore porterà il sinfonismo tedesco. 
Il concerto per violoncello e orchestra in Do maggiore, scritto da Franz Joseph Haydn tra il 1761 e il 1765, è stato rinvenuto solo negli anni ’60 del 1900 a Praga e da allora ha goduto di grande attenzione da parte degli interpreti. Concepito espressamente per Joseph Weigl, violoncellista alla corte degli Estherazy, dove il maestro di Rorau rimase in servizio per gran parte della vita, offre al violoncello ampie opportunità virtuosistiche. La sezione solistica è caratterizzata da grandi agilità e da una vivace inventiva tematica mentre l’accompagnamento orchestrale, pensato per gli archi e la consueta coppia di corni e di oboi, si mantiene sobrio, al servizio del solo. Dopo un impegnativo Moderato impostato secondo gli schemi sonatistici classici, il movimento centrale, lento e in forma sonata (Adagio), dipana un dialogo incentrato su motivi diversificati tra solista e orchestra mentre l’Allegro molto conclusivo travolge per la sua inesauribile invenzione melodica sottoposta a ininterrotto sviluppo. 
La sinfonia n. 40 in sol minore K 550 fu composta da Mozart a Vienna nel 1788, insieme ad altre due sinfonie (nn. 39 e 41), considerate da sempre pietra miliare del catalogo orchestrale mozartiano. In particolare la n. 40, forse la più nota, viene considerata, secondo la felice definizione di Robert Schumann, realizzazione perfetta dei canoni di bellezza greca. In realtà al suo interno pulsano passione, violenza e dolore (Rosen) che anticipano le atmosfere romantiche dell’ultimo Beethoven e che con tutta probabilità non dovettero essere comprese a fondo dai contemporanei. Innovativi sono in particolare i procedimenti armonici che appaiono, secondo una bella immagine di Alfred Einstein «tuffi negli abissi dell'anima, […] audaci […] e tanto sublimi che soltanto Mozart stesso poté riportarli su di un livello terreno».
Fin dall’esordio del primo tempo (Allegro molto) si nota il desiderio di novità e tematico e strutturale con il ruolo prevalente assegnato all’accompagnamento anziché alla melodia. Segue un Andante tranquillo che gradualmente si anima e inquieta. Soltanto con il Minuetto successivo si respira costantemente una calma pastorale prima dell’Allegro assai conclusivo, fulmineo, travolgente, tempestoso all’interno di una struttura formale molto personalizzata. 

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