2013_01_27 Teatro Coccia di Novara propone Brundibar per la Giornata della Memoria 2013

Domenica 27 gennaio 2013_01_27 ore 16.00
Teatro Coccia di Novara
BRUNDIBAR
Opera per bambini in due atti
Musica di Hans Krása
Libretto di Adolf Hoffmeister
Solisti e coro a cura delle voci bianche dell’Accademia “M. Langhi” di Novara
Orchestra Giovanile Ueco
Basso/baritono Massimiliano Galli
Maestro del coro e direttore d’orchestra Alberto Veggiotti
Direzione musicale a cura di Marina Goggi e Alberto Veggiotti
Regia e idea scenica di Emiliana Paoli
Produzione Fondazione Teatro Coccia e Accademia M. Landi

Atto I – Due bambini, Aninka e Pepiček, camminano in mezzo alla strada di un piccolo villaggio. Si presentano al pubblico: il babbo è lontano da casa perché fa il soldato e la mamma è molto malata. Il medico ha detto ai due fratelli che la mamma potrà guarire soltanto se i figli potranno comprarle del latte. Intanto la strada inizia ad affollarsi di gente; tra la folla si nota un suonatore di organetto, Brundibar, che cantando in piazza riesce a guadagnare molti soldi. Anche Aninka e Pepiček provano a cantare una filastrocca, sperando nell’attenzione e nella benevolenza della gente, ma senza successo; vengono anche maltrattati dall’arrogante Brundibar, che li minaccia con il suo bastone affermando di essere il padrone della piazza. Avviliti e scoraggiati dall’atteggiamento prevaricatore del suonatore d’organo, impauriti dalla notte e dal freddo, i due fratelli si addormentano. Tre animali – il Passero, il Gatto e il Cane – decidono di aiutarli: all’indomani chiameranno tutti i bambini del paese per aiutare Aninka e Pepiček a sconfiggere Brundibar. Poi intonano una dolce ninna nanna.

Atto II – È l’alba: gli animali svegliano i due bambini. Dopo essersi dati il buongiorno, Aninka, Pepiček, il Passero, il Gatto e il Cane si recano a scuola per reclutare altri bambini. Gli scolari aderiscono all’impresa; si uniranno ai due fratelli per formare un coro più potente, tale da soverchiare la voce di Brundibar. Al termine delle lezioni, i ragazzi si aggregano al gruppo e iniziano a cantare, disturbando Brundibar e il suo organetto. La gente ascolta attentamente il nuovo gruppo. Aninka e Pepiček trovano nel loro cappellino molto denaro, ma il perfido Brundibar, pieno di invidia e di astio, riesce ad estorcere ai due ragazzi i loro guadagni. Allora tutti i bambini del paese danno la caccia a Brundibar, recuperano il cappellino con i soldi e costringono il nemico alla fuga. L’opera si conclude con un canto di vittoria di tutti i bambini e degli animali, tornati finalmente padroni della piazza.

Krása e Hoffmeister scrissero l'opera nel 1938 per un concorso organizzato dal governo, concorso che venne successivamente annullato a causa degli sviluppi politici del tempo. Le prove cominciarono nel 1941 all'orfanotrofio ebraico di Praga, che al momento funzionava anche come struttura educativa temporanea per bambini divisi dai loro genitori dalla guerra. Nell'inverno del 1942 all'orfanotrofio si svolse la prima dell'opera: a quel tempo, il compositore Krása e lo scenografo Frantisek Zelenka erano già stati deportati a Theresienstadt. Nel luglio del 1943 quasi tutti i membri del coro originale e il personale dell'orfanotrofio vennero deportati a Theresienstadt. Solo il librettista Hoffmeister poté scappare da Praga in tempo.
Riunito il cast a Theresienstadt, Krása ricostruì l'intera partitura dell'opera, basandosi sulla propria memoria e una parte dello spartito del pianoforte che ancora possedeva, adattandola agli strumenti disponibili al campo: flauto, clarinetto, chitarra, fisarmonica, piano, percussioni, quattro violini, un violoncello e un contrabbasso. La scenografia fu ridisegnata ancora una volta da Frantisek Zelenka, già direttore di palco per il Teatro Nazionale Ceco: come sfondo vennero dipinti diversi palazzi, al primo piano c'era una recinzione con i disegni del gatto, del cane e dell'allodola, con buchi per inserire le loro teste al posto di quelle degli animali. Il 23 settembre del 1943 ebbe luogo la premiere di Brundibár. La produzione fu diretta da Zelenka, con le coreografie di Camilla Rosenbaum, e fu riproposto 55 volte durante l'anno successivo.
Una rappresentazione speciale di Brundibár si tenne nel 1944 per una rappresentanza della Croce Rossa, che andò ad ispezionare le condizioni di vita nel campo; quello che la Croce Rossa non sapeva all'epoca era che la maggior parte di quello che vide durante la visita era mera finzione, e che una delle ragioni per le quali Theresienstadt sembrava così confortevole era che molti dei suoi residenti erano stati deportati ad Auschwitz con lo scopo di ridurre l'affollamento del campo durante la loro visita. Più tardi quell'anno la rappresentazione di Brundibár fu filmata per un film di propaganda Nazista. Le riprese di Brundibár in questo film sono incluse nel documentario "Voices of the Children", vincitore di un Emmy-Award e diretto da Zuzana Justman, una sopravvissuta di Terenzin, che cantò nel coro. Nel film compare anche Ela Weissberger, che interpretava la parte del gatto.
Affrontare un tema delicato come quello che aleggia intorno all’opera Brundibar di Hans Krása comporta inevitabilmente il rischio di scivolare in una drammaticità troppo esplicita e quindi poco adatta al pubblico ed agli interpreti cui il lavoro stesso si rivolge; d’altro canto è per me importante un legame con la Giornata della Memoria e con l’ambiente originario della storia, il campo di concentramento di Terezin.
Si cerca quindi di seguire una linea che, senza mostrare esplicitamente “l’orrore”, lo lasciasse soltanto percepire, sfiorando i margini del contesto in cui l’opera fu rappresentata e del quale è divenuta un simbolo. Tutto viene lasciato cogliere dalla sensibilità individuale di ciascuno spettatore, adulto o bambino, ebre o tedesco.
Per questo la storia è contestualizzata in una cornice che lascia intuire l’atmosfera del campo di concentramento: se ne vedono alcuni elementi e se ne percepisce la sensazione; poi inizia l’opera vera e propria e la buia camerata diviene il luminoso palcoscenico, le vecchie e sporche coperte divengono i negozietti nella piazza del paese e i vuoti vestiti tornano a vivere.
Ela Stein Weissberger, una sopravvissuta dell’olocausto e membro del cast originale di Brundibar racconta: … “Quando noi cantavamo, dimenticavamo la fame, dimenticavamo dove fossimo. Quando eravamo in scena, sul palco, dimenticavamo ogni cosa. E quando, alla fine, cantavamo la canzone della vittoria, immaginavamo di aver sconfitto Hitler. C’era tanto potere, in questa musica…”.
La fantasia dei bambini crea il gioco, rende vero il gelato, il pane e il latte e quando la mattina i piccoli riprendono il lavoro al campo, qualcosa in loro è cambiato.
Termina la rappresentazione e torna il “controllo”, ci si risveglia dal sogno, il sipario si chiude e la storia finisce; ma immediatamente si riapre su di un nuovo giorno, su una realtà che comunque è cambiata perché il vissuto della notte acquista valore reale; sconfiggere nella finzione Brundibar regala una sensazione positiva, qualcosa è mutato nella coscienza.
Brundibar è sì un racconto di fame e desolazione, ma è anche un messaggio di speranza, è la vittoria dell’unione sull’arroganza del potere. Emiliana Paoli

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