2012_10_24 Cantosociale a Lodi con le Voci del PO

Mercoledi  24  ottobre 2012_10_24 ore 21.00
LODI  TEATRO del VIALE
Viale Rimembranze 10
Voci del PO
di e con VITTORIO VACCARO voce recitante, canto, clarinetto…   
con la partecipazione musicale dei CANTOSOCIALE:
Piero Carcano: canto, kazoo.
Gianni Rota: chitarra, flauto
Davide Buratti :contrabbasso
Il Po, grande vena del Nord. Intorno ad esso molti uomini e donne hanno costruito ponti e alzato mura, praticato commerci e messo dazi, amato e odiato allacciato relazioni e vissuto affetti passioni ed emozioni positive , negative. Gente che  ha vissuto e  con il fiume ha Immaginato,Scritto, Cantato…  tutto questo, guidata da quelle acque , veicolo di scambi , viaggi, lavori...Un viaggio emozionale di testi, poesie,canti, canzoni, filastrocche , ninnannanne, tiritere persino ricette della cucina tradizionale lombarda... Le parole scritte da Gadda, Zavattini, Brera, Arpino, Pozzi… insieme ai versi della tradizione popolare ci accompagneranno in un tempo sospeso  tra sogni e disillusioni in quelle terre ancora oggi degne di essere vissute e amate ,quel bacino dove scorre il  grande fiume di nome PO.
«Sarà uno spettacolo tutto dedicato ai suoni, ai colori e ai sapori caratteristici della Bassa Lombarda, fondato al 60% sulla musica dei Cantosociale, che per l’occasione hanno riarrangiato, tagliato e cucito su misura  alcuni canti tramandati oralmente dalle mondine, dai paisan..».
Con una premessa così, fatta dall’autore uno si aspetta il solito pezzo di “teatro-nostalgia”, una rievocazione più o meno coinvolgente di quanto si stava bene una volta a vivere in cascina, le feste sull’aia, la campagna bucolica e compagnia bella …Ma le intenzioni di Vittorio Vaccaro sono altre e le sue Voci del Po non sono affatto l’eco di un paradiso perduto: hanno il timbro vivace del presente. Una bella sorpresa per gli spettatori  delle diverse repliche di questo spettacolo realizzato dalla compagnia Teatro dell’Urlo costruito dall’attore regista lodigiano-siciliano con la collaborazione per la ricerca dei Cantosociale,  setacciando pagine della letteratura moderna e contemporanea, a caccia di quegli autori di area lombarda particolarmente sensibili al fascino del grande fiume.Carlo Emilio Gadda, Peppino Guareschi, Cesare Zavattini, Giuann Brera, Giovanni Arpino  e Ada Negri le penne più autorevoli, poi Antonia Pozzi,Ugo Cornia, Edmondo Berselli  e altre firme meno note, il tutto condito dalla musica dei Cantosociale,  versione trio del gruppo conosciuto per  gli originali  spettacoli  sulla cultura popolare e sulla storia sociale e civile del nostro Paese con un bagaglio di  canzoni, canti popolari, stornelli,  filastrocche ;un recupero a 360 gradi della cultura e della storia orale rivisitata con sentimento , rispetto e venata di feeling Blues-Rock come testimoniano alcune canzoni originali dello spettacolo.
La miscela funziona benissimo. Si piange ,si ride, vien voglia di cantare; musica e recitazione si confondono l’una nell’altra fino ad acquisire una nuova sostanza, come due liquidi di diverso colore colati nello  stesso recipiente: la seriosa ricetta del risotto alla milanese diventa facile da digerire se la si accompagna con una filastrocca cantata in dialetto; ad un canto di questua pasquale invece, tocca l’onore di  introdurre un piatto di quadretti in brodo, serviti al posto dei tortellini sulla tavola delle signorine Nannini. Vaccaro adegua la recitazione al tenore del testo: carezzevole quando interpreta le liriche della poetessa milanese Antonia Pozzi, istrionica quando racconta come nacque sua maestà il gorgonzola, divertita nel leggere di Saponetta e della sua leggendaria evacuazione, tratta da un racconto dello scrittore modenese Ugo Cornia. Nella piccola antologia dedicata al fiume c’è posto anche per Ada Negri e la sua “Nel paese di mia madre”, dai lievi versi della poetessa lodigiana traspare l’immagine di una terra in cui le rogge scorrono «fra alti argini, dritte, e non si sa dove vanno a finire», dove nascono «ponti di nebbia, che il vento solleva da placidi fiumi» e «il tramonto s’insanguina obliquo sui prati». Paesaggi che si incontrano di frequente seguendo il corso del Po - nel Lodigiano, a Cremona, a Mantova, giù fino a Comacchio e al ravennate, ma non mancano nelle parole di Arpino riferimenti anche alle valli piemontesi dove nasce il fiume a all’humus delle campagne  che attraversa dopo aver  bagnato Torino. 
Il viaggio di Vaccaro e Co. non segue un itinerario geograficamente corretto, ma finisce comunque là dove il fiume si getta in mare, tra i fumi delle anguille pescate nelle valli salmastre. Immaginare il loro aroma fa venire l’acquolina persino al cielo invece immaginare cosa può essere stata l’inondazione del Polesine  sentendo le strofe di “Tera e Acqua “ fa venir la pelle d’oca, lo spettacolo si conclude tuttavia con l’immagine serena rievocata da  un “domani è festa non si lavora.. g’ho la murusa d’andà truvà .. “ pensando a quelle VOCI del Po che  la  cantavano  in gruppo  sui margini tornando dal lavoro in bicicletta.

Nessun commento:

Posta un commento