2012_06_06 Ray Bradbury autore di Cronache marziane e Fahrenheit 451 si è spento all'età di 91 anni

Riceviamo questo commento alla notizia dagli amici di PANDEMONIUM Teatro che vogliamo condividere sul nostro Blog.
Cari amici, cari tutti, come avrete saputo

Ray Bradbury è morto.
Per noi è un momento di forte commozione. Tantissimi ricordi, professionali e personali, si affastellano nelle nostre teste e nei nostri cuori in queste ore.
Abbiamo un intero armadio che ospita il rapporto del nostro lavoro con lui e la sua opera. Credo che nella nostra sede saranno frequenti le aperture di quel mobile per rileggere e rivedere testi, foto, appunti, messaggi, registrazioni...
C'è un suo messaggio che L'Eco di Bergamo pubblicò nell'imminenza dell'evento che organizzammo per festeggiare il suo 80° compleanno nel 2000 che inizia con un semplice "Ai miei lettori bergamaschi", pieno di affetto, quasi dolce nella sua disponibilità e apertura. 
E' fra i tanti documenti che custodiamo con cura e che testimonia di una relazione con la nostra città intenso, sincero, nato e cresciuto per "nostro tramite". Peccato non avergli riconosciuto la cittadinanza onoraria o un altro attestato, quando lo proponemmo all'Amministrazione della nostra città nel 2006: un grandissimo della letteratura (e non solo) che nel corso degli anni si "consegnava" così generosamente e disinteressatamente alla nostra comunità!
Dai racconti letti ad alta voce nella prima metà degli anni '80, al primo testo recitato in uno spettacolo (era "Racconti" del 1985) in cui Tiziano Manzini affrontava il nostro interpretando "Fog Horn" -Sirena da nebbia- mentre Albino Bignamini recitava Richard Matheson e Lisa Ferrari se la vedeva con Nathaniel Howthorne (un vero concentrato fantasy!), al progressivo contagio bradburyano di cui Lisa fu principale protagonista è passato tantissimo tempo, tanto lavoro, tanta cura creativa.
E così arrivò nel 1986-87 "La stanza dei leoni" ("The Veldt", diretto da Gigi Dall'Aglio), nel 1988 il bellissimo e faticosissimo "Ray Bradbury Festival" diretto organizzativamente da me e da Elena, che di lì a pochi mesi sarebbe diventata mia moglie, una esperienza irripetibile che unì professione, sentimento, operatività, timore, fiducia...; un festival -nel quale tra l'altro debuttò un affascinante e suggestivo allestimento de "Il Primo Amore" con il trio Bignamini/Ferrari/Manzini a cimentarsi con tre struggenti, divertenti e poetiche bradburyane storie d'amore- di poco preceduto dall'uscita di un volume che Ferruccio Parazzoli allora direttore degli Oscar Mondadori (cui portammo i testi teatrali inediti che Bradbuty aveva scritto a partire da alcuni suoi racconti e ci aveva gentilmente affidato) volle pubblicare, colpito dall'entusiasmo e dalla fiducia con cui -ci disse- lo avevamo contagiato (l'antologia si intitolava "Quel meraviglioso vestito color panna"); sempre nell'88 aprimmo la nuova esperienza artistica e professionale che chiamammo  Pandemonium Teatro, per simpatia e stima nei confronti di Bradbury e della sua Pandemonium Theatre Company fondata a Los Angeles negli anni '60.

Tra il 1994 e il 1999 un piccolo festival estivo, nei Chiostri di San Francesco, quando nemmeno erano riportati negli itinerari turistici di Bergamo Alta: "La Luna & le Stelle", per celebrare l'anniversario dello sbarco dell'uomo sulla Luna. Così, attorno al 20 Luglio, ogni anno per 5 anni, organizzammo conferenze, spettacoli, concerti, proiezioni, letture, osservazioni telescopiche... Tantissima gente, un grande successo. Anche una immensa fatica e grandi sacrifici economici dedicati alla nostra città. 
E lì, arrivò "Ylla" lo spettacolo costruito da Lisa sul primo capitolo di "Cronache Marziane" insieme al primo videocollegamento con Los Angeles (20 luglio 1999 - 30° anniversario sbarco sulla Luna, a condurre l'amico giornalista e scrittore Paolo Aresi, ospiti Luigi Veronelli, Marzio Tremaglia, Maurizio Buscarino) che ci presentò uno smagliante e brillantissimo  Ray. E poi nel luglio 2000, maitre di cerimonia un bravissimo Corrado Augias, "assistito" da Giuseppe Lippi e Robert Sheckley, vedemmo un Bradbury come sempre generoso ma provato dall'ictus che l'aveva colpito pochi mesi prima e che gli impedì di onorare la promessa a cui teneva tanto: venire a Bergamo per festeggiare con noi.

E nel febbraio 2001 nacque la produzione di "Fahrenheit 451" sulla base del testo teatrale che egli stesso scrisse qualche tempo dopo il romanzo. Un giorno di un mese che ora non ricordo, nel 1985 o 1986,  mia sorella Lisa arrivò a casa, poche settimane dopo che avevamo incontrato Bradbury a Parigi per parlare dell'allestimento de "La stanza dei leoni", e trovò un pacco postale, inviato da Los Angeles. 
Con grande sorpresa trovò una risma di fogli, battuti con una vecchia Olivetti meccanica: era il testo teatrale di "Fahrenheit 451", con una lettera dello scrittore che invitava Lisa a farci un pensierino... Lisa lo lasciò lì un bel po' di tempo, non si sentiva pronta, diceva. Sarebbero passati 15 anni prima che si riuscisse a portarlo in scena.

Ricordo, fra le tantissime cose che ora mi assalgono, quando scrisse a Lisa una lettera dopo avere ascoltato un nastro che riproduceva la lettura di Ylla: "non conosco la tua lingua ma sentendo la tua voce capisco che le parole sono mie!". Ricordo quando lo incontrai a Spoleto, durante il Festival dei due mondi, per una conferenza sul rapporto fra immaginazione, scienza e fantascienza, e gli portai i programmi del festival che gli avevamo dedicato a Bergamo, e parlò di Fellini e del suo rapporto con l'Italia... 
Ricordo le periodiche conversazioni al telefono, fortunatamente facilitato dalla frequente assistenza di Rosa che parla un fluente inglese, con lui e ultimamente con la figlia Alexandra... ricordo i teatri in cui incontrammo tanto pubblico, studenti, adolescenti, che scoprivano la bellissima (e profetica!) storia di Fahrenheit... ricordo il Festival Filosofia di Modena, che diede fiducia a questo spettacolo alcuni anni fa per l'edizione dedicata al tema del "Sapere"... ricordo l'apporto e il sostegno di tanti, anche nell'Istituzione Pubblica, che in quegli anni ormai lontani ma non dimenticati, vollero difendere la cultura e l'arte anche "passando" dall'opera di Ray Bradbury di cui ci facevamo, in qualche misura, "portatori sani"...
Ma è meglio che mi fermi, scriverei pagine e pagine e pagine se dovessi lasciare correre le dita sulla tastiera.

Ci sarà il tempo per sostare, pensare e riassaporare.
Chiudeva sempre le lettere che ci mandava con un "God bless you!"
Che Dio ti benedica, Ray. Sei stato un vero dono del Cielo per tutti.
Grazie per quanto farete per ricordare al meglio il nostro Ray.

Commento di Mario Ferrari
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