2012_04_22 Torna in scena lo spettacolo della Ass.Ohibò

Domenica 22 aprile 2012_04_22
L’OMBELICO DI ALVISE
di Claudia Porta 
regia di Luca Ligato
con Alessia Bedini e Stefano Pirovano
scenografia Giovanna Angeli
costumi Carla Goddi
musiche originali Alberto Campi
organizzazione Monica De Giuli
  
ORARIO SPETTACOLO
ore 21.00
INGRESSO 5,00€ + TESSERA ASSOCIATIVA
ASSOCIAZIONE CULTURALE OHIBO’
Via Brembo 3 - 20139 Milano
Zona Brenta, MM Brenta
INFO E PRENOTAZIONI
Tel. 02 39468399 Cell. 349 2839412
Per informazioni stampa: Monica De Giuli monica.degiuli81@gmail.com

L'OMBELICO DI ALVISE
Siamo solo buchi neri dentro buchi neri
Dopo aver fatto tanto parlare di sé sul web, e dopo i successi riscossi nelle repliche dei mesi scorsi, L’Ombelico di Alvise, prima regia di Luca Ligato, torna in scena all’ARCI Ohibò Kasba di Milano domenica 22 aprile 2012.
Uno spettacolo tratto dal racconto omonimo di Claudia Porta, totalmente autoprodotto e che dimostra non solo il grande sforzo fatto, ma anche la grande complicità che lega questo gruppo di giovani promesse unite per il solo desiderio di fare Teatro e di raccontare qualcosa di sincero e puro.
“Siamo solo buchi neri dentro buchi neri”... così recita il testo che racconta la storia di un vero amore e di un ombelico, pronto ad accogliere tutto quello che di meraviglioso c'è nella vita. Una pièce soave e malinconica di due individui in cerca della loro dimensione, del loro posto nel mondo che non può essere che l’uno dentro l'altro.
Ma chi sono Alvise e Gala? Due mondi imprescindibili eppure tanto diversi: lui, dolce, sensibile eppure tanto timido, lei, sola, disperata, con un'incredibile voglia di sentirsi desiderata. Se si pronuncia il loro nome in un unico fiato, AlviseeGala, è come una formula magica pronta a donare alle loro vite un senso assoluto e indescrivibile, una chiave per universi sconosciuti, come quello che si nasconde dentro l'ombelico di Alvise. Un ombelico qualunque se non fosse che Gala, riesce ad inserire, al suo interno, qualsiasi tipo di oggetto...
Lo spettacolo si snoda in non luoghi attraverso una resa scenica completamente caratterizzata dalla bidimensionalità. E così come non esiste una collocazione spaziale, allo stesso modo viene accentuata la totale mancanza di oggetti, seppur nello spettacolo essi siano praticamente i co-protagonisti dei due attori, per spingere lo spettatore ad immaginare piuttosto che a guardare, ad intuire piuttosto che ad assistere inerti.
Un finale a sorpresa che porterà a quella che sarà una vera e propria svolta nella vita dei due ragazzi, per sfuggire alla convenzionalità della vita quotidiana e per non sottomettersi ad una realtà a cui non sentono più di appartenere. Perché cos’è in fondo la realtà? Un insieme di regole e precetti che servono soltanto a reprimere le nostre pulsioni, a stringere i sentimenti in una morsa troppo stretta per dar spazio all’abbandono dei sensi. Una realtà di cui Alvise e Gala si accorgono di non voler far parte.

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