2012_04_20 Caravaggio in un balletto di Matteo Levaggi al Coccia di Novara

Venerdì 20 aprile 2012_04_20 ore 21.00
Caravaggio
Un balletto di MATTEO LEVAGGI
BALLETTO TEATRO DI TORINO 
Musica originale
GIOVANNI SOLLIMA
(Edizione Casa Musicale Sonzogno – Milano)

Regia e Coreografia Matteo Levaggi
Scenico e Costumi Roger Salas
Disegno luci Enzo Galia
Sopranista - Massimo Castagno
Assistente alla coreografia Claudio Schellino
Ripresa del balletto a cura di Cristina Golin
Produzione
Balletto Teatro di Torino, Festival TorinoDanza,
Festival Internazionale di Balletto di Genova Nervi
Prima esecuzione assoluta Genova, Teatro Gustavo Modena, 20 luglio

MATTEO LEVAGGI
BALLETTO TEATRO DI TORINO
Fondazione Teatro Coccia
Via f.lli Rosselli, 47 - 28100 Novara (NO)
Tel.+39.0321.233200 - Fax +39.0321.233250

PRESENTAZIONE
Astratto da propositi narrativi, il balletto porta in scena del grande artista, le luci e le ombre di una straordinaria visione carnale e plastica, violenta e poetica. Giochi di luce e di corpi, di forme libere di costruirsi nella musica come nello spazio.
"…Otto danzatori, guizzano arditamente nel fiume musicale, in soli, duetti e insiemi, intenti a dispiegare eleganti tracciati di pura danza, disegnata con mano sicura, intensa e seducente come le tele carnali, muscolari, sensuali di Michelangelo Merisi, a tutti meglio noto come il Caravaggio…" –
Elisa Guzzo Vaccarino – Ballett2000 settembre 2004
Il balletto nasce nel 2004 per il Festival Internazionale di Balletto di Genova Nervi, sulle nervose note che Giovanni Sollima, ha composto in una partitura originale per violoncello ed elettronica.
L'oscuro impianto scenico di Roger Salas lascia filtrare la luce, che si staglia sui danzatori vestiti da costumi color sabbia. Tra i numerosi riferimenti al Barocco, spicca la presenza in scena di un sopranista, ad evocare quella spensierata giovinezza, fresca, sensuale, ma allo stesso tempo ambigua e tormentata, come poteva essere la personalità di Caravaggio.
Matteo Levaggi definì questa creazione il suo lavoro sulla seduzione, ed è proprio in questa direzione che si sviluppa la coreografia, con il suo intercedere bruciante e avvolgente. Lo spettatore non è portato a conoscere la storia del Caravaggio, ma a vivere un'esperienza di pura energia in cui vengono lanciati i danzatori, in continuo gioco-sfida che crea tra loro quell'energia travolgente e quella forza che caratterizzano l'opera del grande pittore.

"L'emozione che provo di fronte a un'opera del Caravaggio è data dal senso di movimento in ogni dettaglio. Il tema del movimento si sfaccetta: serialità e individualità, fascino e indifferenza, seduzione e solitudine; la bellezza si riferisce solo a se stessa e la giovinezza è un sogno. Vedo tutto ciò, che fa parte del mondo del Caravaggio, come parte e ispirazione della forma stessa". -   Matteo Levaggi

CARAVAGGIO – note degli autori
Riprendendo questo balletto a sette anni dalla sua creazione (e avendo poi seguito strade completamente differenti nel mio percorso), sorrido nel pensare a tutto ciò che credevo allora potesse essermi di ispirazione nell'affrontare questo grande artista (che forse, proprio per la sua grandezza non andrebbe nemmeno affrontato con un balletto!). L'ho fatto, a mio modo naturalmente. Oggi ho capito che, partendo proprio dall'opera del Caravaggio, dal suo vissuto, il balletto ci porta in un mondo che è quello che credo abbia segnato la vita di questo grande artista: la seduzione. La sua opera, la sua vita, i segreti, i misteri, tutto del Caravaggio seduce, ancora oggi, per questo credo che anche le danze, con la musica di Giovanni e poi le luci e la scena, concorrano a creare un gioco agrodolce, come poteva essere il gioco della vita del Caravaggio che ho immaginato qui nella strada, tra ragazzi, giovani, folli, geniali.
Così, all'interno di una "scatola nera", sotto luci monocrome, coperti da costumi "pittorici", si svolgono gli incontri tra i ragazzi-danzatori, focalizzando il legame tra forma e percezione, tra tempo e spazio, tra osservatore e partecipante. - Matteo Levaggi

Già da bambino, e già coinvolto in "cose" musicali, stavo per ore a fissare quegli strani spartiti riprodotti con estrema precisione da Caravaggio in alcuni dei suoi dipinti, cercando di leggerne le note, di cantarmele dentro. Compositori fiamminghi, mi diceva qualcuno. Pensavo che Caravaggio oltre ad essere il primo grande direttore della fotografia, avesse provveduto anche alla "sonorizzazione", alla colonna sonora delle sue opere.
Questa mia curiosità infantile, peraltro mai del tutto soddisfatta, si ripresenta puntualmente in tempi recenti, quando Matteo Levaggi mi propone – e la cosa mi attrae e mi emoziona - di lavorare a un balletto, appunto, su Caravaggio. Anzi, quei severi ed essenziali frammenti musicali, diventano una sorta di primo indizio. E così colgo l'occasione per risolvere la questione in sospeso dalla mia infanzia, tormentando i miei amici esperti di iconografia musicale. E non importa se la musica che scrivo per il "Caravaggio" abbia poche – se non nulle – relazioni con tutto ciò.
Con Matteo credo di "sentire" e "vedere" una linea comune, antinarrativa e antidescrittiva. E' la luce – intesa come linguaggio vero e proprio – a suggerirmi un diagramma espressivo sul quale disporre le note. E' lo stesso personaggio - con la sua storia personale, contorta e complessa - a guidarmi su clima generale, tensioni, ritmo, forma, ecc. Tutto destinato a un violoncello. Anzi, proprio il violoncello, con le sue perversioni, si pone per me (succede soprattutto quando scrivo per la danza) come vero strumento di composizione. Nulla è scritto al tavolino, tutto passa attraverso il test di un corpo, di una fisicità estrema e diretta. - Giovanni Sollima

Dopo le mie due prime collaborazioni con Matteo Levaggi e confidando nel suo talento nella creazione di nuovi lavori coreografici, da tempo abbiamo cominciato a parlare di "Caravaggio". Sono passati tre anni proficui di scambio d'idee, di ricerca e già di buoni risultati, che ci hanno posto costantemente nella prospettiva di approfondire un artista che, pur così famoso, celebrato fra i maggiori della storia dell'arte, era anche in un certo senso ancora uno sconosciuto. La sua intensità, la sua modernità lacerante, il suo fuoco sensuale, la sua abilità compositiva, non segnano infatti i confini dell'uomo che vi sta dietro, della sua leggenda "maledetta": una vicenda che si concluse con la morte, abbandonato e malato, forse avvelenato. Nel "David con la testa di Golia" (oggi alla Galleria Borghese è considerato il suo ultimo lavoro) il Caravaggio ritrasse ancora una volta se stesso in Golia: una forma spietata di espiazione, un ironico messaggio cifrato. C'è chi ha visto un tratto di commiserazione nell'espressione del giovane David, altri odio e perfino repulsione. Il Caravaggio ha ispirato simultaneamente tutte quelle sensazioni. Dice la leggenda che qualcosa di improvviso lo fece cadere a terra, davanti al mare, e che tra le convulsioni si trascinò fino al vicino monte Argentario per spirare. Solo. Fuggendo da se stesso.
Gli esperti dicono che è sepolto nel cimitero di San Sebastiano a Porto Ercole (una roccaforte degli spagnoli, anticamera di Roma) che non esiste più e che oggi è un parcheggio di automobili. Ombre. Stesse ombre sull'altra leggenda: che fosse una spia di parte francese, assassinato da un complotto spagnolo e papale per farlo tacere una volta per tutte. Così, fuggiva e dipingeva quadri geniali e dolorosi, oscuri e carnali. il Caravaggio evoca con crudezza la più scarna delle avventure umane: l'istinto di vivere e il rischio di esalare la vita ad ogni respiro. Tutto questo mi entusiasma, mi ispira, mi sprofonda in una dimensione piena di dubbi e con poche luci, radenti e tanto irreali quanto poetiche, belle quanto inquietanti. Un lavoro coreografico sul Caravaggio. Che supporto di danza avrà o sarà possibile? Tutto e niente, è ciò che consente il potere dell'arte, ciò che essa lascia, le tracce (come la coda di una cometa), dove c'è ghiaccio e fuoco, sostanze rare che si allontanano dal loro stesso splendore. - Roger Salas


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