2011_03_17 Pamela Villoresi sarà Medea

Giovedì 17 marzo 2011_03_17ore 21
Teatro Lirico Magenta
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MEDEA, DONNA DI IERI E DI OGGI
Medea, uno dei personaggi più estremi della tragedia classica per forza drammatica, complessità ed espressività, è la protagonista dello spettacolo in programma al Lirico di Magenta giovedì 17 marzo alle 21. E a vestire i suoi panni è un’intensa Pamela Villoresi, tornata a questo personaggio nella traduzione e adattamento di Michele Di Martino e Maurizio Panici, che è anche regista dello spettacolo.
Sul palco, accanto a questa Medea in abito da sera rosso fuoco e capelli corti – una vera donna del nostro tempo – ci sono lo stesso Maurizio Panici e David Sebasti, Renato Campese, Silvia Budri, Andrea Bacci.
Composta da Euripide come parte di una tetralogia tragica andata perduta, Medea venne messa in scena nel 431 a.C. La scena si svolge a Corinto, a sud della Grecia, dove Medea, nata nella lontana Colchide, ai confini con la Turchia e l'Armenia, suo marito Giasone ed i loro due figli vivono tranquillamente. La donna ha aiutato il marito nell'impresa del furto del vello d'oro. Un giorno, però, Creonte, re della città, vuole dare sua figlia Glauce in sposa a Giasone, dandogli così la possibilità di succedergli al trono. Giasone accetta, abbandonando la moglie Medea che medita e mette in atto una tremenda vendetta: dapprima uccide Glauce donandole un mantello avvelenato, poi, per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli avuti con lui, condannandolo all'infelicità perpetua.
La tragedia di Medea si presta a svariate interpretazioni ma quello che emerge in modo dirompente è l’affermazione della dignità della donna, della sua drammatica e violenta passione, del suo essere allo stesso tempo forte, perchè padrona della propria vita e indomita di fronte agli altri, debole perché le sue azioni la rendono sola, avendo distrutto tutto famiglia e passato. Medea è anche vittima della "paura dell'estraneo", straniera in terra straniera viene vista come un pericolo e, per vendetta, alla fine lo diventa.
Ha scritto il regista Maurizio Panici: “Medea ci riporta a partire dai tragici greci alle donne di oggi. Sono infatti le donne a mettere in discussione la vecchia cultura facendosi portatrici di un nuovo pensiero. Ed è proprio attraverso Medea (figura totalmente inedita e significativa) che Euripide pone all’interno delle rappresentazioni tragiche un elemento di assoluta modernità. Medea, infatti, è la prima donna a mettere in discussione i rapporti tra uomo e donna, evidenziando una situazione di forza, contestando l’esistente, aprendo un contenzioso e lasciando intravedere nuove possibilità. Medea è per questo uno dei più estremi e affascinanti personaggi della tragedia classica e moderna in quanto, prima fra tutte, non agisce spinta da un impulso erotico o sentimentale ma per rispondere ad una ingiustizia. Le modalità del suo atto trascendendo ogni consuetudine. In Medea l’azione tragica coincide con la sua stessa rovina poichè, mentre punisce il padre dei suoi figli, colpisce con uguale violenza se stessa: pur riconoscendo l’impatto del suo agire lo persegue con determinazione e lucida consapevolezza. Il conflitto per la prima volta in una tragedia non è fuori, ma dentro il personaggio, come risulta dal ruolo decisivo dei monologhi nello sviluppo della struttura drammaturgica”.

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