2010_11_23 Edipo di Mendelssohn riscoperto a Torino dalla Stefano Tempia

Voci di stagione 2010-2011
Concerto d'inaugurazione
Martedì 23 novembre 2010
Conservatorio di Torino ore 21
TRA EDIPO E VALPURGA
In programma di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847)
Oedipus in Kolonos,
melologo su testo di Sofocle per basso, doppio coro maschile e orchestra op. 93
Die erste Walpurgisnacht,
cantata per soli, coro misto e orchestra dall'omonima ballata di Goethe op. 60
Traduzione del testo di Johann Jacob Donner a cura di Guido Maria Guida
Coro e Orchestra dell'Accademia Stefano Tempia
Schola Cantorum San Gregorio Magno di Trecate
Coro Polifonico di Lanzo
Guido Maria Guida direttore
Michele Frezza, Mauro Trombetta, Arcandelo Popolani, maestri dei cori
Julia Kunyavskaya, mezzosoprano
Filippo Pina Castiglioni, Fabrizio Nasali, tenori
Federico Longhi, baritono
Vladimir Jurlin, basso
Massimo Pezzutti, regia
Artisti di prosa
Mauro Avogadro, Edipo
Francesca Bracchino, Antigone
Elisa Galvagno, Ismene
Fabio Marchisio, Corifeo
Lorenzo Iacona, Teseo
Paola Giangrasso, Creonte
 
Jean Paul Carradori light design
Durante l'intervallo, nei foyer del Conservatorio, si terrà un brindisi con i vini di Bruno Ceretto e il cioccolato di Guido Gobino.
Servizio offerto da Daturi & Motta.
Note tratte dal programma di sala:
Per la scena e per l'immaginazione
La musica corale dell'Ottocento ha in Felix Mendelssohn- Bartholdy non solo un autorevole rappresentante, ma il creatore di uno stile nutrito dei modelli antichi, Bach in testa, e improntato a sensibilità romantica nelle scelte melodiche e timbriche. Musicista completo, e più in generale uomo colto e d'animo nobile, Mendelssohn praticò sia la composizione strumentale sia quella vocale, e all'interno di quella vocale spaziò tra diversi generi del repertorio per coro, sacro e profano. Da un lato stanno oratori poderosi come Paulus ed Elias, contornati da salmi di notevole fattura, dall'altro opere originali come la cantata Die erste Walpurgisnacht o le musiche di scena per famosi drammi. Queste ultime nacquero su specifica commissione del re di Prussia Federico Guglielmo IV , del quale Mendelssohn era maestro di cappella non senza fatica, poiché il dover fornire nuove composizioni s'intrecciava a molte altre attività, non solo legate a questo incarico. Il sovrano aveva una passione per la tragedia greca, e così vennero messi in scena a corte alcuni capolavori come Edipo a Colono di Sofocle, rappresentato in versione tedesca e con le musiche di Mendelssohn nel 1845. Questi suppliva in tal maniera alla scarsa fortuna avuta nel teatro in musica, ma su un piano differente: l'arte dei suoni si configurava quale ampliamento della parola recitata e riassunto in termini non verbali degli accadimenti interiori, come già felicemente praticato con il Sogno di Shakespeare. Edipo a Colono è tuttavia dissimile, già per via dell'impianto drammaturgico, poiché anche l'ultimo Sofocle rispetta la funzione di personaggio e di commento affidata al coro, nella scansione di strofe e antistrofe. Mendelssohn segue fedelmente questa struttura, innervandovi i numeri destinati a un doppio coro battente, e lo stile compositivo risulta mosso perché lo stesso coro è anche piegato alla declamazione in stile di recitativo musicale, in un contesto dove la musica sottolinea e potenzia il dramma parlato con i requisiti tecnici del melologo, ovvero della recitazione in prosa sovrapposta o alternata alla musica. In questo senso l'Edipo a Colono di Mendelssohn, benché frammentario all'aspetto, è un lavoro di forte unità drammatica di parola e suono, che segue la vicenda di Edipo cieco accompagnato a Colono dalla figlia Antigone, osteggiato dal popolo ma poi lì accolto dal re Teseo, fino al momento del trapasso. A tre anni prima, il 1842, risale la versione definitiva della Prima notte di Valpurga, intonazione della ballata che Goethe scrisse nel 1799 ispirandosi a una leggenda germanica, secondo la quale fra il 30 aprile e il 1° maggio, nella notte di Santa Valpurga, si compivano antichi riti pagani sul monte Brocken, in Sassonia, popolarmente noto come vetta abitata da spiriti e divinità. Il poeta volle ricrearvi una celebrazione druidica all'epoca dell'avvento del cristianesimo in quelle terre: il senso era opporre antiche usanze alla nuova religione, in chiave simbolica come resistenza del vecchio di fronte al nuovo. Goethe aveva creato un tipo di ballata drammatica concepita per l'intonazione musicale, in quanto organizzata come scena nella quale si avvicendano personaggi singoli e massa corale. Essa divenne un ulteriore capolavoro nell'intonazione di Mendelssohn, perché quel mondo di stregonerie poteva trovar suono unicamente attraverso una musica al tempo stesso classica e romantica. Egli articola la ballata in nove numeri preceduti dall'ouverture, unendoli senza soluzione di continuità e creando in tal modo la forma della ballata corale romantica con orchestra: d'altronde nel tono romantico e notturno della ballata introduce l'ouverture, descrivendo la tempesta sul Brocken che si stempera poi nell'arrivo della primavera. Cantando questa, un druida invita a recarsi in vetta per celebrare l'adorazione, ma una donna mette in guardia circa le repressioni dei cristiani. Tuttavia un arioso del Gran Sacerdote richiama al compimento del rito invitando a raccogliere legna per il sacro fuoco, mentre poi i cristiani vengono messi in fuga con la simulazione di una notte di sabba. Il rito da compiersi riporta l'ordine nella forma di un armonioso corale; in seguito la celebrazione della luce, nella quale culmina la ballata goethiana, diviene con Mendelssohn un inno solenne: esibito l'arsenale del compositore romantico, qui egli tutto riassorbe in un'esattezza classica. [Giangiorgio Satragni]
 
Info artisti:

1 commento:

  1. Stupenda interpretazione della Corale S. Gregorio Magno diTrecate in sinergia con altri due Cori!!!!...BRAVI E COLTI!!!

    RispondiElimina