2009_11_10 Brahms in San Pietro a Pavia

Teatro Fraschini - Pavia
Stagione 2009-2010
Martedì 10 novembre alle ore 21.
Ciclo dedicato a Brahms in San Pietro in Ciel d'Oro
Johannes Brahms
Quintetto per archi in Fa maggiore op. 88
Quintetto per archi in Sol maggiore op. 111.
Musicisti solisti:
Marco Rogliano, Pierantonio Cazzulani, violini, 
Danilo Rossi, Filippo Milani, viole,
Enrico Dindo violoncello.
 
Biglietteria del Teatro Fraschini, da lunedì a sabato, orari: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19. Biglietti: intero 16,00 euro/ ridotto giovani 10,00 euro
La biglietteria apre anche un'ora prima di ogni spettacolo
Informazioni tel. 0382/371214
FONDAZIONE TEATRO FRASCHINI
www.isolistidipavia.com
www.enricodindo.com
 
 

Johannes Brahms cameristico
È soprattutto nell'ambito del settore cameristico che Johannes Brahms nella fase matura della sua vita rivelerà una vena creativa fluentissima e una capacità di concentrazione senza precedenti.
 
Quintetto per archi in Fa maggiore op. 88
Rappresenta per più d'un motivo un'eccezione all'interno del catalogo brahmsiano: innanzitutto il compositore stesso lo amava molto ed era convinto di «non avere mai ascoltato una sua composizione che fosse così bella», in secondo luogo costituisce una prova di concisione e di semplicità, da ultimo possiede una carica e una vitalità inconsuete (Billroth scrisse: «ogni movimento risale alla primavera e, in verità, tutto il lavoro è contagiato dall'allegria primaverile. Può essere paragonato al sestetto in sib: armonia splendida, gioia e tutta la bellezza d'un Raffaello!»). Anche negli anni successivi Brahms continuerà a riservare alla composizione un affetto speciale.
 
Ciascuno dei movimenti porta la dicitura «Im Frühling [Primavera] 1882» e se l'opera viene denominata Frühlingsquintett è certamente per l'impressione di freschezza primaverile che sprigiona il primo movimento, Allegro non troppo ma con brio, fondato su molto materiale tematico la cui invenzione è autentica "fioritura" e il cui impiego avviene con flessibilità e naturalezza tali da nascondere completamente l'elaborazione e far immaginare improvvisazione. Il Grave ed appassionato seguente si compone di cinque sezioni (tre episodi lenti tra i quali si inseriscono due intermezzi animati), che palesano un procedimento adottato altre volte da Brahms per condensare due movimenti in uno: il tempo lento e lo scherzo. Nonostante la diversità e il frazionamento del materiale, il pezzo risulta unitario e conferma l'idea di libertà, duttilità e estro fissate dall'Allegro iniziale. Altro clima nel finale - Allegro energico – trattato in stile fugato che, ad un primo ascolto, sembrerebbe spezzare l'aura di semplicità. Benché concepito sulla base di procedimenti convenzionali, non è meno estroso e spontaneo dei precedenti.
 
Quintetto per archi in sol maggiore op. 111, conosciuto anche con l'appellativo di Prater quintett
Sempre durante un soggiorno estivo a Ischl, l'amata città termale, nell'estate del 1890 Brahms compone il Quintetto per archi in sol maggiore op. 111, conosciuto anche con l'appellativo di Prater quintett, con l'idea precisa di creare un compagno all'op. 88. Convinto che sia la sua ultima opera, il musicista vi esalta la melodia. Malgrado ciò il brano sorprende e disorienta gli amici che lo trovano difficile da capire e da eseguire, complesso nella scrittura e nella forma. Soltanto il fidato Hanslick, dopo la prima esecuzione assoluta a Vienna da parte del Quartetto Rosé nel novembre dello stesso anno, riesce a darne una lettura oggettiva rilevandovi la generosa e splendida solidità della fattura, la potenza e l'ammirevole concisione della forma, i sentimenti semplici nell'espressione forte e vigorosa, un'intensa vita emotiva. Rimarca inoltre come la purezza dell'ideazione e dell'architettura inducano a ricordare il terzo stile di Beethoven, sebbene il clima generale sia diverso. L'originalità della composizione, oltre che in alcuni dettagli strutturali, risiede anche nel trattamento singolare riservato agli strumenti; basti pensare al rilievo solistico assegnato alla prima viola, nonché all'attacco del violoncello all'inizio del primo movimento. Il primo tempo, Allegro non troppo, ma con brio, presenta la struttura di base della forma-sonata utilizzata però liberamente con l'impiego costante di un procedimento antico caro a Mozart: gli sviluppi costruiti su temi nuovi. Il secondo movimento - Adagio – estremamente semplice nella forma e di profonda bellezza espressiva è una specie di canto malinconico di colore slavo che si presenta come un tema seguito da quattro variazioni. Un poco allegretto appare come un intermezzo in forma di scherzo ancora dominato dal medesimo carattere popolare. Il finale - Vivace ma non troppo presto – accentua nuovamente il clima ungherese con un tono sorridente, felice, ricco d'invenzione e un tocco di originalità evidente nel modo di trattare la forma sonata: dei due temi principali e delle tre idee secondarie solo il primo tema è sottoposto allo sviluppo, che appare quindi una grande rapsodia. [Note a cura di Mariateresa Dellaborra]

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